domenica 25 maggio 2008

BLUNOTTE

(testo di C. Consoli)

Forse non riuscirò a darti il meglio
Più volte hai trovato i miei sforzi inutili
Forse non riuscirò a darti il meglio
Più volte hai trovato i miei gesti ridicoli
Come se non bastasse l'aver rinunciato a me stessa
Come se non bastasse tutta la forza del mio amore

E non ho fatto altro che sentirmi sbagliata
Ed ho cambiato tutto di me perché non ero abbastanza
Ed ho capito soltanto adesso che avevi paura

Forse non riuscirò a darti il meglio
Ma ho fatto i miei conti e ho scoperto che non possiedo di più
Come se non bastasse l'aver rinunciato a me stessa
Come se non bastasse tutta la forza del mio amore

E non ho fatto altro che sentirmi sbagliata
Ed ho cambiato tutto di me perché non ero abbastanza
Ed ho capito soltanto adesso
Che non ho fatto altro che sentirmi sbagliata
Ed ho cambiato tutto di me perché non ero abbastanza
Ed ho capito soltanto adesso che avevi paura


Ian odia questa canzone.


Non so dove, non so da chi, una volta ho sentito dire (o forse ho letto) una frase del tipo: "Sono felice di aver sofferto tanto in amore, perché se non avessi provato questo genere di dolore, non avrei mai capito le canzoni dei cantautori."
Da parte mia, senza arrivare a certi estremi masochistici, devo confessare che questa è stata, probabilmente, la canzone di Carmen che ha impiegato più tempo per entrarmi sotto pelle.
Finché non uscì L'ultimo bacio, tutto quello che conoscevo del repertorio di Carmen erano le canzoni che aveva portato a Sanremo. Tuttavia, ricordo che quando presentò Amore di plastica e Confusa e felice, in entrambe le occasioni avevo pensato fosse proprio lei la mia personale vincitrice. Ed ogni volta che in radio o in tv passava un suo brano, Carmen mi incantava con quella sua voce particolare e quel suo strano fraseggio. Quando pubblicò Stato di necessità, il suo quarto album di inediti, che appunto conteneva anche L'ultimo bacio, feci il grande passo ed acquistai il mio primo "CD della Consoli". Poco tempo dopo, fu inevitabile per me mettere le mani su L'Anfiteatro e la bambina impertinente, la sua prima antologia dal vivo, dove figurava anche Blunotte.
Non ci fu alcun feeling immediato con questa canzone, non mi coinvolgeva affatto. Era giusto una traccia tra una bella canzone ed un'altra.

Poi nella mia vita comparve Ian. E poi Ian decise di lasciarmi per un altro. Decise anche di lasciare l'altro per tornare da me, ma infine mi lasciò, definitivamente, per un altro ancora.
Un pomeriggio (abitavo comunque ancora con Ian), stavo mettendo ordine nella mia stanza ed avevo messo sul lettore L'Anfiteatro, mentre Ian stava in camera sua (già camera "nostra") in compagnia di un altro degli altri. Ad un punto m'ero fermato, sedendo sul bordo del letto, e pensavo "porca puttana, ma perché sto ancora in mezzo a 'sto casino?!?", ed è stato allora che è partita la "traccia". Alla fine della prima strofa stavo già in condizioni pietose, con il cuscino da strizzare. E non m'importava un accidente che Ian ed Unodeglialtri mi sentissero: s'erano aperte le cateratte.
Uno dei momenti più catartici della mia trentennale esistenza. Piangevo, davo libero ed irrefrenabile sfogo a tutta quella sofferenza ingoiata e negata: mi liberavo di un fardello, perché finalmente avevo realizzato che qualcuno nel mondo mi poteva capire. Non dico Carmen in particolare, ma qualcuno altro c'era là fuori che aveva sofferto, che aveva vissuto e poteva capire, condividere con me tutta quell'angoscia. E la canzone andava, Carmen urlava il suo sdegno: avevo alzato il volume e messo la traccia in loop. Così, a ripetizione, per un'ora, un'ora mezza.

Ian non ha mai detto nulla di quel pomeriggio, non so cos'abbia capito o sentito. Ma l'anno scorso, quando si lasciò convincere ad accompagnarmi al concerto di Carmen, confessò di odiare quella canzone. Ed al concerto Carmen non la cantò.
Blunotte è un affare tra me e lei, un segreto solo nostro.


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