sabato 31 dicembre 2011

Un buon 2011, felice sia il 2012

Naaa, non mi sono preparato nemmeno il post di fine anno... Cattivo che sono, lo sto proprio tanto trascurando, questo mio blog.
Comunque, facendo quattro conti in fretta e furia prima di stirarmi i pantaloni per il veglione, l'anno che finisce è stato tutt'altro che malvagio: porta via con sè binLaden, Gheddafi, Kim Jong-il ed in last minute don Verzè, per non parlare del quarto (e spero ultimo) governo Berlusconi. Pure il Grande Fratello pare alle corde. Batta un colpo chi ricorda una mietitura migliore.
Anche per quel che riguarda me più nel personale non è andata male. Certo, continuo a non battere chiodo, ma al momento sono piuttosto soddisfatto della svolta che ha preso il mio lavoro, con le nuove mansioni ed il nuovo ufficio. E del nuovo appartamento non mi lamento, certo.
Ci sono ampi spazi per un miglioramento, ma al momento so già che il 2012 mi porterà almeno una cosa bella, a fine aprile, e senza alcuno sforzo da parte mia. E se voglio qualcosa di più, è sicuro, devo almeno almeno rimboccarmi le maniche e darmi da fare.
Questo è il mio solo buon proposito per l'Anno Nuovo. Darmi da fare, aspettare meno.

Auguroni a tutti.

domenica 25 dicembre 2011

Speciale Natale: TopO vi racconta i classici

TopO: C'era una volta una principessa che tutti la chiamavano Chianeve. La regina tutte le mattine chiedeva: chi è reame? E lo specchio risponde Chianeve. E un servo la porta nel bosco e va a vivere con i nani. E poi mangia una mela e muore. E dopo tre giorni arriva un principe e vissero tutti felici e contenti.
Edgar: Ma come si chiamavano i nani?
TopO: Uno, Tre, Quattro, Cinque, Sei e Sette.
Edgar: Guarda che ne manca uno.
TopO: Ma zio, uff... Uno l'ho già detto.

E Buon Natale, nè.

giovedì 22 dicembre 2011

Quando arriva arriva...

TopO: "Zio, mi scappa, mi scappa, mi scappa!"
Edgar: "Oddio, cos'è che ti scappa?"
TopO: "Un bacio..."
Edgar: ♥ ♥ ♥

martedì 13 dicembre 2011

N° 600

Questo è il mio seicentesimo post.
Solitamente non bado ai numeri, ma mi ero accorto per caso qualche tempo fa dell'approssimarsi di questo traguardo e da un po' mi chiedevo di che avrei parlato quando l'avessi raggiunto.
E devo dirlo: in questo momento sono davvero tanti i pensieri che mi passano per la testa, le cose che hanno attirato la mia attenzione e meriterebbero di aver spese dueparole, che non so quale scegliere.
Vogliamo sprecare dueparole su quel fascista di merda che oggi a Firenze ha vigliaccamente ucciso due persone la cui unica colpa era possedere la pelle d'ebano ed il sogno di un riscatto lontano dal deserto di sabbia in cui erano nati? Fatto.
Vogliamo usare dueparole per quell'altro folle a Liegi, per la nuova strage di innocenti che segue di pochi mesi l'incubo vissuto da altri innocenti ad Oslo?
Non dovrei leggerli, i giornali. Dovrei pensare solo a cose belle, soprattutto ora che Natale si avvicina e la malinconia delle feste incombe di giorno in giorno.
A proposito di feste, oggi è [era, ormai] il giorno di Santa Lucia. E la santa siracusana da queste parti è particolarmente venerata [ed aggiungerei anche stranamente, perché al momento non mi viene in mente un solo altro terrone che risulti simpatico al veronese medio]. La Santa Lucia veronese, perfetto ibrido tra la Vergine e la Befana, porta giocattoli e dolci ai bambini buoni; anche TopO stamattina al risveglio ha trovato i suoi doni accanto al letto, ma la verità è che per lui oggi è stata tutt'altro che una festa a causa della bronchite che lo tormenta da giorni e dell'influenza intestinale che ha colpito mia sorella. Poveri tesori miei.
Domenica pomeriggio, dopo aver trascorso il ponte dell'Immacolata tra shopping per me, corsa ai regali di Natale e mercatini vari, mi sono improvvisamente ricordato che, in quanto zio, avevo un dovere-piacere cui adempiere. Ero pronto ad immolarmi in un'impresa titanica, mi figuravo una bolgia infernale al centro commerciale visti il cattivo tempo e l'approssimarsi delle due ricorrenze più consumistiche dell'anno. Ed invece i vasti parcheggi dei due centri commerciali che ho visitato erano pieni solo a metà; ed improvvisamente mi sono ricordato della C R I S I che incombe e che quest'anno trasforma in spilorci anche i munifici Babbo Natale e Santa Lucia.
Niente file interminabili alle casse, ma comunque la ressa stava tutta lì, nei reparti dei giocattoli. E mentre frugavo con gli occhi di un bambino gli scaffali, mi sono imbattuto nella rana Froggio. No, non Frog Giò che magari sarebbe suonato un nome simpatico. Proprio Froggio. E non ricordo in cosa consistevano le peculiarità e le abilità di quella verde rana di plastica, perché la ragion d'essere di quel giocattolo in quel momento per me risiedeva tutta lì, in quell'orribile nome con quell'orribile assonanza.
Come si può regalare un Froggio ad un bambino? Com'è possibile non irrigidirsi disgustati nel sentire un bambino chiamare la rana, magari storpiandole il nome in Froccio o similia...?
Ho ancora nitido in mente il ricordo dell'ultima volta che ho sentito qualcuno dare del frocio a qualcun altro. Era uno scherzo; uno scherzo infelice, forse. O forse no. Accadeva in una delle ultime visite amichevoli al mio ex. Che, lo so, avevo giurato che non avrei nominato più, ma ormai compare nei miei pensieri solo per via di certe associazioni di idee, come una figura scialba dal mio passato, senza suscitare più alcun tipo di emozione; perciò perdonatemi se lui è di nuovo qui con noi. Perdonatemi, ma a lui non perdono il disgusto che ho provato in quella situazione. Ero in amichevole visita a lui ed alla famiglia di sua sorella, presso cui lui si era trasferito dopo la definitiva fine della nostra convivenza. E ad un certo punto suo nipote, il maggiore, con la sua caratteristica erre arrotata lo chiama frocio. Voleva essere una burla, la risposta ad una presa per il sedere da parte di suo zio, ma quella parola mi ha disturbato come mi disturba ancora adesso.
Chiamatemi finocchio, chiamatemi culandra e ci sto. Ma culattone e frocio proprio non mi scendono. Come non mi è sceso che né lo zio né la madre [che, per la cronaca, è nientepopodimenoché l'insegnante di religione cattolica cui ho dedicato dueparole qui] abbiano ripreso né con un rimprovero né con un ceffone quel tredicenne maleducato.
E mentre finalmente trovavo il balocco giusto per il mio piccolo TopO, mi sono chiesto come reagirei io se, tra dieci anni o più, il mio biondo e paffuto nipotino mi apostrofasse con quella stessa parola. E lo so che farebbe male almeno quanto ne farebbe a lui, ma io in quel caso un ceffone non glielo risparmierei.

Ecco, questo è il mio 600. Ed in fondo, ora che l'ho scritto, mi piace perché riassume in sé quasi tutti i 599 che l'hanno preceduto. Basta vedere il numero di tag che ora gli affibbio.
Mancherebbe giusto il commento musicale. Ma faccio ancora in tempo, no?

domenica 11 dicembre 2011

Jingle Bells

L'Italia è uno strano paese, è vero.
Un paese dove un sedicenne romano muore la domenica pomeriggio in un centro commerciale, colpito (presumibilmente) dal pugno di un altro minorenne, senza che nessuno sappia dare del fatto una valida motivazione.
Un paese dove un'altra sedicenne, per giustificare forse la scappatella con un coetaneo, racconta di essere stata stuprata da un immaginario branco di nomadi, suscitando la violenza di un branco vero che dà alle fiamme un campo Rom per (in)giustificata rappresaglia.
Un paese dove molti padri di sedicenni, invece di indirizzare i figli verso sani modelli da imitare, hanno ripetutamente consegnato la guida della Nazione ad un lestofante e ad un mentecatto, che hanno fatto della menzogna e della mistificazione dei mezzi giustificati dal raggiungimento del potere.
Un paese dove molte madri di sedicenni, invece che preoccuparsi di responsabilizzare i figli, trascorrono le loro giornate dividendosi tra Facebook ed Uomini & Donne.
Davvero uno strano paese è quello dove molti adulti si comportano come i peggiori ragazzini e dove molti ragazzi agiscono come gli adulti peggiori.

mercoledì 7 dicembre 2011

Dicembre

Odio dicembre tanto quanto amo novembre, che è il mese del mio compleanno che cade proprio l'ultimo giorno e trasforma le settimane che lo precedono in una lunga e gioiosa attesa, colma di fantasie e di speranze. Le fantasie generalmente vengono a cadere e le speranze disattese proprio nel giorno del mio compleanno, ma questo non importa tanto  perché nel frattempo me le sono coltivate, colte e gustate: l'avevo già sostenuto tempo addietro e lo ribadisco ancora, che spesso una lunga attesa dispensa molto più piacere di ciò che la conclude.
Ahimé, lo stesso non vale per dicembre, perché non amo le feste natalizie, non mi entusiasma l'arrivo del nuovo anno, detesto l'ipocrisia di dover dispensare auguri e sorrisi a persone con cui il resto dell'anno vorrei aver poco o nulla da spartire.
Eppure, nonostante il mio fastidio, dicembre arriva puntualmente e puntuale si ripete identico in tutto e per tutto ogni anno. E così oggi eccomi qui, a casa, a combattere le prime avvisaglie di un malanno stagionale che promette di esplodere in tutta la sua potenza di qui a qualche giorno, ma che intanto mi ha già regalato mal di testa, mal di gola, occhi arrossati ed una notte parzialmente insonne e per l'altra parte abitata da incubi insensati.
Passata questa tempesta, comincerà la corsa forsennata ai regali che, come sempre, si concluderà solo alla vigilia perché solo allora (o forse allora?) saprò con esattezza chi presenzierà al pranzo con lo scambio dei regali. E nel frattempo altro shopping, altre spese: le catene da neve che ancora non ho e che non saprei nemmeno montare ma devo avere in auto, sennò da quest'anno rischio multe salatissime anche se al primo fiocco di neve giuro e spergiuro di non toccare la macchina; il giaccone nuovo, che "non vorrai presentarti il giorno di Natale con lo stesso giaccone del Natale scorso", ma mi sta benissimo e sembra nuovo, "sembra nuovo a te che sei sciatto ma la gente ti guarda e vede!"; qualche addobbino e qualche lucetta, che non vorrei proprio "ma sì che li vuoi", non ne voglio sapere, "ma sì che ne vuoi", non ci voglio proprio pensare, "ma tutti vogliono luci e decorazioni a Natale, sennò che Natale è!?".
Non ce la posso fare, quest'anno. Sì, so che lo dico tutti gli anni, ma quest'anno ho già lo scazzo al via e non arrivo al panettone. Ne faccio a meno, non voglio neanche i regali, Babbo Natale ti prego, fammi solo un unico fottuto regalo: tienti cordialmente distante.