sabato 28 febbraio 2009

Dalida vs. Ornella Vanoni - JE SUIS MALADE



Non trovo parole per definire quest'interpretazione di Dalida. Interpretazione che non si ferma al canto: occhi, gesti, postura, tutto confluisce a rendere straordinario questo brano che si trasforma in un grido di dolore.
Purtroppo, il francese è una mia lacuna. Piuttosto che la traduzione del testo, perciò stavolta accludo la clip dello stesso brano, interpretato dalla Vanoni con un testo italiano, che, seppure forse non fedelissimo nelle parole, esprime la medesima sofferenza che nell'originale francese. Anche Ornella è particolarmente brava, infatti non si tratta di una gara. Se lo fosse, comunque per me si concluderebbe come una pari e patta.

martedì 24 febbraio 2009

Malade, je suis malade

“Tu sei malato!”.
Lo si dice spesso con disprezzo misto a rabbia, lo si grida in una lite in faccia a chi ci sta facendo del male, lo si insinua a chi sostiene tesi che non vogliamo condividere. Dare del malato a qualcuno, salvo che si tratti d’influenza o varicella, spesso significa volerlo annientare; talvolta equivale ad incolparlo di qualcosa di talmente brutto ed assurdo che ci riesce impossibile accettare che nasca da una mente sana e normale. Il termine malato ha un’accezione fin troppo negativa, esageratamente negativa, soprattutto all’interno di quelle culture che nei secoli hanno troppo spesso associato la malattia al castigo divino, come quella europea imperniata di uno stravolgimento degli insegnamenti evangelici.
In tempi più o meno recenti, per combattere (solo a parole) un pregiudizio ormai innato, si è addirittura cercato di introdurre nel vocabolario italiano nuove terminologie, per nascondere la malattia dietro una parafrasi: cosicché il cieco è diventato non vedente, il sordo non udente, l’handicappato s’è trasformato in diversamente abile. Iniziativa politicamente corretta ma assai ipocrita, perché, invece che cercare di abbattere un pregiudizio, gli passa accanto guardando oltre.
Qualche settimana fa, in non ricordo quale salotto televisivo, i soliti noti disquisivano del Grande Fratello e del primo concorrente con handicap all’interno della Casa [sia letto con l’inconfondibile dizione della Bignardi]: parole e parole spese a predicare quanto la cecità del ragazzo sia tutt’altro che da compatire, poi, quando una delle ospiti rimarca la pesantezza dei discorsi spesso portati avanti dal concorrente, fin troppo seri se rapportati all’ambito dello sbracato programma televisivo, la cara Flavia Vento (un nome, una garanzia) drizza la schiena ed impettita replica: “Eh no, non si può dare del noioso ad un non vedente… poverino…”. Ipocrisia mista a pietismo tale che vien da chiedersi se non sia proprio la Vento ad aver ispirato un ormai storico numero di satira di Caterina Guzzanti, che, ai microfoni di Radio2, metteva in bocca ad una miss Italia candidata in politica: “Io non ho nulla contro gli omosessuali… anzi, io ho tanti amici gay… poracci…”
Noi italiani, purtroppo, l’abbiamo ormai marchiato a fuoco nel DNA: non possiamo fare a meno di considerare la diversità (in ogni sua forma) come una malattia, e la malattia come una tara, un fardello, talvolta perfino una colpa. E chi ce l’ha inculcato nel cervello…?
Pecore nere, mosche bianche: un fattore genetico, che distingue dalla norma un individuo, peraltro sanissimo, diventa un castigo cui, laddove non lo si possa combattere, non se ne possa guarire, s’ha da guardare con commiserazione e pietismo, sentimenti sterili che ormai ben poco hanno da spartire con la compassione e la pietà attive che nei Vangeli s’invitava a rivolgere nei confronti dei peccatori.
La diversità è diventata una malattia, e la malattia è stata trasformata in colpa. Ed il cerchio si chiude quando a sentirsi in difetto sono quelli al di fuori della normalità statistica…
Esemplare forse il caso della canzone piazzatasi al secondo posto al 59° Festival di Sanremo [si apprezzi la perifrasi utilizzata apposta, e pertanto ipocrita, per non nominare né il titolo del brano né l’autore]. Tanto rumore per nulla. Un motivetto orecchiabile ed accattivante, accompagnato da un testo mediocre e pieno di luoghi comuni, che non ha alcun valore artistico e, nel bene o nel male, racconta una storia verosimile, se non vera, ma individuale. Non si tratta di una lezione di vita, di un invito a scegliere un corretto (e sano) percorso di vita: lo spocchioso e furbetto autore, se anche ne avesse avute le pretese, non possiede alcuna capacità per trasformare una storiella patetica in un’opera moraleggiante (prova ne è il ricorso a cartelli, ad ogni fine d’esibizione, con le massime più banali e qualunquiste che si siano lette dopo la Cantica di LaPalisse). Ed il successo riscontrato, gli applausi, solo in parte modesta, forse minima, sono dovuti alla (seppur diffusa) condanna di uno stile di vita diverso da quello che il cattolicesimo insegna e pretende. Il motivo musicale è orecchiabile, tutto qui: una melodia facile in mezzo a tanti brani con maggiori pretese artistiche ma difficili a farsi canticchiare.
Forse è, piuttosto, a causa del disagio che alcuni sentono connaturato nella propria condizione di omosessuali, che essi percepiscono questo successo come una sconfitta per la campagna di sensibilizzazione nei confronti dell’omosessualità.
Ma noi omosessuali non siamo malati, non abbiamo alcun bisogno di sensibilizzare, di muovere a pietà i normali, per ottenere da loro i diritti che ancora non ci vengono riconosciuti. I diritti che ci spettano, dobbiamo rivendicarli con la forza ed il coraggio, dobbiamo pretenderli, e finirla di commiserarci e farci commiserare. Certo, c’è prima da sconfiggere ed annientare una convinzione diffusa, capillare e quasi congenita: la diversità non è una malattia.
A tal punto in Italia è radicata tale aberrazione logica, che c’è chi si chiede (ed in internet c’è chi interroga Google per sapere) se Arisa, la vincitrice timida e naif della sezione Proposte, sia affetta da sindrome di Down o da un ritardo mentale. Perché qui in Italia, esseri fuori dagli schemi, essere non conformi alla norma deve per forza di cose essere dovuto ad una malattia.

sabato 21 febbraio 2009

Due note da Sanremo: Appendice


Che dire? Arisa ha vinto la sezione Proposte.
Ho cambiato la clip nel precedente post, quindi senza più le immagini dell'esibizione sul palco che però erano parte integrante del fascino di Arisa, perché la RAI sostiene che i video su YouTube violano il copyright. Anche il canone RAI viola un sacco di cose (soprattutto in considerazione di come viene speso...), ma questo è tutto un altro discorso.
Il Festival comunque per me è finito ieri sera: dato che a Patty Pravo non riesce di apparire intonata dal vivo, chiunque altro vinca la sezione Artisti sarà una mezza pippa.
Certo, sarebbe uno spettacolo, già di per sé, vedere Maria DeFilippi far da spalla a Bonolis e presentare i brani con la stessa verve che usa nei messaggi promozionali delle sue trasmissioni... ma oscure nubi si addensano sui cieli della Riviera, ed io voglio volgere lo sguardo altrove.

venerdì 20 febbraio 2009

Due note da Sanremo

Arisa: per me è lei la vincitrice di questo Festival. 
Lei (potentina, già vincitrice di SanremoLab, una delle dieci giovani Proposte) è l'unica artista di cui ho potuto vedere entrambe le esibizioni, praticamente per puro caso, e trovo la canzone deliziosa, molto orecchiabile: stamattina la canticchiavo di già. 
E poi lei è carinissima, timidissima, simpaticissima... Arissima!!!

mercoledì 18 febbraio 2009

Due parole (e non di più) su Sanremo [il Festival, non la città]


Non ho né l'intenzione né la presunzione di fare un sunto della prima serata del Festival di Sanremo per coloro che avessero avuto di meglio da fare; quindi, posto giusto un paio di opinioni personali.
L'intervento di Roberto Benigni mi è piaciuto, in toto, fin dall'inizio. Poi, siccome non mi aspettavo minimamente che entrasse, con garbo e buon senso, nell'argomento "idiozia della discriminazione degli omosessuali"... colto di sorpresa mi sono pure commosso.
Del resto della serata festivaliera non ricordo nulla: nemmeno una canzone che mi sia piaciuta a primo impatto, nemmeno Renga, Tricarico e la Patty Pravo da cui mi aspettavo le cose migliori. Va a finire che quest'anno vince Marco Carta, nel qual caso, per onorare una scommessa, sarò costretto a farmi tutta Piazza Bra sulle nude ginocchia... Ma la cosa peggiore è che, testo idiota ed insulso a parte, la melodia del brano di quell'altro là, l'innominabile, non è nemmeno tra le più brutte.

lunedì 16 febbraio 2009

Equilibrio precario #2


Quasi incredibile. Nel Colorado un uomo di 34 anni, D. L., accusato di violenza su un minore, ha tentato di suicidarsi lanciando il suo furgoncino Dodge in fondo ad un burrone del Colorado National Monument. Ma il suo veicolo è rimasto in bilico… (fonte)
So che non è carino sorridere delle disgrazie altrui. Da'ltra parte, il protagonista della vicenda non può suscitare grandi simpatie, viste le motivazioni del gesto avventato: forse memore del tristerrimo destino di Thelma & Louise nell'omonimo film [vedi la clip sotto], in fuga dalla polizia e dai propri sensi di colpa (si suppone), s'è lanciato in un canyon con il proprio furgoncino sperando di farla finita. Ma il mezzo s'è miracolosamente incastrato in una roccia e l'uomo ha avuta salva la vita. Terrorizzato, avrebbe poi atteso per ore i mezzi di soccorso: e qui i conti non tornano. Fatto trenta, poteva anche fare trentuno: aprire lo sportello e lanciarsi fuori; perché attendere i soccorsi???

sabato 14 febbraio 2009

Frittelle


Pericolosissimo uscire di casa in questi giorni: strani profumi si spandono ovunque, nel giro scala, nel giardino, financo nel tunnel del garage.
E ci s'ingrassa solo a respirare...

venerdì 13 febbraio 2009

Konstantinos Kavafis - ITACA

Quando partirai, diretto a Itaca,
Che il tuo viaggio sia lungo
Ricco di avventure e di conoscenza.

Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi
Né il furioso Poseidone;
Durante il cammino non li incontrerai

Se il pensiero sarà elevato, se l’emozione
Non abbandonerà mai il tuo corpo e il tuo spirito.
I Lestrigoni e i Ciclopi e il furioso Poseidone
Non saranno sul tuo cammino
Se li porterai con te nell’anima,
Se la tua anima non li porrà davanti ai tuoi passi.

Spero che la tua strada sia lunga.
Che siano molte le mattine d’estate,
Che il piacere di vedere i primi porri
Ti arrechi una gioia mai provata.
Cerca di visitare gli empori della Francia
E raccogli ciò che v’è di meglio.
Vai alle città dell’Egitto,
Apprendi da un popolo che ha tanto da insegnare.

Non perdere di vista Itaca,
Poiché giungervi è il tuo destino.
Ma non affrettare i tuoi passi;
È meglio che il viaggio duri molti anni
E la tua nave getti l’ancora sull’isola
Quando ti sarai arricchito
Di ciò che hai conosciuto nel cammino.
Non aspettarti che Itaca ti dia altre ricchezze.
Itaca ti ha già dato un bel viaggio;
Senza Itaca tu non saresti mai partito.
Essa ti ha già dato tutto, e null’altro può darti.

Se, infine, troverai che Itaca è povera,
non pensare che ti abbia ingannato.
Perché sei divenuto saggio, hai vissuto una vita intensa,
E questo è il significato di Itaca.

martedì 10 febbraio 2009

Perché non voglio dirmi "cattolico"

Nulla mai, né parola d’uomo né latrato di cane (e sia inteso con tutto il disprezzo cui la metafora –infelicemente– richiama), niente mai potrà distogliermi dal credere che la morte di Eluana, inaspettatamente rapida dopo la cessazione dell’alimentazione forzata, sia la prova manifesta della voglia della ragazza di abbandonarsi naturalmente nell’abbraccio del Padre, il quale a sua volta, da Lassù, nient’altro aspettava che l’uomo, con la propria arroganza, si facesse da parte e gli permettesse di accogliere finalmente a sé la donna.
Lasciando da parte per una volta i risvolti politico-istituzionali che non avrebbero mai dovuto entrare in un caso profondamente privato, quello che più mi ha disgustato, che mi ha fatto incazzare, è stato leggere e sentir pronunciare frasi come questa: “Solo Dio può disporre della vita e della morte; Dio non ha ancora chiamato a sé Eluana e, se Dio vuole, può ridarle la vita e la salute in ogni istante”.
Io, che qualche anno di catechismo l’ho partecipato e qualche Messa l’ho assistita, percepisco un’affermazione del genere come una vera e propria bestemmia. La differenza fondamentale tra il Dio dei cristiani e le divinità pagane non risiedeva forse nell’amore sconfinato e misericordioso dell’uno a confronto delle mutevoli e capricciose passione degli altri? Allora come ci si può dire cristiani ed adorare un dio tanto spietato da dare e togliere la vita a capriccio? Tanto crudele da costringere una creatura per diciassette anni in un letto, solo perché non lo si è pregato abbastanza..? Eppure sembra proprio questo ciò che la Chiesa cattolica insegna; così molti percepiscono gli insegnamenti/indottrinamenti di Ratzinger e dei suoi lacché, se si dà retta a chi, intervistato appena fuori di chiesa, vi si era recato “per chiedere a Dio di risvegliare Eluana”. Dopo diciassette anni di coma…!?
Adepti del Vaticano, quant’è malvagio il vostro dio? Possibile che esso tragga soddisfazione solo dalle preghiere che voi gli tributate perché vi liberi dal dolore…?
A me questo appare come puro paganesimo; io credo che tutto questo abbia davvero poco da spartire con la Fede rivelata attraverso i Vangeli e le parole del Cristo.
Così come poco di naturale ha una vita appesa ad un sondino naso-gastrico.

lunedì 9 febbraio 2009

Per Eluana

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

domenica 8 febbraio 2009

Presidenti

Stavolta segnalo l'intervista di Repubblica.it al Presidente Emerito Carlo Azeglio Ciampi.
Ciampi parla del rapporto tra Quirinale e Presidenza del Consiglio e dei compiti e delle prerogative del Presidente della Repubblica. Quella bolscevica di una Costituzione Italiana -Cristo Santo, ma questa ossessione per i comunisti non è indizio di schizofrenia o di una qualche altra malattia mentale? Non c'è un medico che faccia internare l'omuncolo prima del collasso...?- la Costituzione, dicevo, garantisce al Presidente una funzione, non solo rappresentativa, ma soprattutto di garanzia e di bilanciamento. Ecco perché è importante che le figure del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio restino ben distinte: l'Italia non è assolutamente pronta per diventare una Repubblica presidenziale; perlomeno, non finché certi matti girano per le nostre strade a piede libero.

Sottoscrivo inoltre, virgola per virgola, il commento di Scalfari: la dittatura bussa alla porta.

sabato 7 febbraio 2009

Il minuscolo dittatore

Segnalo quest'articolo del Corriere che ricostruisce le vicende di ieri dal punto di vista del Consiglio dei Ministri.
In sostanza: non azzardatevi a far presente al Presidente del Consiglio che non è Onnipotente perché è allora che sbrocca sul serio.
Cribbio... A lui di Eluana frega una pippa.

venerdì 6 febbraio 2009

...

Non so voi, ma stasera sto verificando problemi con YouTube sul mio blog, sui blog che leggo e sul mio stesso profilo YouTube. Son di corsa e non ho il tempo di verificare fino a domattina. Spero solo non sia l'inizio di un golpe...
Ho giusto il tempo di listare a lutto il blog.
Avevo pensato di fare anche di peggio; spero che il NO del Presidente della Repubblica freni l'omuncolo che occupa la poltrona della Presidenza del Consiglio e tutti i suoi squallidi adepti.

giovedì 5 febbraio 2009

Oggi come ieri: un Premier che parla a vanvera

Questo video è datato 2003, perciò blogger con esperienza maggiore della mia ne avranno forse scritto fiumi di parole a tempo debito: Berlusconi sta parlando al Parlamento Europeo e scivola su un "complimento" fatto con la stessa cialtroneria sfoggiata pochi mesi fa, in occasione dell'elezione di Obama, definito "bello giovane ed abbronzato". Insulto a parte, il Premier, nel momento in cui l'Italia assumeva la Presidenza del Parlamento Europeo, si barcamena in sperticate lodi per il Belpaese che hanno l'unica conseguenza di darne il ritratto di un paese da operetta, o piuttosto, come suggerito dal video, da Repubblica delle Banane. (Davvero impagabile l'espressione di Fini che gli siede accanto e, ad un certo punto, si dilegua...)

Quando gli viene raccomandato di chiedere scusa, il Premier, allora come oggi, sostiene che la sua ironia è stata fraintesa. Un bambino dell'asilo avrebbe usato la stessa dialettica, ma almeno avrebbe suscitato qualche simpatia...

L'utilità di Facebook: oltre ai tuoi vecchi compagni di scuola, ti ripropone pezzi della nostra Storia... E se mai e poi mai avresti riconosciuto da una foto chi sedeva due banchi avanti durante l'ora di storia, ci sono cose che invece negli anni non cambiano mai.

martedì 3 febbraio 2009

Giochiamo al dottore...?

Da quando ho preso a seguire le peripezie del Dottor House, ho scoperto di essere ANCHE ipocondriaco. Non bastavano tutte le altre flippe mentali che accompagnano i miei giorni, ci voleva anche questa iattura.
Da stamattina, infatti, ho una piccola sensazione di fastidio a sinistra del ventre, che fino a qualche tempo fa avrei attribuito ad una prolungata cattiva posizione nel sonno. Invece da dodici ore non riesco a togliermi dalla testa che potrei benissimo essermi cuccato un rarissimo e letale virus intestinale, che stava annidato nella salsa rosa dei gamberetti che ho mangiato lo scorso fine-settimana e finito nel mio piatto direttamente dalle unghie sporche della seconda cuoca della pizzeria, mai messa in regola, infettatasi durante un'avventura extra-coniugale con un autotrasportatore lituano che, giusto quattro mesi fa, mentre attraversava le montagne del Caucaso con un carico di formaggi molli rietichettati, s'era fermato a prestare soccorso ad un cane investito accidentalmente, per poi accorgersi successivamente che si trattava di un enorme ratto che, prima di tirare le cuoia, l'aveva azzannato ai polsi...
Stavo molto più sereno ai tempi di E.R.: perlomeno, un coltello infilato nel cranio o un braccio amputato da una motosega non hanno bisogno di una diagnosi complessa e non si sviluppano in mesi e mesi d'incubazione...
Nel frattempo, prima che sia troppo tardi, nessuno che si offra di venire a farmi passare la bua con un bacino sul pancino...?

lunedì 2 febbraio 2009

Skin - NOTHING BUT

(testo e musica di Skin)
Please believe me
I'm ecstatic for you
Well, why should I pretend?
I have nothing to lose
No, I don't compare
You've got it all wrong now
My sorrows left behind
Let me tell you the truth

I feel nothing but joy and pride and happiness
Nothing but cheerful face with kindness
I feel nothing but oceans of love and forgiveness
For you and your sweet girl
Please ignore the particular way I smile
Take no notice of the blood on the lip I bite
I'm still your friend
There's no denying
For you and your new girl

Yes, I remember
Everybody has affairs
Oh yeah, we had some fun
But she is so perfect for you


I feel nothing but joy and pride
Nothing but a cheerful mind
Nothing but oceans of love
Nothing but




Da Fake Chemical State, il secondo album da solista di Skin, questo STRAORDINARIO brano su un tema molto sentito dall'autore di questo blog.
"Credimi, sono entusiasta per voi, perché dovrei mentire!? Non provo altro che gioia ed orgoglio e felicità... e non badare al mio strano sorriso, non far caso al sangue sul labbro che mi son morso... Eh sì, noi ci siamo divertiti tanto, ma è lei(lui) quella(o) perfetta(o) per te..." Ed intanto le infilano la camicia di forza...
Ma dov'è che ho già sentito queste parole...? Perché questa situazione mi pare familiare?

domenica 1 febbraio 2009

Travis - BEFORE YOU WERE YOUNG

(testi e musiche di Fran Healy)
 
In the days before you were young
We used to sit in the morning sun
We used to turn the radio on
What happened?

We’d see our lies in the aisles of fate
We’d take our cradles to the grave
But even then we’re never safe
From danger

And if you ever need me, call
I will be there waiting when you fall
You know I will
I’ll love you forever
I’ll never say never


But I’ve only got two hands
And I never learned to dance
I’ll never get a second chance
Whatever

I’ll take the breathe away from your sighs
And wipe the tears away from your eyes
And hope the fire never dies
Inside you

And if you ever need me, call
I will be there waiting when you fall
You know I will
I’ll love you I’ll love you I’ll love you




Questa è l'ultima delle undici tracce di Ode to J. Smith, l'ultimo (il sesto) album di inediti dei Travis, band scozzese celebratissima nel Regno Unito da più di dieci anni, mentre qui in Italia ottenne una certa popolarità nei primi anni del Duemila grazie a questo gustoso videoclip che accompagnò l'uscita del singolo Sing, uno dei più suonati dalle radio nel 2001, brano di punta del loro terzo album, The invisible band.