martedì 30 dicembre 2008
Anna Perenna ed il perenne andare
Non sono mai stato un cultore della memoria: non ne ho mai fatto un culto, tantomeno l'ho mai coltivata.
Non mi piace guardarmi alle spalle e rivangare i ricordi; ho sempre proteso lo sguardo avanti, al futuro ed ai miei desideri. E se da un lato ciò talvolta mi ha reso difficile godermi l'attimo, il più delle volte coltivare un sogno mi ha aiutato ad andare avanti nel cammino della vita.
In particolare, quand'ero un adolescente timido e chiuso al mondo, schivo e sfuggente agli sguardi ed ai discorsi di adulti e coetanei, mi coccolavo delle mie fantasie. Mi immaginavo a trent'anni, uomo fatto, esperto delle cose della vita e dell'amore, con il mio bell'appartamento in città da condividere con un gatto e con un compagno, con un lavoro che sarebbe stato più una passione, ma mi avrebbe dato tante ma tante soddisfazioni.
Beh, oggi di anni ne ho trentuno compiuti. Ed ho un appartamento in città. Ma non ho il lavoro che mi appassiona. Non ho il gatto. E soprattutto no, non ho un compagno da amare e che mi riami.
A pensarci bene, solo tre o quattro anni fa ero molto più vicino a vivere quell'ideale che non oggi. La mia vita oggi somiglia anzi, più che mai, a quella che conducevo da ragazzo. Sono perfino tornato un po' a fare l'orso, a fuggire la gente e gli estranei. Pur avendo imparato sulla pelle quanto vale l'Amicizia, quanto mi fa stare bene condividere il tempo con chi mi è vicino.
Insomma, il percorso della mia vita sembra aver disegnato un cerchio. O meglio, una spirale. Comunque sia, qualcosa di circolare. Com'è nella natura stessa del tempo.
Il tempo torna e ritorna. Sembra che proceda dritto, lineare, imperterrito ed imperturbabile. Invece torna.
Al lunedì segue il martedì, al martedì segue il mercoledì e così via fino alla domenica cui segue un nuovo lunedì. Così come a gennaio succedono prima febbraio, poi marzo, aprile, e giù giù per il calendario fino a dicembre, cui succede l'ennesimo gennaio.
Lo sapevano bene i Romani, che veneravano una dea chiamata Anna Perenna, una vecchia signora che personificava il corso dell'anno ed il suo perpetuo rinnovarsi e che era un ciclo ed un riciclo fin nel nome di battesimo: Anna, femminile di annus, nome palindromo (e quindi circolare) per eccellenza, e Perenna, ovvero perenne, perpetua, infinita (e qual è il simbolo dell'infinito? un doppio cerchietto, no?!).
Il tempo torna. E ad ogni inverno segue la primavera, ad ogni fine succede un nuovo inizio.
E se è vero che in queste ultime settimane di fine d'anno mi sono voltato al passato tanto spesso quanto mai m'era capitato, se è vero che sono tornato a rimuginare su un amore finito, se è vero che mi sono ritrovato a rivivere nei versi di qualcun altro i rovesci della mia giovinezza, è anche vero che la fine di quest'anno (tutt'altro che horribilis) può segnare l'inizio di una nuova era.
Per me.
E per tutti coloro che accetteranno questi strani auguri di Buon Anno.
Trovate la vostra strada. Percorretela in lungo ed in largo. Non demoralizzatevi per un vicolo cieco, non scoraggiatevi se vi ritrovate al punto di partenza. Camminate. Non fermatevi mai, perché ogni passo è un nuovo traguardo ed una nuova partenza. Perché ogni passo è un'opportunità in più per agguantare tutta la felicità che meritate.
lunedì 29 dicembre 2008
Di nuovo al lavoro - Il ritorno di Gargagnomolo
Preambolo 1 - Due o tre volte l'anno, in concomitanza con le festività natalizie, il Ferragosto e le maxi-promozioni fuori stagione di Costa Crociere, mi viene richiesto di sostituire il collega che presta assistenza quotidiana presso uno dei nostri migliori clienti e che se ne va in ferie. L'espressione migliore cliente è del tutto gratuita, dato che il cliente in questione, nella persona di Gargagnomolo, sta sulle tolle a tutti quanti. Ed ogni volta mi si fa convinto con moine e preghiere e giurando e spergiurando che sarà l'ultima volta perché "il cliente intende dismettere i nostri servizi", "ha già acquistato gli stessi servizi da terzi", "ormai non usa più nemmeno i nostri prodotti" e così sono anni che vado a lavorare qualche giorno da Gargagnomolo, scoprendo di volta in volta di avere nuove e misteriose incombenze. Ma "finché il cliente paga ed è soddisfatto..." non ci si pone il problema: si obbedisce e si va all'avventura.
Preambolo 2 - Sabato sera è stato riesumato il C.C.P.C./C.C.P.C. (=Circolo Cinema-Passeggiata-Cioccolateria/versione invernale, ovvero con il Congelamento Certune Parti del Corpo in omaggio), per cui con Maya e GianniDepp sono stato a vedere un film scelto a caso, in base all'orario ed alla disponibilità, con l'annessa carrellata preliminare di spot e lanci promozionali. Ora, si dà il caso che uno dei prossimi garantiti successi del botteghino sarà il film sui cagnetti delle dive di Hollywood, il cui promo ha come colonna sonora il noto (e devastante) motivetto...
Testo del post - Come diavolo faccio io a passare otto ore davanti allo schermo del PC (e sembrare un consulente serio ed affidabile) con un Chihuahua che mi canta, suona e balla in testa...?
Tanto più che il mio unico compito stavolta consiste nell'attendere l'arrivo delle richieste di consulenza via e-mail e che oggi non ne è arrivata neppure una.
Per fortuna che Gargagnomolo mi siede di fronte, perciò, se prima di pranzo mi sono svagato cercando di ricordare ed elencare mentalmente in ordine alfabetico i cinquanta stati degli U.S.A. (mettersi a giocare a solitario col PC mi pareva troppo brutto...), nel post-meriggio ho potuto deliziarmi cercando di indovinare cos'avesse avuto per pranzo Gargagnomolo, che ha trascorso quattro ore ad ispezionarsi gli spazi interdentali, dapprima con la lingua, poi con l'unghia del pollice e solo dopo la terza ora di fatiche con uno stuzzicadenti miracolosamente raccolto da un cassetto della scrivania. Evviva... Uno spettacolo da popcorn.
Conclusioni - Oggi ho avuto un sacco di tempo per rimuginare sul passare del tempo... In fondo, il Capodanno, giorno di passaggio per eccellenza, s'avvicina. A grandi passi.
venerdì 26 dicembre 2008
Poesia poesia, sembra che non ci sia (più)...
Il giorno di Natale è appena trascorso, ma il caro buon vecchio Babbo Natale ha fatto giusto in tempo a portarmi un ultimo regalo: un nuovo blog e, soprattutto, un nuovo blogger da tenere d'occhio. Ecco Thrasùs ed il suo blog.
Chi mi conosce lo sa [oddio, sono mesi che sogno di postare questa frase: mi fa tanto sentire un'ex velina sopravvissuta all'Isola di Cayo Paloma...). Chi mi conosce lo sa: sono uno squallido romantico, onde ragion per cui, qui lo dico e qui lo nego, i blogger che compaiono nella mia lista, in qualche modo, possiedono tutti quanti un pezzetto del mio cuoricino. Chi un ventricolo, chi un tratto d'aorta...
E non è un caso se cito il cuore, mitologica sede delle umane passioni ed emozioni. Perché in questa notte fredda -non so da voi, ma stasera qui il vento ulula e la neve ha ripreso a cadere dopo giorni e giorni in cui la nebbia si alternava ad un timido sole- scoprire questo blog, scorrere a ritroso il filo dei pensieri di Thrasùs e leggere le sue splendide poesie, mi ha scaldato il cuore e catapultato indietro ai miei diciott'anni. Non solo mi ha emozionato da morire, ma mi ha ricordato che nessuno è solo, neppure quando vive la solitudine: nell'universo di menti e di cuori che popolano questo piccolo mondo, c'è sempre, da qualche parte, qualcuno che sta vivendo o che ha vissuto le nostre medesime emozioni, i nostri turbamenti, le stesse sofferenze e, perché no, la medesima gioia.
Thrasùs, dall'alto dei suoi diciott'anni (o giù di lì, suppongo) ha un gran bel dono: sa scrivere. Meglio, sa trasformare le emozioni in parole e le parole in immagini.
Lo confesso, questa è una dichiarazione d'amore. Per il suo blog e per le sue composizioni, s'intende. Ed in quanto vero amore, è cieco ed incondizionato.
Su una copertina di Vanity Fair di qualche anno fa su cui faceva bella posa Claudio Baglioni (che è la ragione per cui l'ho conservata ed ancora sotto mano -ecco che qui faccio ulteriore sfoggio della mia variegata formazione culturale), compare a lato anche una citazione di Fabrizio DeAndrè: "Fino a diciotto anni tutti scrivono poesie. Dopo, continuano a farlo solo due categorie di persone: i poeti ed i cretini". La trovo una verità assoluta: non per niente io ho smesso di scrivere poesie a vent'anni ed ho poi provveduto ad appiccare il fuoco a quelle sudate carte. Il giovane e timidissimo Thrasùs invece (io confido e spero) continuerà a scriverne a lungo: sarebbe un delitto se non lo facesse.
Perché tra i due, il cretino -siatene certi- non è mica lui.
giovedì 25 dicembre 2008
martedì 23 dicembre 2008
Oh Jesus!
Del terremoto emotivo che mi aveva scatenato l'ascolto di Older avevo già parlato in uno dei miei primissimi post. Certo non avrei immaginato che, la seconda volta che avessi inserito il Cd nel lettore, il terremoto sarebbe stato addirittura geofisico...
Sì, perché son convinto che nulla accada per caso. Quindi non è un caso che, nel momento in cui il silenzio scendeva nel mio appartamento alla fine dell'esecuzione dell'album, alle 16.30 circa, tutta l'Italia settentrionale sia stata scossa da un sisma di discreta intensità.
Non oso pensare cosa succederà la prossima volta.
Nel frattempo, visto che oggi siamo qui e domani potremmo non esserci (non toccatevi: mi riferivo semplicemente alla difficoltà ad accedere ad internet e blog vari durante l'acme del clima natalizio...), lascio qui i miei migliori auguri.
Possiate essere felici.
Ed anche se questo brano non ha granché di natalizio, in questo momento è quello che meglio esprime il modo in cui io vivrò queste feste.
domenica 21 dicembre 2008
Sopravvissuto
Stavate per liberarvi di me.
Temporaneamente, forse, ma la possibilità che sparissi dalla Rete per qualche tempo è stata concreta. Tutto a causa delle mie incompatibilità con il mondo delle scienze, della tecnica e dell'economia domestica.
Non chiedetemi per quale ragione, ma ieri, prima di uscire, mi è venuta la brillantissima idea di aprire il piccolo rubinetto sul lato del termosifone dell'ingresso di casa. Non so perché l'ho fatto: è un gesto che non ricordo di aver mai compiuto negli scorsi trentuno anni; vagamente ricordo di averlo visto compiere a Ma'ame Limpy quand'ero piccolo ed una volta al mio ex coinquilino non so più nemmeno quando.
Accertato che, girando la manopola, ne schizzava fuori dell'acqua (calda, maleodorante e d'uno sgradevole colore bianco), ho deciso d'impulso che non dovesse essere cosa buona e giusta e ne ho fatto uscire qualche abbondante bicchiere. Quindi ho infilato il mio cappottino e me ne sono andato.
Al mio risveglio stamattina (sì vabbe', era già quasi mezzogiorno, ma ciò non conta ai fini del racconto...), come d'abitudine, ho rigirato verso l'alto la manopola del termostato e, dopo abluzioni varie, pranzo, un po' di tivù, un po' di navigazione, mi sono reso conto di avere i piedini freddi. Ho infilato i calzettoni ed ho ripreso a navigare.
Dopo qualche altra mezz'ora, il mio cervello ha deciso di associare i miei arti infreddoliti alla temperatura dell'appartamento. Mi sono avvicinato alla caldaia (che è posta in un vano richiuso in legno scuro, nell'angolo accanto al porta-televisore), ho aperto l'antina ed ho scoperto la caldaia in blocco ed una simpatica luce rossa lampeggiante. E no, non era un augurio di Buon Natale.
Accanto all'indicatore luminoso, il display indicava una pressione di 0,6 bar. Informazione che mi è diventata utilissima solo nel momento in cui mi sono accorto di un adesivo sulla caldaia che mi suggeriva, in caso di luce rossa lampeggiante e pressione al di sotto di 1 bar, di provvedere IMMEDIATAMENTE a rialzare la pressione della caldaia, girando la manopola blu sotto di essa.
Turbato dalla perentorietà suggerita dal vocabolo IMMEDIATAMENTE, ho individuato la manopola blu ed ho provveduto. Ho quindi richiuso l'anta, confidando di essermela cavata brillantemente.
Il rumore di stille d'acqua che turbava in sottofondo la mia successiva navigazione, non sembrava particolarmente pericoloso... finché un rivoletto d'acqua puzzolente non ha cominciato a scendere a cascata dall'anta chiusa, mancando approssimativamente di mezzo centimetro la ciabatta elettrica cui in quel momento erano collegati il televisore, il caricabatteria del portatile, il caricabatteria del telefono e le lucette del presepio.
Troppa pressione, io suppongo...
Dopo aver staccato celermente qualsivoglia spina da qualsivoglia presa elettrica dell'appartamento e dopo aver spento la caldaia, ho provveduto a riportare i bar ad un livello ottimale, giostrandomi tra la manopola blu e la manopola del termosifone.
Ho bisogno d'un uomo vero in questa casa: un uomo che sappia come si manutiene un appartamento di 80 metri quadri, e che abbia un sano rapporto con le manopole di ogni ordine e grado. Lo infilerò in cima alla lista da faxare a Babbo Natale.
sabato 20 dicembre 2008
Il Natale è vicino
Due sono le cose che odio del Natale: la prima è il panettone, la seconda è il torrone morbido.
Le odio perché non so proprio dire di no...
Eh sì, lo so: essendo di Verona, dovrei tenere in conto il campanilismo e preferire il classico pandoro veronese. Ma quando si tratta di dolci, preferisco quelli che dentro nascondono canditi ed uva passa. Esattamente come quando si tratta di uomini...
giovedì 18 dicembre 2008
In principio... non era il principio
Chi avesse scorso questo blog e letto qualcuno dei post che mi sono usciti dalla pancia, potrebbe essersi fatto l'idea che io sia un convinto comunista anticlericale. E sarebbe in errore.
Errore certo perdonabile, ma no: io non ce l'ho con la Chiesa né ho fermissime convinzioni politiche.
Anzi, sono convinto che la Chiesa abbia operato ottimamente (in alcune epoche ed in alcune circostanze), fornendo all'umanità ottimi esempi: santi, martiri e sacerdoti che hanno dato tanto alla storia ed alla civiltà. In passato, però...
E per quanto riguarda la politica, sono tutt'altro che convinto della bontà della classe politica italiana attuale, di uno schieramento come dell'altro. Tanto che se scoppiasse accidentalmente un incendio in Parlamento o in Senato e nessuno ne uscisse vivo (Rita Levi Montalcini a parte), mi sentirei tutt'altro che addolorato -ma ho parlato d'incidente, non di colpo di Stato, veh!
Tuttavia, quello che mi sconquassa le interiora, ciò che mi induce a scrivere di pancia, essenzialemente è una cosa, ed una sola, e sempre quella: che nel nome di un Principio, per quanto nobile ed eccelso esso sia, un solo essere umano debba morire o soffrire infinitamente.
Lode ai martiri, a tutti i martiri: ai martiri per la fede, ai martiri per la libertà, ai martiri per i diritti civili.
Ma il concetto di martirio implica una convinzione personale, indica la volontà di sacrificarsi.
Non si può -ripeto: NON SI PUÒ!- e non si deve -ribadisco: NON SI DEVE- per alcuna ragione, in nome di nessun principio, permettere, tantomeno pretendere, che siano gli altri (gli innocenti...) a patire l'inferno in terra.
Quando si parla di malattie terminali e dell'incredibile voglia di vivere di alcuni malati terminali, che non intendono darsi per vinti e lasciarsi morire, io non posso che commuovermi ed applaudire. Ma queste splendide persone (che magari sono completamente immobilizzate, ma riescono a comunicare con il mondo circostante tramite il battito delle palpebre o la mobilità di un unico dito) sono ancora capaci di decidere, sono vive, e che Dio le benedica e le abbia in gloria.
Ma in altri casi, come quelli di un coma irreversibile ininterrotto da diciassette anni, queste persone sono già state private della loro vita da un destino spietato. E della dignità da altri uomini.
Abbiate pietà, almeno voi che per vocazione dovreste essere pietosi. State zitti.
lunedì 15 dicembre 2008
Uno spiacevole espisodio visto da tre diverse angolazioni
Ovviamente, quello che spiace è che l'abbiano mancato di netto...
Viale del Tram(onto)
Nel pomeriggio di sabato sono stato al tradizionale Mercatino di Santa Lucia, che, per chi non ne fosse a conoscenza, è una santa particolarmente venerata a Verona, dove le è dedicato un intero quartiere. Qui a Verona, come in alcune zone del Lombardo-Veneto e dell'Emilia, Santa Lucia si sostituisce addirittura a Babbo Natale ed alla Befana, e porta ai bambini i dolcetti e i giocattoli. Ed anche perciò, nei giorni che precedono il 13 dicembre, in Piazza Bra, davanti all'Arena e al Municipio, da tutta Italia, isole comprese, arrivano le bancarelle con dolci, ceramiche, giocattoli, sciarpe, calzettoni e chincaglierie di ogni genere.
Dopo la passeggiata, benedetta da una pioggerellina insistente, me ne sono ritornato verso casa in autobus. Il mezzo era pieno, per cui me ne sono rimasto tutto il tempo nello stretto corridoio, appeso a qualche maniglione, ad origliare i discorsi degli altri passeggeri.
Dapprima un gruppo di ragazzetti sui quindici anni, seduti in fondo all'autobus, che si vantavano del numero delle note sul registro che si erano meritati a scuola per il loro comportamento poco ortodosso. Ed io che tra me e me pensavo: "Bravi, bravi... si vede proprio che i genitori a casa non vi legnano a dovere".
Successivamente, la mia attenzione s'è spostata su due graziose ragazzine, di uno o due anni più grandi, entrambe ornate del cappellino rosso da Babbo Natale appena acquistato al Mercatino, che s'intrattenevano col classico compagno di studi secchioncello che attirava tutte le mie simpatie: "Che caruccio, che bei modi e che bell'eloquio" pensavo, "Questo sì che farebbe la gioia di ogni mamma".
Sì insomma, tutto questo per dire che -me ne sono reso conto a posteriori, con somma rassegnazione- comincio di già ad elaborare i pensieri come una zitella avviata lungo il viale del tramonto...
Carmen Consoli - Geisha
Quest'esibizione live è andata in onda a Che tempo che fa la sera del 30 novembre. Io non ero davanti al televisore, ma lo considero comunque un graditissimo regalo di compleanno fatto a me medesimo da Fabio Fazio, che -casualità!- ha festeggiato il proprio genetliaco lo stesso giorno.
Geisha poi è tra le mie fonti d'ispirazione: non sogno altro che prostrarmi ai piedi del mio uomo (vabbe', quando ne avrò uno, s'intende...) e sussurrargli: "Fai di me la tua umile serva, fai di me la tua gay-sha!"
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mercoledì 10 dicembre 2008
Ornella Vanoni & Carmen Consoli - L'appuntamento
Ecco qui il duetto di cui già tanto ho scritto in precedenza. Io trovo che il connubio tra le voci di queste due Signore sia semplicemente sublime.
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lunedì 8 dicembre 2008
Presepiando
Tradizionalmente a casa dei miei, il weekend dell'Immacolata segnava l'apertura della stagione natalizia: si scendeva in cantina, si tiravano fuori i pacchi con sopra scritto a pennarello rosso "presepio" e "addobbi" e si passava un pomeriggio intero a trasformare a tema la casa.
Ora che vivo per conto mio, l'operazione è durata giusto un'oretta, e nell'immagine sopra è possibile intuirne il risultato.
Lo so, è un presepe piccolo ed essenziale, ridotto ai minimi termini, senza stella e senza cori angelici, senza lavandaie e senza mulini, ma a me piace così.
Lo so, il Bambinello andrebbe collocato solo il giorno di Natale ed i Magi solo all'Epifania, ma a me piace così.
Lo so, le luci potrebbero essere posizionate meglio, potrebbero essere intermittenti o almeno almeno un attimo colorate, ma ho già scritto che a me piace così... e smettetela di rompere!
A me il presepe piace così. Punto.
venerdì 5 dicembre 2008
Post minimo
TopO è ancora (e lo sarà per sempre) il bambino più bello che abbia mai visto, anche se, da poco compiuti i due mesi, mangia quanto un ippopotamo adulto e perciò gli sono cresciute due guance tonte tonde tonde come le chiappe del David di Michelangelo...
Una faccia da culo, in sostanza. Tale e quale a zio.
martedì 2 dicembre 2008
Para(dia)bolica
In quel tempo, il Maestro era solito arringare le folle sulla corruzione della natura umana, sulla vanità delle ricchezze terrene e sulle perversioni dei Dotti del Tempio.
Mentre era intento in uno dei suoi più accesi sermoni dal pulpito situato in una piazza gremita, un piccolo tumulto si fece avanti da una strada laterale. Del tumulto facevano parte alcuni uomini armati di pietre, che trascinavano per i capelli una sventurata che urlava ed implorava soccorso.
Il Maestro fermò il proprio dire e mandò il discepolo che egli più amava perché scoprisse le ragioni di tanta ferocia. Il discepolo che il Maestro più amava si avvicinò ad uno degli uomini più facinorosi, gli chiese di fermare quello scempio e lo interrogò su tanta barbarie. Udito che ebbe la questione, posò il suo sguardo compassionevole sulla disgraziata e quindi si volse verso il Maestro, che nel frattempo era sceso dal pulpito e si era avvicinato al tumulto.
I facinorosi, vedendo il Maestro farsi appresso, presero a tacere, ed il più violento tra loro spinse con un calcio la misera donna perché si prostrasse ai piedi del Maestro. La folla tutta seguiva in silenzio e con sgomento quello che stava avvenendo.
"Maestro" disse il discepolo, atterrito. Il Maestro fermò il suo dire con un gesto della mano, e rivolto ai facinorosi, con voce tuonante chiese "Di qvale colpa accusate qvesta donna?"
"L'abbiamo sorpresa a giacere con un'altra donna. La legge dei nostri antenati vuole che ella sia lapidata in pubblica piazza" risposero quelli in una sola voce.
Il Maestro chinò lo sguardo sulla disgraziata, che piangeva rannicchiata ai suoi piedi. Quindi il Maestro si chinò sulle ginocchia, sputò in terra e nella terra bagnata prese a tracciare alcuni segni.
Il discepolo che il Maestro più amava si piegò sulla donna e l'aiutò ad alzarsi sui piedi, poi si rivolse al Maestro. "Maestro" lo chiamò, e di nuovo fu interrotto.
"La legge dei nostri antenati vuole che ella sia lapidata" ripeterono gli uomini del tumulto. "Non potete macchiare di sangue la terra dove predica il Maestro" disse una voce che s'era levata dalla folla che poco prima era in ascolto del sermone del Maestro. "Lo vuole la legge dei nostri avi" replicò un'altra voce dalla moltitudine.
"Maestro" chiamò ancora il discepolo, ed il Maestro alzò la mano perché egli tacesse, continuando a tracciare segni nella terra con le dita dell'altra mano.
"Cosa dobbiamo fare?" chiese uno del gruppo dei facinorosi. "Lasciate andare la poveretta. Banditela dalla nostra città, che vaghi sola nel deserto, ma non macchiatevi del suo sangue" implorò un'altra voce dalla moltitudine dei fedeli.
Il Maestro aprì al discepolo la mano con cui poco prima l'aveva fatto tacere, ed immantinente il discepolo gli porse un candido fazzoletto.
La misera, temendo la furia degli uomini che l'avevano trascinata per i capelli fino alla piazza, si guardò attorno, bramando la vista delle porte della città. Volse uno sguardo implorante verso il Maestro ed un altro alla folla, poi tentò la fuga.
Subito una pietra la colpì al centro della schiena, facendola rovinare a terra, ed il colpo fu tanto violento da mozzarle il fiato ed impedirle di urlare per il dolore. Una seconda pietra, scagliata dal mezzo del tumulto, la colpì alla spalla, e la donna riuscì appena a gemere. "Pietà" implorò la misera, mentre altre pietre le erano lanciate addosso e la colpivano. Urlava per lo strazio, e le sue urla rimbombavano nella piazza, insieme al rumore dello scempio delle sue morbide carni e delle fratture arrecate alle sue esili ossa. La pioggia di sassi non si arrestò, ed in breve quel che restava della donna non emetteva più un gemito, mentre la moltitudine mestamente s'allontanava non sopportando la vista di tanto orrore.
Il Maestro prese dalle mani del discepolo il bianco fazzoletto che gli era stato porto, e con quello ripulì dalla terra le scarpe di Prada che portava ai piedi, quindi si pulì le dita con le quali aveva tracciato segni nel fango. Il discepolo restò in silenzio, mentre osservava alcuni schizzi del sangue scarlatto della peccatrice che ora macchiavano il dorso della candida veste del Maestro.
"Che Dio abbia pietà di tutti foi", pregò tra sé e sé il Maestro.
"Che Dio ci perdoni", invocò il suo discepolo.
lunedì 1 dicembre 2008
Qualcuno ha detto "Ama il prossimo tuo quanto te stesso"
Non capisco in che modo questo precetto si sia trasformato in "Impedisci con tutti i mezzi in tuo possesso che qualcuno muova un dito se il tuo prossimo viene impiccato perché è uno schifoso omosessuale" (una mia libera interpretazione delle dichiarazioni rilasciate dal Vaticano, in relazione alla richiesta che sta per essere avanzata all'ONU da parte della Comunità Europea, circa la depenalizzazione dell'omosessualità: fonte).
Dov'è carità e amore...?
Chi crede in Dio e nell'Inferno, a breve dovrà pur renderGliene conto. O credi di no, caro Ratzi...?
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