sabato 7 giugno 2008

Ossessivo-compulsivo #2

Ecco come mi vedo tra vent'anni.
Non scherzo, stamattina sono entrato in contatto con il mio lato oscuro e ne ho avuto paura.
Mi sono recato alle Poste per pagare la bolletta dell'acqua. Mattinata calda con il sole che si nascondeva spesso dietro grandi nubi. Era circa mezzogiorno; confidavo fosse un buon orario, pensavo fossero tutti a casa a prepararsi il pranzo. Sbagliavo, poiché la coda usciva dall'ufficio postale.
Io odio le code, e di questo ne sono conscio da tanto. Ma non odio le code in quanto tali, odio le persone che non sanno stare in coda... e c'è sempre qualcuno che non capisce la "logica della coda". Eppure non mi sembra un concetto tanto articolato: ci si posiziona alle spalle dell'ultimo della coda e s'avanza passin passetto mantendendosi alle spalle del suddetto, possibilmente senza pestargli i talloni. Ma non è un concetto che tutti comprendono.
Perciò, essendo che era sabato ed essendo che era una giornata gradevole, sono andato alla vicina piazzetta e mi sono seduto su una panchina, pazientando mentre la fila scemasse.
Ho lasciato passare sì e no un quarto d'ora, poca cosa (indizio che tanto tranquillo e sereno non m'ero svegliato già di mio). Ed infatti la coda s'era accorciata quel tanto che bastava perché tuttistessero all'interno dell'ufficio, tra l'altro fresco e ben aerato, perciò vivibilissimo. E tutto procedeva tranquillamente: gli sbuffi degli uomini, gli scossoni di capo e le scrollatine di spalle delle signore. Finché l'impiegata dello sportello "lettere e pacchi" non ha smaltito la propria coda e ha cominciato bene a chiedere di avvicinarsi a chi aveva da pagare bollette e bollettini, come il sottoscritto.
Appurato che le prime due donne della fila dovevano per forza accedere allo sportello Bancoposta, il terzo s'è fatto sotto. Io era il quarto, con il mio bel bollettino di pagamento in mano. Alle mie spalle s'è materializzato un vecchio signore, piccolo e curvo, anche lui con la sua brava bolletta.
"Presto, vada a quello sportello, ora chiamano a quello sportello!"
"Sì, appena si libera mi faccio avanti, tranquillo"
"Per i bollettini adesso chiamano a quello sportello! Si metta dietro a quel signore!"
"Con calma... C'è un'unica fila, al primo sportello che si libera, se le due signore qui davanti..."
"I bollettini chiamano a quello sportello adesso... Le dico solo che deve andare a quello sportello..."
Sono andato fuori di testa, lo stomaco preso in una morsa. Non riuscivo a replicare, a connettere una frase. Mi mordevo le labbra per non cominciare ad insultarlo, mi prudevano le mani. Mi figuravo mentre lo prendevo per il colletto e gli urlavo in faccia "Vecchio rimbambito! Non stiamo mica a Buckingham Palace, se l'impiegata chiama, impiego mezzo secondo ad avvicinarmi! Imbecille d'un imbecille di pensionato, non hai un beneamato da fare tutta la settimana e vieni in Posta il sabato??? Apposta per far sclerare chi il sabato vuole solo starsene tranquillo??? Ti rendi conto, vecchio stupido, che è solo una semplicissima coda e che non c'è bisogno alcuno che tu mi dica dove devo mettermi e a chi devo pestare i calli?!?"
Meno male che l'impiegata d'un secondo sportello ha chiamato e tutto s'è troncato.
Son tornato verso casa che sembravo la sensitiva di Ghost che blatera per la strada contro il fantasma che nessun altro può vedere. Ero fuori di me (o, come diceva la mitica prof Sbrocca "sono fuori dai peli!").
E non tanto per il pensiero del vecchio fastidioso, quanto per il modo in cui il mio corpo e la mia mente avevano reagito: quel malessere fisico che m'aveva invaso le viscere, quella reazione violenta che avevo arginato a stento...
Ho realizzato di essermi molto incattivito.

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