lunedì 17 novembre 2008

Ciao

Fino a qualche ora fa pensavo di stare lontano dal blog per qualche giorno. Non per farmi desiderare, bensì perché, a meno di due settimane al traguardo dei 31, sento dentro una forte voglia di fare le pulizie. E per fare le pulizie come vanno davvero fatte, occorre un po' di tempo che, non potendo sottrarre ad altre attività (quelle remunerative, per intenderci), bisogna che sottragga a quelle che svolgo per diletto.
Poi però ho letto questo articolo su Giorgia Passeri. Ora, per ricordarsi chi sia Giorgia Passeri bisogna avere più di venticinque anni e forse non più di trentacinque: Giorgia Passeri è stata la prima conduttrice di CiaoCiao, programma di Rete4 degli anni Ottanta che, prendendo a modello il cult BimBumBam, si proponeva d'intrattenere i bambini con gag, angolo della posta e siparietti tra un cartone ed un altro. Erano i tempi in cui CiaoCiao andava in onda subito dopo pranzo, se non ricordo male; poi si facevano i compiti e s'interrompeva alle 16 per riaccendere la tivù su BimBumBam ed insieme fare la merenda.
Della conduzione di Giorgia Passeri non ricordo molto, poiché ad un certo punto lei lasciò il programma per passare alla concorrenza, ovvero condurre Big! sulla RAI, che veniva trasmesso in contrapposizione a BimBumBam allo stesso orario e per lo stesso target di pubblico; ed io a quei tempi, esattamente come ora, preferivo di gran lunga i programmi targati Fininvest/Mediaset a quelli della Tv di Stato. Per principio.
Ma meglio di Giorgia, mi ricordo di Paola Tovaglia (qui nella foto, con il pupazzone Four), che approdò a CiaoCiao dopo di lei. Mi ricordo perfettamente della sua prima conduzione, del suo debutto in video. Perché allora per me era già un personaggio familiare. In particolare, familiare, a me e a tanti bambini di allora, era la sua voce: che era, tra tante altre, la voce della perfida Lavinia in Lovely Sara, del pestifero Jimmy in Pollyanna e della ginnasta Hillary nell'anime omonimo. E Paola era stata, come attrice, la maestra di Andrea nei telefilm della serie Licia, l'anime giapponese divenuto una longeva serie di culto prodotta qui in Italia, che aveva visto il debutto di Cristina D'Avena come attrice, accanto a tutta una generazione di conduttori tv per i ragazzi (oltre a Paola, Marco Bellavia, Carlotta Brambilla, Debora Magnaghi).
Mi ricordo con affetto e nostalgia di Paola. E subito dopo apprendo con un certo sgomento, con quindici anni di ritardo, che Paola non c'è più. Se n'è andata che non aveva ancora ventinove anni.
Se mi metto a far le pulizie adesso, con questo strano vortice di pensieri per la testa, finisco per perdere il punto. Bisogna che svisceri subito. Qui.
Perché accanto allo sgomento per un'amica persa di vista, ritrovata e subito perduta, c'è l'amara riflessione sulla tivù di oggi.
Nell'articolo Giorgia Passeri parla di un certo modo di far televisione che oggi non si usa più; lamenta la mancanza di uno spazio per i bambini, di un buco di fantasia ed educazione. E non si può darle torto.
I bambini di oggi non sanno cos'erano BimBumBam e CiaoCiao, non hanno potuto scrivere una lettera né hanno mai mandato un disegno a Uan o a Four, non hanno mai sentito nominare Uanathan o Manola. Pazienza -si potrebbe pensare- ogni generazione ha i propri personaggi ed i propri miti...
Ma in luogo di BimBumBam, sulle reti ed agli orari che una volta erano la fascia pomeridiana dei ragazzi, oggi va in onda Uomini e Donne; al posto degli ingenui e scanzonati pupazzi, si vedono i tronisti; invece che le letterine dei bimbi e i siparietti educativi di un giovane Bonolis, i bambini assistono alle urla sgangherate di un'emula di Karina Cascella ed ai vacui sguardi finto-sexy di una brutta copia di un già-di-per-sé vacuo Costantino.
Per carità, mai e poi mai leggerete qui strali lanciati contro Maria DeFilippi, di cui in sincerità apprezzo il ruolo di personaggio e di autrice tv (C'è posta per te, dite quello che volete, ma per me va citato tra i cult, e non posso vederne una puntata senza piangere a fiumi)... ma Uomini e Donne è una cagata pazzesca. Omuncoli e donnicciole che si fingono seduttori e fingono un amore al solo ed unico scopo di apparire in tivù, una beffa ridicola, una finzione sfacciata spacciata per sentimenti sinceri su cui si giura e spergiura.
E nel frattempo, Marco Bellavia, Carlotta Brambilla e Debora Magnaghi sono stati relegati alle televendite, i cartoni animati vengono mandati in onda intervallati solo dagli spot dei giocattoli, ai bambini non si parla nemmeno per un secondo di educazione, non li si invita alla fantasia e al gioco, li si lascia da soli a pascolare davanti ad uno schermo. Perché l'educazione di un bambino non è più un compito della tivù.
Ed il grosso guaio è che spesso anche i genitori lasciano i bambini a pascolare davanti ad uno schermo, come fa la tivù.
D'accordo, vent'anni fa molti genitori non erano tanto diversi. Lo dico per esperienza. Ma almeno era diversa la tivù.
Una volta c'era Paola.

3 commenti:

Rosa ha detto...

IO di anni ne ho 22 e le ricordo benissimo entrambe...
Che bello era Bim Bum Bam!!
Secondo me i bimbi di oggi pagano una generlae mancanza di investimento nell'immaginario, nella finzione costruttiva ed educativa.
Come se avessero prosciugato le fiabe che a noi venivano servite con la vita di tutti i giorni per addolcirla.
Forse così matureranno più in fretta, ma non saranno anche forse più aridi i loro sogni?!

Asa_Ashel ha detto...

L'altro giorno parlavo con mia cognata di mia nipote , 5 anni e mezzo, e mi sono informato se la sua passione per le Winx è ancora a livelli fanatici .
Mi risponde che " no, sembra essersi affievolita , adesso ha la fissa per un'altra serie, High school musical".
Ma non era un prodotto per pre-adolescenti ? Di questo passo chi li ferma più questi.

Mi è capitato in passato di perdere una persona cara e di saperlo dopo parecchio tempo .
L'effetto che si prova è strano , la tua vita procede e hai la sensazione che tutto quello che ti circonda ti segua, come se fossimo in qualche modo legati .
Poi scopri che qualcuno si è fermato e tu non te ne sei accorto, la cosa ti rattrista ma senti soprattutto la mancanza del tuo piccolo lutto, di quella fase di passaggio che ti permette di proseguire con il tuo cammino con naturalezza , dopo esserti fermato un po' a ricordare chi se n'è andato.

Gan ha detto...

Mi sembra si chiamasse Celestino, ma andiamo talmente indietro nel tempo che non ne sono affatto sicuro. Topo Gigio non era ancora nato, c'erano Calimero e Febo Conti che presentava "Chissà chi lo sa" , e il mago Zurlì e Richetto. Celestino era un topolino occhialuto, svagato, stralunato, imbranato e dolcissimo. Non so nemmeno se sapevo già camminare ( ho imparato a parlare prestissimo, ma tardissimo a camminare): lui fu il primo ad insegnarmi a conoscere la poesia.