Memore di un post letto recentemente sul blog della Selvaggia Lucarelli, venerdì sera mi sono collegato a YouTube, ho digitato "nodo alla cravatta" e, grazie ad un filmato croato - quindi, apprendendo direttamente dai discendenti dell'inventore - ho annodato il mio primo nodo di cravatta attorno al collo.
Splendido. Una giornata epocale... Ma non è che il prologo.
Sabato mattina sveglia alle 8 e, mentre faccio colazione, scopro che stanno dando in Tv alcuni episodi dello spin-off di Friends, quello con Matt LeBlanc unico protagonista superstite. Resto incantato davanti allo schermo come un bambino cui venga raccontata la sua favola preferita. Certo, Friends è un'altra cosa, questo telefilm vale un sesto dell'altro, ma ha il potere di farmi giungere alle 9 ancora in mutande.
Mi desto all'improvviso e mi ricordo perché ho puntato la sveglia di sabato. E non si tratta di andare in Posta. Mi resta solo mezz'ora per fare la doccia, vestirmi di tutto punto ed infilarmi in auto. Il mio tabellino di marcia è rovinato fin da subito: mi sento come Hugh Grant in Quattro matrimoni ed un funerale, con la differenza che la sveglia ha suonato; son io che funziono malamente...
Esco di casa ed inspiegabilmente, per strada, trovo il traffico dell'ora di punta del lunedì mattina. Non me ne capacito ed impiego più di mezz'ora per raggiungere il lago. Quando arrivo, nessuno degna di un'occhiata il mio bel nodo di cravatta, nessuno fa caso che non ho dovuto chiedere a Papà di finire di vestirmi. Sono tutti immusoniti per i miei dieci minuti di ritardo.
M'immusonisco di riflesso, perché né Mamma né Papà negli ultimi tre giorni s'erano presi la briga di telefonarmi per avvisare che Zio6 e Zia2 con il marito Zio2.a ci avrebbero fatto da guida per il viaggio in auto fino all'AmenaCittadinaSulFiume dove la Cugina1.3 (cui d'ora in avanti per comodità farò riferimento come "la Sposa") ha scelto di celebrare le proprie nozze. Quindi i musi lunghi ad accogliermi sono almeno cinque. Ma io tra l'altro ancora non lo so, perché solo dopo il primo chilometro di viaggio, la mia fantastica mamma mi dice di rallentare ed accostare per lasciar passare l'auto di Zio6 con gli altri a bordo, perché ci faccia da battistrada. Sempre puntuale e precisa la mammina, che in effetti è nota in tutta la mia grande famiglia - chiamata anche tribù dei MusiLunghi - con il nome indiano di LImportanteèCheLoSoIo ESeVoiNonLoSapeteNonèProblemaMio. Comunque nessuno mi porterà più il muso quando un'ora pià tardi - passate già le 11, ora d'inizio della celebrazione - le nostre due auto staranno ancora vagando invano ai bordi dell'AmenaCittadinaSulFiume, incapaci di raggiungere il campanile che si vede distintamente alla nostra destra, poi alla nostra sinistra... alle nostre spalle... alla nostra destra... di nuovo alla nostra sinistra...
Fanculizzando lo Zio6 (il cui nome indiano potrebbe essere SonoLUnicoDellaMiaGenerazioneCheHaFattoLeScuoleMedie PerCuiNessunoNeSa+DiMe), mi porto alla testa della piccola carovana e, memore del Principio del Labirinto per cui, svoltando sempre a destra, prima o poi si guadagna l'uscita - o qualcosa del genere, ma comunque così ha funzionato - raggiungiamo la piazzetta ai piedi del campanile ed entriamo in chiesa in tempo per l'omelia del celebrante. Il quale celebrante - chiamato anche prete per comodità - dopo aver fanculizzato (ma con garbo) i fotografi, i cui spostamenti continui lungo le navate gli confondevano le parole ed i pensieri, faticava non poco a condurre in porto il suo bel discorso con il simpatico accento romagnolo e con la bocca impastata, lasciando i presenti nel dubbio che a confondere pensieri e parole fossero piuttosto salame e lambrusco, che doveva essersi fatto a colazione.
Intanto io mi guardo attorno, focalizzando le presenze ed i forfait. La mia divina Sorella ed il marito non ci sono: hanno altri due matrimoni cui presenziare contemporaneamente (del resto giugno, si sa, è il mese delle spose e, se una sposa vuole che tutti gli invitati siano presenti, può sempre scegliere di sposarsi a novembre). Delle tre figlie di Zio6, ora le uniche tre zitelle superstiti nella tribù, è presente solo Cugina6.2, in quanto Cugina6.1 è scesa al sud con la madre Zia6.a per una cresima, mentre Cugina6.3 è indisposta o qualcosa del genere: sapete, una di quelle scuse che le ragazze a scuola tiravano in ballo quando non avevano voglia di mettersi i calzoncini e giocare a pallavolo in palestra, ed il professore d'educazione fisica scuoteva la testa ed alzava il sopracciglio con rassegnazione.
Comunque, per tagliarla corta, gli zii della Sposa ci sono tutti, manca una buona parte dei cugini, ma ci sono un sacco di prozii e di cugini in seconda. A far numero comunque, sarebbe bastata la famiglia ristretta della Sposa, che ha due sorelle più grandi entrambe sposate da tempo immemore: la più anziana, la leggendaria primigenia Cugina1.1, è addirittura nonna di tre nipotini - da cui si può evincere facilmente perché il precedente nome indiano della Sposa, fino al giorno innanzi, era "TardonaSenza+SperanzaDiBiancoVestire".
E mentre mi guardo attorno, trovo già un buon motivo per cui sono valse la levataccia sabatina ed il ricongiungimento familiare: uno dei fotografi è un figo da spavento, trentenne, capello nero, carnagione scura, orecchino ad entrambi gli orecchi e pantalone con cavallo alle ginocchia, che in genere mi fa tanto ridere ma addosso a lui era da monumento. Peccato che lui sia troppo occupato per notarmi, ma io l'ho notato (c###o se l'ho notato!).
Intanto, scambio degli anelli, promesse, blablabla, lancio del riso, lancio del bouquet (cui personalmente non avevo mai assistito dal vivo; credevo fosse un'usanza esclusivamente cinematografica)... Di nuovo in auto verso il ristorante, e stavolta guido io la carovana.
Pranzo... la Sposa ha assegnato i posti a tavola perciò - cosa in cui mai avrei osato sperare - mi smarco di Mamma e Papà e di tutti gli Zii in un colpo e prendo posto alla tavola dei Cugini. E tra loro sono un mito perché, a parte la già citata Cugina6.2, i presenti sono tutti già sposati (con prole affidata a qualche baby-sitter per un giorno) e soprattutto perché io sono l'unico che ha lasciato la casa dei genitori da scapolo. Ed ora che ho trent'anni e qualcosa della vita e del mondo la conosco anch'io, è finalmente piacevole stare in loro compagnia, rinverdire il passato e parlare di progetti e prospettive.
Arriva il break pomeridiano ed io, a dispetto di ogni mia più rosea aspettativa, non ho ancora alcuna voglia di fuggire. Gli invitati si riversano fuori dal ristorante, collocato in un borgo pittoresco che attira visitatori e sposini anche da lontano; e mentre i nostri sposi posano per l'album - e fa la sua ricomparsa il magnifico fotografo - gli ospiti si deliziano in una passeggiata tra mulini e canali. A deliziarsi saranno poi solo i Cugini, dato che gli Zii hanno tutti problemi di circolazione, menischi stracciati, ginocchia bioniche e bastoni...
Si rientra per la cena, che fila via liscia come il brodo di tartaruga che non c'è stato servito; ed alle 21 i convitati vengono cacciati dai tavoli e deportati nella sala da ballo interrata, dove (finalmente!) la famiglia dei MusiLunghi ritrova la propria anima kitsch, che era tanto mancata alle nozze della divina Sorella e sembrava sul punto di essere assente anche da quest'occasione.
E così via ai pettegolezzi ("la Sposa e lo Sposo, poverini, si sono conosciuti via Internet... sennò sai quando trovavano qualcuno...!"); all'esibizione di ballo romagnolo del gruppo minorile del NipoteDellaSposa, alias FiglioDiCugina1.2.1; e poi via libera alla serata danzante, con la vocalist che "finalmente!" - esclama lei - ci regala prima un interminabile medley dei Ricchi&Poveri e quindi il sospirato medley di samba-da-trenino.
Che splendida serata... che si conclude qui perché Mamma è stufa orba e vuol essere riaccompagnata a casa.
Per fortuna ho fatto sparire la multa per divieto di sosta dal cristallo prima che Mamma o Papà la potessero vedere, altrimenti sai che bel viaggio condito di mugugni e macumbe...
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