giovedì 29 aprile 2010

Due cuori e due capanne... su due isole diverse

Certe volte mi alletta il sogno di intrattenere una relazione a distanza. 
Il pensiero di qualcuno che mi accompagna per tutto il giorno, lo scambio di messaggi sms o e-mail, le più o meno lunghe telefonate serali, lo stare insieme il weekend, anche fosse un weekend al mese; al contempo, la libertà di trascorrere il resto del tempo libero per conto mio, a leggere, scrivere, dormire, farmi i cazzacci miei.
Mi rendo conto che sarebbe un film già visto, ma a pensarci bene il periodo più sereno dellla mia vita in relazione era forse proprio quello in cui tra me ed un lui correvano 800 chilometri. Quando ne correvano appena una quindicina, subentrava troppo spesso il senso di colpa di non trascorrere tutto il tempo possibile assieme; quando si viveva sotto lo stesso tetto ed ogni cosa doveva essere fatta in due e per due… beh, siamo durati tre mesi, più due anni d’inferno domestico.
Forse non sono fatto per le relazioni ordinarie e quotidiane; la routine mi spaventa, soprattutto allorquando deve collimare con la routine di qualcun altro.

mercoledì 28 aprile 2010

Riflessione sopra un letto sfatto

Nonostante qualche bocconcino di sapida cattiveria, nelle ultime settimane sto perlopiù assaporando un vago sentore d’inutilità: quel retrogusto amaro che resta in bocca quando ci si accorge di dedicare tempo ed energie a qualcosa che s’è obbligati a fare ma che non interessa davvero poi tanto; la voglia, lo stuzzico di essere in qualche altro posto, a fare qualcos’altro con qualcun altro. In poche parole, mi sto trasformando in una casalinga insoddisfatta, senza nemmeno avere la contropartita di un marito pantofolaio ma bravo a letto.

martedì 27 aprile 2010

Tre allegri porcellini cattivi

Confesso di non essere mai stato oggetto di un feroce dileggio, nemmeno da adolescente, quando è più facile cadere in certe trappole. Forse perché semplicemente non attiravo l'attenzione, o perché sapevo gestire i miei limiti senza mai pretendere di varcarli.
Lo dico francamente: avevo tutta l'aria del classico secchione, pur dedicando ai libri il minimo tempo indispensabile, perché avevo la fortuna di apprendere velocemente (non come adesso che dalla sera alla mattina dimentico nomi, luoghi ed orari...); sui banchi di scuola perciò me la cavavo "egregiamente" -mi fu detto- e, durante i compiti in classe, riuscivo ad essere spudorato abbastanza da passare le soluzioni a chiunque non si facesse beccare a chiedermele: in tal modo, anche i compagnucci più stronzi e smaliziati avevano tutti i vantaggi ad avermi loro amico.
C'è da dire che non ho nemmeno mai avuto una naturale propensione a scheccare a dritta e manca e che, almeno fino all'ultimo anno di liceo, nessun compagno di studi né insegnante ha turbato i miei sonni tanto da indurmi a svelare quel certo tallone d'Achille, per cui, gli unici motivi perché qualcuno potesse sentirsi in diritto di sfottere erano il mio sovrappeso e l'imbranataggine in palestra... ma all'epoca non frequentavo certo modelli anoressici né atleti di chiara fama, per cui nemmeno in quello mi distinguevo dalla massa.
Quelle rare volte in cui il dileggio cominciava a farsi frequente (ma questo avveniva forse ancor prima, alle scuole elementari), accadeva poi che la mia pazienza e la mansuetudine saturassero in breve tempo, facendomi esplodere in raffiche di schiaffi e scene di pianto tali che il crudele di turno trovava più divertente spostare le proprie attenzioni su qualcun altro.
In sostanza, non so esattamente cosa si provi ad essere oggetto di scherno: se lo sono stato, il tutto è avvenuto a mia insaputa (tranne che da parte di una tal persona che però non ha mai saputo che io sapessi... e non è il momento questo di rivangare ancora).
Su questo riflettevo, tornando bellamente a casa dal lavoro, stasera, mentre ripensavo alla giornata trascorsa in ufficio. In effetti, lo ammetto, quella di oggi è stata una giornata particolarmente poco proficua dal punto di vista professionale, ma satura di avvenimenti che, per via di retroscena e dettagli, non si potrebbero riassumere nemmeno in due pagine di blog. Poiché, afflitti d'un sol colpo da sottoccupazione e da svogliatezza, io, Camelia ed ItalianColin (i miei due più fidati collaboratori) abbiamo trascorso otto ore fitte fitte in scambi d'e-mail velenose, sguardi complici e ghigni satanici, non lesinando dileggio e prese per il didietro a nessuno che ci si paresse davanti. Abbiamo sciorinato inter nos la cattiveria in tutte le sue declinazioni, dalle battute pungenti all'insulto più sfacciato, come mai eravamo riusciti a fare, come se gli ultimi mesi trascorsi a bere il caffé, fumare insieme, parlare, confidarci e scambiare opinioni non fossero stati che un mirato allenamento per l'esibizione olimpionica di oggi.
Ripeto: sarebbe inutile entrare nel dettaglio, perché troppi sono i retroscena o i pettegolezzi aziendali cui abbiamo attinto nella nostra feroce dissacrazione. Quel che conta è che si comprenda che, almeno da parte mia, in dieci anni di quotidiana frequentazione, non avevo mai condiviso con quei due farabutti una quantità tale di veleno com'è avvenuto oggi, in un solo giorno.
Non ne vado fiero, sia chiaro. Tanto che, prima di salutarci, l'ho detto sottovoce: "Ragazzi, detto per inciso: oggi siamo stati proprio delle piccole merde...". "Alcuni di noi, meno piccole di altri" ha replicato Camelia, in riferimento ad ItalianColin che era stato il nostro più feroce sobillatore. Siamo rimasti un attimo sulla porta dell'ufficio, a guardarci con aria colpevole.
In quel mentre c'è stato fatto presente che, essendo martedì sera, dovevamo rassettare ed ordinare le nostre rispettive scrivanie, per agevolare il lavoro di spolvero delle donne delle pulizie, fissato settimanalmente il mercoledì mattina. Siamo tornati indietro, ligi al dovere e consapevoli del disordine che regnava alle nostre postazioni di lavoro, mentre il tronfio ed ingeneroso StoCaCaCazzi se ne usciva borbottando a mo' di sfottò: "Io questo problema non ce l'ho..."
Ragazzi, se è vero che gettar merda addosso a qualcuno non è da persone perbene, ancor più vero è che certi personaggi la merda, se la chiamano addosso...
"Facile essere ordinati quando si trascorre metà mattinata a passar carte ad altri ed il resto della giornata lavorativa ad ammazzar alieni in 3D" disse il primo porcellino, alias Edgar; "Non avrà il problema del disordine, ma se volessimo elencare tutti i problemi che invece ha, non ci basterebbe la Divina Commedia" disse il secondo porcellino, Camelia; "Ringrazio Dio di essere una merdina disordinata quale sono, piuttosto che essere un pezzo di stronzo ordinato com'è lui" disse il terzo porcellino, Italian Colin.
"Amen" dissero in coro i tre porcellini. E del lupo cattivo non restavano che un mucchietto d'ossa ed un vago sentore d'alitosi.

giovedì 22 aprile 2010

In Darkroom con Carmen



Quella che si può chiamare un'intervista a tutto tondo: la Consoli non le risparmia nemmeno ad un certo imprenditore brianzolo.

Col cavolo che il finocchio...

Da lunedì, la mia compagna di merende Camelia ha sposato la dieta a zona. E perciò niente più merende insieme, per lo meno non più a dividerci dolcetti e pasticci. Lei ha pure provato a spiegarmi come funziona la dieta a zona, ma i concetti basilari da un orecchio mi sono entrati e da qualche altro orifizio mi sono usciti.
So solo che ieri a pranzo, al tavolo della mensa aziendale, s'è presentata con una serie di tupperware rosè con novecento grammi di finocchio, sei fette di bresaola e non so quante fettine di ananas.
E lei la chiama dieta... No, dico: novecento grammi di finocchio!?! Sono nove etti di finocchio. In un pasto solo!
Io credo di non aver mangiato nove etti di finocchio in tutta la mia vita. Anzi forse nin tutta la mia vita non sono arrivato nemmeno a novanta grammi di finocchio...
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Nel frattempo, la mia gavetta tele-onirica ha subito un'improvvisa accelerazione: ieri notte ero nel pubblico litigante di Uomini&Donne, la notte scorsa ero già a far la passerella in mezzo ad un gruppo di cabarettisti, presentati uno per uno ad un pubblico in delirio da Enrico Bertolino.
Solo che dopo aver assistito ad un paio di sketch surreali da dietro le quinte, proprio nel momento in cui prendo possesso di palco e telecamere, decido che mi sto sul cazzo e cambio canale per sintonizzarmi sulla Maria DeFilippi che intervista il non più tanto giovane ex-Nongiovane di MTv.
Sono chiaramente in crisi d'astinenza. Vi prego, passatemi il numero di un esorcista...

martedì 20 aprile 2010

"Perché io sono una persona VVVERA, e vivo di emozioni VVVERE!"

Da ottobre non mi sintonizzo più su alcun programma Mediaset. Da ottobre non parlo di programmi Mediaset, non ne scrivo né ne leggo. Da ottobre non ho nemmeno idea di cosa trasmettano ancora sulle reti Mediaset.
E stanotte cosa mi vado a sognare???
Di essere tra il pubblico di Uomini&Donne, a litigare con la Cipollari...!?!
Ché io, quel programma lì, nemmeno l'ho mai guardato. Giuro... Forse una volta o due, ma per sbaglio. Ché non sono proprio mai riuscito a spiegarmi come abbia potuto Sasà preferire Karina a Paola...

lunedì 19 aprile 2010

Vortici & Vertigini

Che bella cosa andare in posta quando sulla strada principale stanno le betoniere a riasfaltare, con gli adorabili pensionati a far la posta fuori agli operai per spiegar loro come si stende a dovere il bitume e non in coda a dire a te a quale sportello rivolgerti per far più in fretta in fretta in fretta!
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Certe volte vorrei abitare all'ultimo piano invece che al primo. Non per guardare lontano, ma per guardare dabbasso ed essere preso dalle vertigini.
Certe volte bisogna proprio aver le vertigini per sentirsi più vivi.

giovedì 15 aprile 2010

Manzi & Pascoli

Nelle settimane passate da più parti mi è stato chiesto che fine avesse fatto GiordanoMemphis, il simpaticissimo (a chi???) collega [di cui ai post A, B, C e soprattutto D] che riassumeva in sé il fisico di Mario Giordano e la voce di Ricky Memphis, ed in particolari circostanze anche il viceversa...
Ebbene, mettetevi l'anima in pace: essendoci stato inviato dalla filiale romana per un mandato di sei mesi salvo rinnovi, scaduti come sono i sei mesi, dato il successo personale da lui riscontrato presso di me, i colleghi tutti e soprattutto i nostri clienti, non ne sentirete mai più parlare. Mai mai mai più... Mai. Ma proprio mai.
Ma in queste sere la sua figura mi è tornata alla mente proprio perché da un paio di settimane, per i corridoi aziendali, è stato avvistato (dal sottoscritto e da CameliaVistaAcuta&OrecchioFino) un altro bell'esemplare in missione da Roma. Solo che, in quest'altro caso, il termine bell'esemplare è unanimemente riduttivo. Immaginatevelo: trenta-quarantenne, alto, capello riccio e brizzolato, abbronzato, con spalle e muscoli sottolineati da T-shirt striminzita e cosce da calciatore inguainate in jeans aderentissimi, accento alla vaccinara ma voce maschia...
Ovviamente non è stato assegnato al nostro ufficio e mai avrò a che farci... Figurarsi. No, ma io dico: mandarcelo su l'estate scorsa, quando c'era bisogno (=io avevo bisogno) di braccia forti da sottrarre all'agricoltura (=da cui farmi stringere forte forte forte)...?
Ne scrivo in questo post perché, fondalmente, la descrizione fatta s'attanaglia, come un bel paio di boxerini elastici, al manzo da me avvistato al supermarket lunedì mattina [di cui al post precedente]. Ma quest'ultimo era ancora meglio: non tanto alto (ché personalmente non ho mai considerato l'altezza come una qualità aggiunta, anzi, alla botte piccola si dà una botta più comoda) e con quella faccia stropicciata di chi il lunedì mattina vorrebbe cazzeggiare dentro un letto piuttosto che davanti al banco del pesce.
Ribadisco, l'uomo più appetibile che abbia mai incrociato dal vivo. E sto cercando  da allora di capire a quale volto noto potesse somigliare, perché son sicuro che mi ricordava qualcuno di già visto...
Ma magari un giorno mi stancherò di questa vita contemplativa e di guardare i bei manzi da lontano, come fanno le mucche dai pascoli. Magari.

martedì 13 aprile 2010

Senza un briciolo di testa

Stamattina, poco dopo le 9, sento qualcosa che mi vibra nei pantaloni. 
Edgar: “Pronto?”
Kiara: “Buongiorno, sono Kiara di Ca.Ri.Edgar. Ho qui da me la Sua carta bancomat.”
Edgar: “…”
Kiara: “…”
Edgar: “La mia carta bancomat…? Ma, in che senso…?”
Kiara: “La Sua carta bancomat. Ci è arrivata qui oggi in agenzia.”
Edgar: “Ma… nel senso che me ne avete prodotta una nuova in sostituzione di quella in mio possesso…?”
Kiara: “Ehm no, non credo proprio. Credo che si tratti di quella vecchia… Non l’aveva smarrita?”
Edgar: “Assolutamente no. Il mio bancomat è qui con me, nel mio portafogli…”
Kiara: “Ne è sicuro? Perché sembrerebbe proprio una carta usata…”
Edgar: “Beh sì, son tre giorni che faccio spese. È sicuro che l’ho usata… L’ho usata anche ieri mattina, al supermarket…”
Kiara: “Sicuro sicuro…?”
A questo punto, mi alzo dalla scrivania e raggiungo la giacca. Frugo nella tasca, estraggo il portafogli. Il bancomat non c’è.
Edgar: “Toh, non c’è…” e realizzo in quell'istante che al supermarket ieri ho comprato solo un panetto di burro e due pacchi di pasta che ho pagato in contanti. E che, nei tre giorni di shopping di cui sopra, in realtà ho comprato poco o niente, sempre in contanti. Anche sabato sera ho pagato la cena in contanti. Insomma, l’ultima volta che ho avuto la carta per le mani è stato venerdì, davanti allo sportello bancomat.
Kiara: “Eh già. Gliel’ho detto che l’avevamo qui noi… Può passare a prenderla quando Le fa più comodo.”
E mentre chiudo la telefonata ringrazio il cielo. Non tanto perché la carta bancomat è al sicuro in banca, quanto piuttosto perché non me ne sono accorto per tre giorni, altrimenti c’era da immaginarsi che razza di weekend lungo avrei trascorso…
E ringrazio il cielo che ieri mattina, al supermarket, ho incrociato il più bel manzo che abbia mai visto dal vivo in vita mia e che,per tenerlo d’occhio da dietro il banco dei latticini, non mi sia passato neanche per l’anticamera del cervello di far la spesa grossa proprio ieri.

lunedì 12 aprile 2010

Oggi s'inforna

Una delle cose belle delle torte, soprattutto quando non riescono a perfezione come da ricetta, è uscirsene a fare una passeggiata e rientrare dopo qualche ora per scoprire che la casa profuma deliziosamente di farina e cioccolata...

domenica 11 aprile 2010

Di Iglesias in Iglesias

Sopra il noto cantante Enrique Iglesias, qui sotto il meno noto (per ora) modello Miguel Iglesias.
Stesso cognome ma nessuna parentela. Anche perché il primo, oltre che per la voce ed i begli occhi, è stato chiacchierato per le misure mini del proprio fringuello... il secondo, ha piuttosto il problema di tenere il fringuello in gabbia...