lunedì 18 ottobre 2010

Leyla (...dal secolo scorso)

Sono in coda alla cassa della libreria (uh! sai la novità!) e mi gingillo all'idea di aver finalmente trovato il regalo perfetto per il compleanno tondo della mia amica Maya. Tra me e la commessa c'è solo una donna, capelli neri, vestiti neri, con la figlioletta di cinque/sei anni che le svolazza vispa attorno lanciando gridolini. Quando la commessa le consegna la ricevuta, la donna ringrazia e si volta. Per un attimo, per puro caso, ci guardiamo negli occhi. Resto lì, secco: la conosco? Oddio, la conosco. Ma quando realizzo che quella donna è la mia migliore amica del liceo che non vedevo da dieci anni, e che quella bambina è sua figlia, loro sono già fuori dalla libreria e la commessa mi guarda come fossi ebete. Ed in quel momento mi ci sento: ebete, vecchio, irrealizzato. In una parola: inutile.

3 commenti:

Gan ha detto...

Coraggio, succede un po' a tutti noi.
Io quando incontro miei coetanei con mogli e figli al seguito in versione Mulino Bianco, per venirne fuori immagino perfidi retroscena.
Tipo lui che va a trans, lei che gli ruba i soldi per mantenere l'amante disoccupato e rumeno, i figli che odiano entrambi i genitori, si fanno le canne e militano in una setta satanica.
Aldo Busi scrisse che l'omosessualità è il nulla fine a se stesso, l'eterosessualità il nulla a procedere.

Edgar ha detto...

Ma sei tremendamente perfido!
Mi piace...

Gan ha detto...

E pensa che non ho neanche raccontato dell'amante disoccupato e rumeno. E non ho detto che il cornuto che va a trans è un dirigente della Lega!