giovedì 28 ottobre 2010

Nel magico mondo di Oz

Ho sempre amato Il mago di Oz. Ma devo dire che questo finale alternativo mi pare davvero fantastico.

martedì 26 ottobre 2010

domenica 24 ottobre 2010

L.I.P.O.SUZIONE

Sei obeso e/o obesa?
Oppure sei semplicemente in sovrappeso?
E ti piace succhiare ed essere succhiato?
Allora iscriviti anche tu alla L.I.P.O.Suzione!
L.I.P.O.Suzione: Lega Italiana per la Protezione degli Obesi amanti della Suzione.
L.I.P.O.Suzione: unisciti alla nostra battaglia in difesa dei diritti. E lascia che con gli storti ci si soffochi qualcun altro...

La L.I.P.O.Suzione si pone importanti obiettivi a tutela delle minoranze e delle biodiversità.
In queste ore, la L.I.P.O.Suzione si sta battendo per un'iniziativa legislativa che vieti definitivamente l'uso odioso e denigratorio del vocabolo balena: perché chiamare con un epiteto dal sapore aspramente offensivo un cetaceo tanto simpatico ed amico dell'uomo? Noi della L.I.P.O.Suzione intendiamo abbattere l'ennesimo pregiudizio, un sopruso dei soliti belli ed arroganti nei confronti di un animale famoso, prima ancora che per le importanti dimensioni, per il melodioso canto. Insieme vogliamo abolire dal vocabolario italiano la parola balena, sostituendolo con una perifrasi politicamente corretta e rispettosa di un animale diversamente pesabile, quale potrebbe essere usignolo di mare.
Firma qui sotto la nostra petizione: tutte le balene, anzi, gli usignoli di mare di ogni età, razza e dimensione, te ne saranno grati.
Ai primi dieci firmatari un esclusivo omaggio: il profilo Grindr dell'usignolo di mare più vicino a casa vostra.

sabato 23 ottobre 2010

Carmen Consoli - GUARDA L'ALBA

(testo di Carmen Consoli - musica di Tiziano Ferro)



Già Natale, il tempo vola
L’incalzare di un treno in corsa
Sui vetri e lampadari accesi
Nelle stanze dei ricordi
 

Ho indossato una faccia nuova
Su un vestito da cerimonia
Ed ho sepolto il desiderio

Intrepido di averti a fianco
 

Allo specchio c’è un altra donna
Nel cui sguardo non v’è paura
Com’è preziosa la tua assenza

In questa beata ricorrenza
 

Ad oriente il giorno scalpita e non tarderà

Guarda l’alba che ci insegna a sorridere
Quasi sembra che ci inviti a rinascere
Tutto inizia, invecchia, cambia forma
L’amore, tutto si trasforma
L’umore di un sogno col tempo si dimentica


Già Natale, il tempo vola
Tutti a tavola che si fredda
Mio padre con la barba finta

Ed un cappello rosso in testa
 

Ed irrompe impetuosa la vita
Nell’urgenza di prospettiva
Già vedo gli occhi di mio figlio

E i suoi giocattoli per casa
 

Ad oriente il giorno scalpita
E la notte depone armi e oscurità

Guarda l’alba che ci insegna a sorridere
Quasi sembra che ci inviti a rinascere
Tutto inizia, invecchia, cambia forma
L’amore, tutto si trasforma
Persino il dolore più atroce si addomestica


Tutto inizia, invecchia, cambia forma
L’amore, tutto si trasforma
Nel chiudersi un fiore al tramonto si rigenera

mercoledì 20 ottobre 2010

Consiglio per la sopravvivenza

Dare sempre ragione ai matti, agli informattici e, soprattutto, ai mattemattici.

martedì 19 ottobre 2010

Succose notizie per i consoliani (e non)

Nuovo singolo di Carmen in radio a partire da questo venerdì: si tratta di Guarda l'alba, un brano ancora inedito scritto in collaborazione con il chiacchierato Tiziano Ferro. Sarà un duetto? Chissà.
La notizia ancor più bella è che il singolo anticipa l'uscita della prima raccolta del meglio di Carmen, buona occasione per chi ha la curiosità di entrare nel mondo di un artista che ancora non conosce. Il Best of verrà pubblicato a metà novembre e porterà il titolo di uno dei suoi brani che più amo, Per niente stanca.
Non si fa: tutte 'ste sorprese all'improvviso mi fan venire la tachicardia.

lunedì 18 ottobre 2010

Leyla (...dal secolo scorso)

Sono in coda alla cassa della libreria (uh! sai la novità!) e mi gingillo all'idea di aver finalmente trovato il regalo perfetto per il compleanno tondo della mia amica Maya. Tra me e la commessa c'è solo una donna, capelli neri, vestiti neri, con la figlioletta di cinque/sei anni che le svolazza vispa attorno lanciando gridolini. Quando la commessa le consegna la ricevuta, la donna ringrazia e si volta. Per un attimo, per puro caso, ci guardiamo negli occhi. Resto lì, secco: la conosco? Oddio, la conosco. Ma quando realizzo che quella donna è la mia migliore amica del liceo che non vedevo da dieci anni, e che quella bambina è sua figlia, loro sono già fuori dalla libreria e la commessa mi guarda come fossi ebete. Ed in quel momento mi ci sento: ebete, vecchio, irrealizzato. In una parola: inutile.

sabato 16 ottobre 2010

Memorie dal secolo scorso

1992. In un albergo, un gruppetto di liceali al primo anno, in gita scolastica, sta bivaccando sulla moquette verde del corridoio di un albergo, in attesa dell'ora di cena.
Steffy, dopo essersi guardata attorno, chiede: "Ma che fine ha fatto Fotter?"
Edgar: "L'ho visto chiudersi in bagno dieci minuti fa."
Steffy: "Allora si starà facendo una sega!"
Edgar: "Oddio, spero di no. Ho lasciato un maglione in bagno, non vorrei puzzasse..."
Steffy, alquanto interdetta: "Un maglione...!? Puzzare...???"
Edgar: "Comunque non credo si stia facendo una sega: è da solo."
Steffy: "Perché? Tu le seghe le fai in gruppo?"
Edgar: "Io non le faccio... ma pensavo che fosse più fico farle in gruppo... Mi sbagliavo!?"
In realtà, a quattordici anni compiuti, non avevo nemmeno idea di cosa stessi dicendo. Non che non avessi idea di cosa fosse una sega, solo che non sapevo che venissero chiamate così. Ed all'epoca ero convinto che sega fosse un sinonimo di canna, e che una canna non fosse altro che una sigaretta  fumata in compagnia.
Sentivo i miei compagnio di scuola parlare di seghe e di canne con la medesima disinvoltura e, pur non capendo, non facevo troppe domande per non sembrare completamente fuori dal giro. Del resto, passavo gran parte del mio tempo extrascolastico davanti alla tivù (e nei primi anni Novanta, ancora non si parlava di seghe e si parlava poco di canne in tivù, almeno nel pomeriggio) e quando mi incontravo con gli amici, andavamo per la campagna in bici, guardavamo ancora la tivù, parlavamo poco e raccontavamo un sacco di barzellette sporche che ci facevano ridere semplicemente perché non le capivamo.
Ma ho visto scorrermi davanti gli occhi il ricordo di quella sera del 1992, ieri quando Camelia, parlando delle parolacce udite fuori da una scuola elementare, mi raccontava di essere rimasta sconvolta quando sentì per la prima volta usare da un suo coetaneo la parola cretino in prima media, avendo ella frequentato le scuole primarie in un istituto gestito da suore.
Ecco, d'insulti ne smoccolavo già parecchi quando andavo alle medie, ma confesso che arrivai in prima liceo senza saper distinguere una sega da una canna. Ecco perché sono mezzo ciecato.

giovedì 14 ottobre 2010

Ripasso

...per il sushi, per i ravioli cinesi, per la crema di nocciole e per la crema pasticciera, per la Coca-Cola nella bottiglia di vetro (perché ha un sapore diverso da quella nella bottiglia di plastica e da quella in lattina), per le mattinate fredde al calduccio sotto le coperte e per gli acquazzoni serali al riparo sul mio balcone, per il profumo dell'erba tagliata e per i tanti colori chiusi in un unico tramonto, per le autostrade di notte con l'autoradio al massimo e per il mare d'inverno con la sabbia bagnata sotto i piedi nudi, per il panorama del Lago di Garda visto dal Monte Baldo e per quello di Verona vista dal Santuario della Madonna di Lourdes,  per Harry ti presento Sally, per tutti i film di Ozpetek, per almeno un romanzo di Stephen King, per le poesie di Emily Dickinson e per le strisce dei Peanuts, per il video di T'appartengo su YouTube, per le canzoni di Carmen Consoli (ovviamente!), per quelle di Battisti e per Nothing but di Skin, per il sogno d'incontrare di persona Rupert Everett, per il pelo sul ventre piatto di qualche bel ragazzo, per la fellatio (attiva e passiva), per il ricordo del mio primo bacio e per il bacio che non ho ancora dato, per il modo in cui TopO si storpia il nome e per il modo in cui scalcia e ride quando gli solletico la pancia, per il giorno delle mie nozze.

giovedì 7 ottobre 2010

Il Genio - AMORE CHIAMA TERRA

(musica e testo di Alessandra Contini e Gianluca DeRubertis)



Stupidi i tuoi tabù
Stupida se ti lascio tu
Sorrido tanto tu sciovinista sei
Prego, puoi darmi del Lei
Gioca un po' e capirò subito cos'è la noia
I tuoi golf a doppia V, double face, li lavi tu

Ohoh ti amo però
Ohoh però che noia
Ohoh mi sembri un robot
Ohoh sei pallido

Gli indici volti al Polo Nord
Indico la mia indolenza
Tanto è troppo e poco è
Sei ridicolo, sai che c'è che...

DO di petto eppure tu
Vieni a letto, non ci vengo più
Se ti manco mancherò
Sei depresso, presto ti dirò che

Ohoh ti amo però
Non è il pianeta giusto
Ohoh mi sembri un robot
Andrò in un altro posto

martedì 5 ottobre 2010

Le cose che (non) dici


Domani, su VanityFair e su Repubblica.

My sliding doors

Le porte a vetri scorrono ed entro nello store del mio fornitore di cultura ufficiale. Al piano terreno, quello dei computer, dei telefoni e delle macchine fotografiche, c'è la solita ressa del sabato pomeriggio. Percorro il piano con il passo più veloce che posso, cercando di schivare i bambini che corrono da una consolle della PlayStation all'altra, cedendo il passo solo a chi mi appare ancora capace di abbozzare un sorriso di cortesia, perché ho passato gli ultimi quindici minuti a prendere spallate da orde di passeggiatori coi borselli gonfi cui nessuno ha mai spiegato le leggi della incompenetrabilità dei corpi al di fuori di un talamo.
Finalmente arrivo alle scale e le scendo senza gettare una seconda occhiata al maxi-schermo piatto che proietta una qualche scena di Alice in Wonderland. Il piano interrato è la mia meta: libri, musica e film. Aspetto da giorni l'occasione per passare a prendere l'ultimo album degli Skunk [che, per inciso, a due giorni dall'acquisto non ho ancora trovato il tempo per ascoltare] e scopro con inconfessabile piacere che, al prezzo di un comune album, nel package è compreso un secondo dischetto con videoclip, filmati dal vivo e backstage vari.
Al piano interrato non c'è folla, soprattutto nel reparto libreria. Mi trattengo molto oltre lo stretto necessario, come sempre, e mi concedo il tempo di accarezzare con lo sguardo gli scaffali. Gli occhi ed il caso mi fanno scoprire copertine colorate, titoli intriganti, autori più o meno noti all'ultima uscita editoriale. Mi soffermo davanti ai fumetti: la serie di raccolte [quasi] tascabili delle strisce di Schultz non c'è più, mi rassegno senza troppo dolore all'ennesima collezione incompiuta e prendo a saggiare quella che probabilmente sarà la mia prossima ossessione a fumetti.
Poco più tardi, davanti alla selezione di letteratura straniera, scopro al mio fianco un ragazzo piuttosto carino. Ho la sensazione netta che ci si guardi reciprocamente con la coda dell'occhio, entrambi con il naso insù a fingere di interessarci allo scaffale più alto. Succede sempre più spesso ormai che mi inventi che qualcuno mi noti in mezzo a tanti: nel momento in cui realizzo che la mia fantasia sta per partire al galoppo, ho una repentina ed intima  reazione di scazzo e giro i tacchi.
Torno al settore musicale. In una delle colonnine per gli ascolti, sta girando il CD di Anna Oxa appena uscito, Proxima. Ho un inconscio debito nei confronti dell'artista albanese, probabilmente per le tante serate trascorse "obbligato" ad ascoltare in ripetizione i suoi album; perciò, quando la vedo ammiccare futurista dal frontespizio del CD, avverto una sorta di richiamo/repulsione assimilabile all'odore della sigaretta per un fumatore che non sottosta al vizio da anni. Così infilo le cuffie e volto le spalle alla sala, per fingere tra me e me di non assomigliare ad un concorrente di una cattiva replica di TeleMike; ascolto la voce familiare di Anna, passo in rassegna velocemente qualche brano, poi invece mi lascio catturare ed incantare dal secondo album della colonnina, che sa di romanticismo d'annata e di cartone animato e non riesco a smettere di battere il piede e di dondolare la testa: finisce dritto nel mio cestellino della spesa.
Non mi resta che il reparto dei film. In verità non ho nemmeno voglia di sostare troppo, ma sono lì che spulcio le ultima uscite in DVD dei più trendy registi italiani ["Ce l'ho, ce l'ho, faccio anche senza, ce l'ho, non c'è ancora"] che ecco riappare il ragazzo del reparto libreria. Indugia ed indugio anch'io. Più forte di me, mi pare che mi tenga d'occhio eppure so che non è vero.
Ha una pila di libri non comune sotto il braccio, appoggiati al fianco; sull'altro fianco si poggia un borsello con ampia tracolla. Lui è abbronzato, moro, non si rade da un paio di giorni. Jeans, scarponcini ed un giacchino da mezza stagione sopra un maglietta a righe scure. Già lo adoro. Obiettivamente non è un adone, ma è caruccio quanto basta perché possa piacere a me. Affatto secco, e basso esattamente quanto piace a me. Ho già detto che lo adoro?
Mi trattengo davanti alla colonna dei titoli che cominciano per A e continuo a spiare con la coda dell'occhio. Ho la mia camicia migliore, il giacchino quasi nuovo, ma sono conscio di non suscitare attenzioni particolari; eppure niente mi leva dalla testa che lui stia ricambiando l'interesse. Mi piego sulle ginocchia, che per la prima volta da secoli, graziadio!, non emettono quello spaventoso crock da articolazioni artritiche, e cerco invano il DVD di Another Country; sosto davanti ad A Single Man, torno sulla filmografia di Ozpetek; lui non si allontana. La nostra è una danza, ed io comincio a divertirmi.  Lo spio da dietro lo scaffale degli horror; lui davanti alla vecchia Hollywood continua a voltarsi verso di me. Non voglio crederci ma non posso fare a meno di convincermi piano piano che mi stia puntando. Inizio a sentirmi veramente galvanizzato, non molla il pressing e quando torno sui miei passi lui indugia e mi aspetta. In un paio di occasioni ci guardiamo direttamente.
Ovviamente strafaccio, esagero, lo estenuo. Ad un certo punto, con la coda dell'occhio lo vedo scattare nervoso, ed un attimo dopo non c'è più. Sembra finita ma pazienza!, tanto il rimpiattino è stato tutto nella mia testa e per un po' è stato appagante.
Salgo per le scale mobili. E lo trovo alla cassa. Mi metto in coda dietro a lui, in mezzo solo un'insignificante quarantenne slavata con la figlia più slavata ed insignificante di lei. Lui mi ha visto, ha un fare nervoso che prima non avevo notato: forse mi ha preso per uno stalker [forse lo sono...] e forse comincia ad aver timore. Poggia la sua pila di libri, la commessa li passa uno per uno, lui paga. Lo guardo allontanarsi ed uscire. Dietro il vetro che si richiude, si ferma e si volta, mi guarda ancora e s'incammina verso destra.
La commessa è veloce, anche troppo. Quando arrivo davanti alla porta scorrevole, so che se uscendo mi voltassi a destra lo vedrei ancora non troppo lontano.
Il vetro scorre. E a testa bassa mi fiondo a sinistra: non voglio certo una denuncia per stalking.
Ma se gli fossi andato dietro? Se lo avessi seguito davvero, e non solo con un volo di fantasia...? Se fosse stato davvero dietro l'angolo ad attendermi, se avessi avuto il sangue freddo di fargli un cenno, dirgli "Ciao, non pensare male ma... ti va di cenare insieme? Conosco un ristorantino cinese qui dietro, e voglio che mi racconti tutto di te. Sei davvero caruccio. Dopo cena, ti accompagno fin sotto casa. E se vuoi, possiamo anche salire da te insieme..."

sabato 2 ottobre 2010

I casi miei

Il weekend è sempre un po' una tragedia e financo una perdita di tempo se non mi prefisso degli obiettivi. Perciò...
Nelle prossime due ore devo: trovare almeno nove metri quadri di carta da regalo con i pupazzetti; riprendere i contatti (via segnali di fumo o Facebook?) con mia sorella per sapere a che ora trovarmi domani allo stadio dove si terrà l'evento clou della stagione; fare un salto dal mio fornitore ufficiale di cultura per reperire l'ultimo album dei redivivi Skunk Anansie e magari il numero mancante alla mia nuova collezione di fumetti dei Peanuts.
E poi, più tardi, prima che faccia buio e prima di cominciare ad organizzarmi la serata [e dopo esser passato a raccogliere le more], possibilmente far correre la scopa per gli angoli del soggiorno che, piuttosto che i gatti, per casa ormai ho delle tigri coi denti a sciabola...