sabato 31 dicembre 2011

Un buon 2011, felice sia il 2012

Naaa, non mi sono preparato nemmeno il post di fine anno... Cattivo che sono, lo sto proprio tanto trascurando, questo mio blog.
Comunque, facendo quattro conti in fretta e furia prima di stirarmi i pantaloni per il veglione, l'anno che finisce è stato tutt'altro che malvagio: porta via con sè binLaden, Gheddafi, Kim Jong-il ed in last minute don Verzè, per non parlare del quarto (e spero ultimo) governo Berlusconi. Pure il Grande Fratello pare alle corde. Batta un colpo chi ricorda una mietitura migliore.
Anche per quel che riguarda me più nel personale non è andata male. Certo, continuo a non battere chiodo, ma al momento sono piuttosto soddisfatto della svolta che ha preso il mio lavoro, con le nuove mansioni ed il nuovo ufficio. E del nuovo appartamento non mi lamento, certo.
Ci sono ampi spazi per un miglioramento, ma al momento so già che il 2012 mi porterà almeno una cosa bella, a fine aprile, e senza alcuno sforzo da parte mia. E se voglio qualcosa di più, è sicuro, devo almeno almeno rimboccarmi le maniche e darmi da fare.
Questo è il mio solo buon proposito per l'Anno Nuovo. Darmi da fare, aspettare meno.

Auguroni a tutti.

domenica 25 dicembre 2011

Speciale Natale: TopO vi racconta i classici

TopO: C'era una volta una principessa che tutti la chiamavano Chianeve. La regina tutte le mattine chiedeva: chi è reame? E lo specchio risponde Chianeve. E un servo la porta nel bosco e va a vivere con i nani. E poi mangia una mela e muore. E dopo tre giorni arriva un principe e vissero tutti felici e contenti.
Edgar: Ma come si chiamavano i nani?
TopO: Uno, Tre, Quattro, Cinque, Sei e Sette.
Edgar: Guarda che ne manca uno.
TopO: Ma zio, uff... Uno l'ho già detto.

E Buon Natale, nè.

giovedì 22 dicembre 2011

Quando arriva arriva...

TopO: "Zio, mi scappa, mi scappa, mi scappa!"
Edgar: "Oddio, cos'è che ti scappa?"
TopO: "Un bacio..."
Edgar: ♥ ♥ ♥

martedì 13 dicembre 2011

N° 600

Questo è il mio seicentesimo post.
Solitamente non bado ai numeri, ma mi ero accorto per caso qualche tempo fa dell'approssimarsi di questo traguardo e da un po' mi chiedevo di che avrei parlato quando l'avessi raggiunto.
E devo dirlo: in questo momento sono davvero tanti i pensieri che mi passano per la testa, le cose che hanno attirato la mia attenzione e meriterebbero di aver spese dueparole, che non so quale scegliere.
Vogliamo sprecare dueparole su quel fascista di merda che oggi a Firenze ha vigliaccamente ucciso due persone la cui unica colpa era possedere la pelle d'ebano ed il sogno di un riscatto lontano dal deserto di sabbia in cui erano nati? Fatto.
Vogliamo usare dueparole per quell'altro folle a Liegi, per la nuova strage di innocenti che segue di pochi mesi l'incubo vissuto da altri innocenti ad Oslo?
Non dovrei leggerli, i giornali. Dovrei pensare solo a cose belle, soprattutto ora che Natale si avvicina e la malinconia delle feste incombe di giorno in giorno.
A proposito di feste, oggi è [era, ormai] il giorno di Santa Lucia. E la santa siracusana da queste parti è particolarmente venerata [ed aggiungerei anche stranamente, perché al momento non mi viene in mente un solo altro terrone che risulti simpatico al veronese medio]. La Santa Lucia veronese, perfetto ibrido tra la Vergine e la Befana, porta giocattoli e dolci ai bambini buoni; anche TopO stamattina al risveglio ha trovato i suoi doni accanto al letto, ma la verità è che per lui oggi è stata tutt'altro che una festa a causa della bronchite che lo tormenta da giorni e dell'influenza intestinale che ha colpito mia sorella. Poveri tesori miei.
Domenica pomeriggio, dopo aver trascorso il ponte dell'Immacolata tra shopping per me, corsa ai regali di Natale e mercatini vari, mi sono improvvisamente ricordato che, in quanto zio, avevo un dovere-piacere cui adempiere. Ero pronto ad immolarmi in un'impresa titanica, mi figuravo una bolgia infernale al centro commerciale visti il cattivo tempo e l'approssimarsi delle due ricorrenze più consumistiche dell'anno. Ed invece i vasti parcheggi dei due centri commerciali che ho visitato erano pieni solo a metà; ed improvvisamente mi sono ricordato della C R I S I che incombe e che quest'anno trasforma in spilorci anche i munifici Babbo Natale e Santa Lucia.
Niente file interminabili alle casse, ma comunque la ressa stava tutta lì, nei reparti dei giocattoli. E mentre frugavo con gli occhi di un bambino gli scaffali, mi sono imbattuto nella rana Froggio. No, non Frog Giò che magari sarebbe suonato un nome simpatico. Proprio Froggio. E non ricordo in cosa consistevano le peculiarità e le abilità di quella verde rana di plastica, perché la ragion d'essere di quel giocattolo in quel momento per me risiedeva tutta lì, in quell'orribile nome con quell'orribile assonanza.
Come si può regalare un Froggio ad un bambino? Com'è possibile non irrigidirsi disgustati nel sentire un bambino chiamare la rana, magari storpiandole il nome in Froccio o similia...?
Ho ancora nitido in mente il ricordo dell'ultima volta che ho sentito qualcuno dare del frocio a qualcun altro. Era uno scherzo; uno scherzo infelice, forse. O forse no. Accadeva in una delle ultime visite amichevoli al mio ex. Che, lo so, avevo giurato che non avrei nominato più, ma ormai compare nei miei pensieri solo per via di certe associazioni di idee, come una figura scialba dal mio passato, senza suscitare più alcun tipo di emozione; perciò perdonatemi se lui è di nuovo qui con noi. Perdonatemi, ma a lui non perdono il disgusto che ho provato in quella situazione. Ero in amichevole visita a lui ed alla famiglia di sua sorella, presso cui lui si era trasferito dopo la definitiva fine della nostra convivenza. E ad un certo punto suo nipote, il maggiore, con la sua caratteristica erre arrotata lo chiama frocio. Voleva essere una burla, la risposta ad una presa per il sedere da parte di suo zio, ma quella parola mi ha disturbato come mi disturba ancora adesso.
Chiamatemi finocchio, chiamatemi culandra e ci sto. Ma culattone e frocio proprio non mi scendono. Come non mi è sceso che né lo zio né la madre [che, per la cronaca, è nientepopodimenoché l'insegnante di religione cattolica cui ho dedicato dueparole qui] abbiano ripreso né con un rimprovero né con un ceffone quel tredicenne maleducato.
E mentre finalmente trovavo il balocco giusto per il mio piccolo TopO, mi sono chiesto come reagirei io se, tra dieci anni o più, il mio biondo e paffuto nipotino mi apostrofasse con quella stessa parola. E lo so che farebbe male almeno quanto ne farebbe a lui, ma io in quel caso un ceffone non glielo risparmierei.

Ecco, questo è il mio 600. Ed in fondo, ora che l'ho scritto, mi piace perché riassume in sé quasi tutti i 599 che l'hanno preceduto. Basta vedere il numero di tag che ora gli affibbio.
Mancherebbe giusto il commento musicale. Ma faccio ancora in tempo, no?

domenica 11 dicembre 2011

Jingle Bells

L'Italia è uno strano paese, è vero.
Un paese dove un sedicenne romano muore la domenica pomeriggio in un centro commerciale, colpito (presumibilmente) dal pugno di un altro minorenne, senza che nessuno sappia dare del fatto una valida motivazione.
Un paese dove un'altra sedicenne, per giustificare forse la scappatella con un coetaneo, racconta di essere stata stuprata da un immaginario branco di nomadi, suscitando la violenza di un branco vero che dà alle fiamme un campo Rom per (in)giustificata rappresaglia.
Un paese dove molti padri di sedicenni, invece di indirizzare i figli verso sani modelli da imitare, hanno ripetutamente consegnato la guida della Nazione ad un lestofante e ad un mentecatto, che hanno fatto della menzogna e della mistificazione dei mezzi giustificati dal raggiungimento del potere.
Un paese dove molte madri di sedicenni, invece che preoccuparsi di responsabilizzare i figli, trascorrono le loro giornate dividendosi tra Facebook ed Uomini & Donne.
Davvero uno strano paese è quello dove molti adulti si comportano come i peggiori ragazzini e dove molti ragazzi agiscono come gli adulti peggiori.

mercoledì 7 dicembre 2011

Dicembre

Odio dicembre tanto quanto amo novembre, che è il mese del mio compleanno che cade proprio l'ultimo giorno e trasforma le settimane che lo precedono in una lunga e gioiosa attesa, colma di fantasie e di speranze. Le fantasie generalmente vengono a cadere e le speranze disattese proprio nel giorno del mio compleanno, ma questo non importa tanto  perché nel frattempo me le sono coltivate, colte e gustate: l'avevo già sostenuto tempo addietro e lo ribadisco ancora, che spesso una lunga attesa dispensa molto più piacere di ciò che la conclude.
Ahimé, lo stesso non vale per dicembre, perché non amo le feste natalizie, non mi entusiasma l'arrivo del nuovo anno, detesto l'ipocrisia di dover dispensare auguri e sorrisi a persone con cui il resto dell'anno vorrei aver poco o nulla da spartire.
Eppure, nonostante il mio fastidio, dicembre arriva puntualmente e puntuale si ripete identico in tutto e per tutto ogni anno. E così oggi eccomi qui, a casa, a combattere le prime avvisaglie di un malanno stagionale che promette di esplodere in tutta la sua potenza di qui a qualche giorno, ma che intanto mi ha già regalato mal di testa, mal di gola, occhi arrossati ed una notte parzialmente insonne e per l'altra parte abitata da incubi insensati.
Passata questa tempesta, comincerà la corsa forsennata ai regali che, come sempre, si concluderà solo alla vigilia perché solo allora (o forse allora?) saprò con esattezza chi presenzierà al pranzo con lo scambio dei regali. E nel frattempo altro shopping, altre spese: le catene da neve che ancora non ho e che non saprei nemmeno montare ma devo avere in auto, sennò da quest'anno rischio multe salatissime anche se al primo fiocco di neve giuro e spergiuro di non toccare la macchina; il giaccone nuovo, che "non vorrai presentarti il giorno di Natale con lo stesso giaccone del Natale scorso", ma mi sta benissimo e sembra nuovo, "sembra nuovo a te che sei sciatto ma la gente ti guarda e vede!"; qualche addobbino e qualche lucetta, che non vorrei proprio "ma sì che li vuoi", non ne voglio sapere, "ma sì che ne vuoi", non ci voglio proprio pensare, "ma tutti vogliono luci e decorazioni a Natale, sennò che Natale è!?".
Non ce la posso fare, quest'anno. Sì, so che lo dico tutti gli anni, ma quest'anno ho già lo scazzo al via e non arrivo al panettone. Ne faccio a meno, non voglio neanche i regali, Babbo Natale ti prego, fammi solo un unico fottuto regalo: tienti cordialmente distante.

mercoledì 30 novembre 2011

Post di noncompleanno

Quest'anno io non ho alcuna voglia di fare bilanci.
Piuttosto, pensate voi a quanto sarebbe triste e monocromo il mondo senza noi biondi naturali.
 




lunedì 28 novembre 2011

Le trovi su Facebook

Caso umano 1). La casalinga disperata che ti chiede l'amicizia per poi, di propria iniziativa e senza chiedertelo, iscriverti al gruppo di cui è amministratrice e la cui unica ragion d'essere è inveire contro magistrati ed assistenti sociali che sottraggono i minori alla custodia dei genitori, anche quando i genitori in questione sono palesemente inetti, perché la famiglia va difesa e tenuta unita a prescindere; a tal scopo, si vanta di avere un contatto diretto e quasi quotidiano con nientepopodimenoché Pier Paolo Zaccai, il consigliere della Provincia di Roma uscito (cacciato?) dal PdL dopo un unico momento di gloria: la notte brava a cocaina e transessuali, terminata con l'arringa da un balcone; che, con uno sponsor del genere a prendersi a cuore ogni caso umano segnalato, mi chiedo che bisogno abbia di iscrivermi per tre volte al gruppo che per tre volte ho abbandonato prima di eliminarla definitivamente dai miei contatti.
Caso umano 2). L'insegnante di religione cattolica che, dopo essere stata muta per anni sulla condotta del Presidente del Consiglio recentemente dimesso, dalla bacheca lancia anatemi contro l'operato del nuovo Esecutivo attribuendogli la responsabilità di leggi votate dal Parlamento venti giorni fa; e quando le faccio notare che sta prendendo un granchio temporale, senza azzardarmi ad insinuare che possa essere in malafede anche se ne ho un vago sentore, dalla bacheca mi dedica un VAI A CAGARE, politiko del kazzo che personalmente trovo che strida (anche ortograficamente) sulla bacheca di una che la mattina insegna a dei pargoli concetti come porgi l'altra guancia o dai a Cesare quel che è di Cesare (ma forse, come in altre materie, non sono abbastanza aggiornato e adesso durante l'ora di religione scopro che s'insegnano soprattutto le parole del nuovo Messia, quali culona inchiavabile oppure lei è più bella che intelligente).

E quando lo trovo un fidanzato, inacidito come sono...?

domenica 27 novembre 2011

It's time

Con un milione di visualizzazioni in tre giorni, si può ben definire uno dei videoclip più interessanti del momento. Il racconto breve di un sentiero che molti vorrebbero percorrere, salite e discese, corse a precipizio ed inevitabili ostacoli. 
Uno spot azzecatissimo per un pregevole messaggio di sensibilizzazione su un argomento che dividerà gli animi ancora per tanti anni a venire, e non è un caso se l'hanno ripetutamente postato blogger e siti d'informazione.
Lo posto anch'io perché, dopo averlo riveduto una quindicina di volte, ancora alla fine mi emoziono. Mi commuove, mi fa sentire sereno, mi fa sperare in un mondo migliore ed un futuro felice.



E sì, anche perché quando lui s'inginocchia e mi chiede la mano, io non esiterei un secondo a rispondergli .

sabato 26 novembre 2011

Di rosa e d'azzurro

Avevo deciso come avrebbe dovuto terminare questo blog [NB: come, non quando]. Ovvero con un post breve a forma di dialogo, grosso modo di questa fattispecie:
Edgar: "Ehi, ti stavo aspettando."
Personaggio2: "Ciao. Ma se non sono nemmeno in ritardo..."
Edgar: "Lo so, ma voglio dire che, mentre ero qui da solo, ho capito che sei l'uomo che ho aspettato tutta una vita."
Bacio e Titoli di coda.
Mi sono coccolato quest'idea per un po', poi ho pensato Cazzo, però 'sta cosa qui l'ho già sentita. Anzi no, mi correggo: ho penato Acciderbolina, questa cosa qui devo averla già sentita. E poi m'è venuto in mente che Fabio Volo ha titolato un romanzo con una frase del genere.
Peccato.
Così, mentre decido in quale altro modo terminerà questo blog, e sempre che nel frattempo esso non si esaurisca in autonomia, ho cambiato l'immagine dell'intestazione con la foto di un sentiero che ho percorso per davvero. E non ditemi che non si capisce che è una metafora.
Poco fa, mentre rincasavo in autobus, ho assistito ad un tramonto meraviglioso in rosa ed in azzurro, che sarebbe stato perfettamente intonato con i colori del blog. Ma non ho avuto modo di prendere di tasca la macchina fotografica e quindi niente. E poi no, un tramonto sarebbe stata la metafora sbagliata in questo momento.
A proposito di rosa, c'è una gustosa anticipazione che potrei darvi. Ma per scaramanzia preferisco di no.
Oggi intanto ho fatto una passeggiata in centro. Faccio sempre una passeggiata in centro quando devo schiarirmi le idee e, infatti, ora le ho più nitide. Ma da qui al prossimo post rifletterò a lungo su una domanda: cosa vuol dire (se vuol dire qualcosa) quando in un pomeriggio ti sembra di incontrarlo almeno tre volte e, quando strizzi ben bene gli occhi, ti accorgi che l'hai scambiato con tizi che non gli assomigliano per niente...?

martedì 22 novembre 2011

Travis - THE CAGE



(testo e musica di Fran Healy, dall'album The invisible band, 2001 dei Travis)

You broke the bread, we drank the wine
Your lip was bleedin’ but it was fine
Come on inside, babe, across the line
I love you more than I


But then this bird just flew away
She was never meant to stay
Oh to keep her caged would just delay the spring
 

You broke your word, now that’s a lie
We had a deal that you would try
Come on inside, girl, I think it’s time
High time we drew the line


But then this bird just flew away
While I looked the other way
Oh to keep her caged would just delay the spring
 

You broke my soul, dear, you stole the plot
You left an empty shot
There’s nothing left here ’cos you took the lot
An empty cage is all I’ve got


’Cos when your bird has flown away
She was never meant to stay
Oh to keep her caged would just delay the spring
To keep her caged would just delay the spring


Questa canzone mi è girata in testa per tutto il giorno, mentre rimuginavo su una frase che ho letto e che spero di aver frainteso. La cosa strana è che ero assolutamente convinto che il ritornello si chiudesse con la frase To keep her caged I would just delay the spring, che intendevo come Per trattenere in gabbia il mio passerottino, sarei disposto a rimandare la primavera. Invece, dopo aver controllato le liriche, ho scoperto che la canzone intende esprimere il concetto perfettamente opposto: il senso reale è trattenerlo in gabbia servirebbe solo a rimandare la primavera.
Ahimè, quant'è vero.

lunedì 21 novembre 2011

Carmen Consoli - NOVEMBRE '99

Un po' perché dal titolo del brano si evince che è il periodo perfetto per ascoltarlo a ripetizione, un po' perché se mi guardo allo specchio non vi trovo un mio ritratto migliore di questo... -sì, compresa la definizione di donna da niente...



(testo e musica di Carmen Consoli)

Ti sembrerò nostalgica
Metereopatica quanto basta
Ti sembrerò una donna da niente
Facili lacrime, poca pazienza

Comprendere che sono un pezzo di marmo
La noia devasta la volontà di cambiare

Dovrei rivalutare tutto dal principio
Trovare la forza e l'audacia per farlo
So già che per un momento sarà pieno inverno
Per un momento sarà pieno inverno

Ti sembrerò incoerente
Poco affidabile, inconsistente
Ti sembrerò un'emerita idiota
Facili entusiasmi, improvvisi avvilimenti

Domandami ancora una volta se piango
Se ogni equilibrio si è rotto nuovamente

Sento che non ho un sostegno sicuro

Forse prima o poi perderò l'amore per le piccole cose
L'odore di un novembre che muore

Ti sembrerò nostalgica

giovedì 17 novembre 2011

Mission: Impossible

Solo per notificare che la Missione: Ingenua Fanciulla Virginiana era miserevolmente fallita già in capo a due giorni.
 

lunedì 14 novembre 2011

Intervallo

Ferrara - Lungo il cammino di ronda delle mura

Macerata

Peschiera del Garda - Il Mincio

Iseo - Le Torbiere del Sebino

Vicenza - Parco Querini

mercoledì 9 novembre 2011

Sbroccato sboccato

Da qualche giorno, FuorDiLoto, quella grandissima stronza della mia nuova vicina di scrivania, mi frantuma i coglioni rimproverandomi un linguaggio condito di merda. Non capisco come cazzo le sia saltata in mente un'idea del genere...
Sì vabbè, in effetti ha ragione da vendere. Da tempo ormai non termino una conversazione senza aver utilizzato almeno una parolaccia, che mi esce di bocca con la medesima grazia e disinvoltura con cui un dildo ben lubrificato scivola dentro un... Ok, avete capito.
Comunico pertanto che da ora e fino a fine mese non userò più in pubblico il turpiloquio, se non in casi in cui esso possa ritenersi più che giustificato, come nel caso pestassi per strada una cacca di cane oppure mi ritrovassi per qualche ragione ad un dopocena a Palazzo Grazioli.
Già da stasera ho tolto dall'armadio e rispolverato parole e perifrasi da ingenua fanciulla virginiana, quali perdindirindina, acciderbolina, che cippa vai cercando? e levatimi dalle tolle!
Un altro piccolo passo in avanti avanti nel mio percorso di crescita e miglioramento, cominciato lo scorso maggio con la  settimana senza cattiveria, che poi è diventato un intero mese malice-free.
Supportatemi, stronzi!

lunedì 7 novembre 2011

Ordinato ordinario

Mi si dice che il mio aspetto è diventato più ordinato e che devo interpretare l'affermazione come un complimento.
Più ordinato...?
Da anni ormai al lavoro vesto solo jeans e camicia, ed oggi la barba era mezzo centimetro più lunga del solito perché stamattina dopo il weekend non tenevo voglia di farla. Eppure sono diventato finalmente ordinato.
La gente dovrebbero smettere di venire al lavoro strafatti di allucinogeni.

domenica 6 novembre 2011

Olivia Newton-John - I HONESTLY LOVE YOU



(Jeff Barry - Peter Allen)

Maybe I hang around here
A little more than I should
We both know I've got somewhere else to go
But I've got something to tell you
That I never thought I would
But I believe you really ought to know
I love you
I honestly love you

You don't have to answer

I see it in your eyes
Maybe it was better left unsaid
This is pure and simple
And you must realize
That it's coming from my heart and not my head
I love you
I honestly love you

I'm not trying to make you feel uncomfortable

I'm not trying to make you anything at all
But this feeling doesn't come along everyday
And you shouldn't blow the chance
When you've got the chance to say
I love you
I honestly love you

If we both were born in another place and time

This moment might be ending in a kiss
But there you are with yours
And here I am with mine
So I guess we'll just be leaving it at this
I love you
I honestly love you


Il miglior ritornello di tutti i tempi...

martedì 1 novembre 2011

La voce di Maria

Stamattina guardavo in replica su RAI4 una vecchia puntata di Brothers & Sisters: a ridosso del matrimonio di Kitty con il Senatore, per aiutarla a scegliere la canzone da far suonare alla cerimonia, fratelli, sorelle e madre le raccontavano tutti con quale canzone avevano perso la verginità.
Mi sono girato la domanda, cercando di ricordare la mia prima volta. E la risposta, credo, sia freudianamente rivelatrice dei motivi per cui il sesso ha tutt'oggi un'importanza secondaria nella mia vita. Ricordo infatti che era inverno, un sabato pomeriggio; nella stanza d'albergo non c'era una radio né un mangianastri, ma solo la tivù, accesa su una puntata di non so quale stagione di Amici. Cioè, alla mia prima volta mi tocca associare la voce di Maria DeFilippi... Mi spiego?
Lo scrivo qui e non lo dirò mai a nessuno. Nel caso remoto che qualcuno dovesse pormi la questione, ho deciso che risponderò con Magari di Renato Zero, che suonava la prima volta che passai l'intera notte nel letto di qualcun altro. E pazienza per il falso storico, dato che la canzone in oggetto è stata pubblicata un anno dopo la mia prima vera volta.
Comunque, in stretta relazione a quella prima volta e soprattutto a chi era con me in quella stanza d'albergo, c'è una cosa che mi ronza in testa da venerdì sera e da allora mi chiedo se condividerla o meno. E mo' la dico.
Anche perché, diamogliene atto, su una cosa almeno, lui aveva ragione: io sono molto più iena di quanto voglia ammettere e di quanto chi mi conosce voglia credere.
E da iena quale sono, devo ammettere anche a me stesso di sentirmi pervaso da una sensazione di discreta soddisfazione da quando Maya, di propria iniziativa e senza alcuna sollecitazione da parte mia, mi ha raccontato che il mio ex attraversa un brutto periodo, che sta facendo scontare al suo nuovo compagno, comportandosi nello stesso identico modo con cui si relazionava con me nei tempi andati.
Sembrano soddisfazioni di poco conto. Ma tenete presente che la voce di Maria è stato solo il primo dei tanti traumi legati a quell'uomo.

venerdì 28 ottobre 2011

Mentre tutto scorre

Wow, da non crederci.
Torno ora da un aperitivo in cui Colin, quasi in anteprima, ci ha annunciato che convolerà a nozze con la sua simpatica e svitata Colette. Dopo undici anni di relazione e qualcuno di convivenza, saranno sposi il giorno di San Patrizio p.v., perché mentre bevevano birra irlandese si sono conosciuti. Pensavo che Colin non fosse tipo da legami ufficiali e sbagliavo; o forse è cambiato, sotto i miei occhi, in questi anni.
Ed erano due giorni che gli avevo messo il muso in ufficio, perché, da quando al lavoro ho cambiato mansione e collocazione, lo sentivo distante e stavo rivivendo la sindrome dell'abbandono, mentre la verità era che mi evitava per serbare la sorpresa a stasera.
A marzo lui sarà sposo. E ad aprile, mia sorella LadyVina sarà mamma-bis.
Colin è d'un anno più vecchio di me; LadyVina ha un anno di meno.
E non voglio pensare che io invece sono ancora qua, fermo ad una pensilina ad aspettare l'autobus chiamato VeroAmore. Meglio se comincio ad agitare la manina, ché non vorrei correre il rischio che non mi vedesse e passasse oltre.

mercoledì 26 ottobre 2011

I piaceri del fast-food



Una scena cult da quello che da sempre è il mio film preferito.
Così, semplicissima associazione di idee...

martedì 25 ottobre 2011

Imbranato nato

Nelle ultime ventiquattr'ore:
  1. sono inciampato in un lembo del copriletto mentre mi sfilavo la maglietta-pigiama, cadendo rovinosamente e rumorosamente a terra, sul mio morbido fianco, procurandomi un ginocchio livido;
  2. ho sbattuto il mignolo del piede contro uno dei piedi del divano, mentre stavo per sedermi per infilarmi le scarpe, ed ancora vedo le stelle quando mi tocco (il mignolo);
  3. mi è caduto il tubetto della maionese, di beccuccio, sul piede scalzo. E meno male che non era il barattolo.
Ok, sono un imbranato e lo ammetto. Ma qui c'è anche una bella concentrazione di sfiga.

lunedì 24 ottobre 2011

Googlandomi

Preso da una noia di cui non intravvedo la fine, invece che mettermi a stirare, stasera ho digitato il mio nome e cognome nel campo di ricerca di Google. Non ditemi che voi non vi siete mai googlati...
Ebbene, se vi aspettate che vi riveli che ho fatto scoperte inquietanti, non è questo il caso: mi sono comparsi qualche riferimento al mio profilo Facebook e perlopiù liste di nomi/cognomi da petizioni online che effettivamente ho firmato. Però ho rinvenuto almeno un mio perfetto omonimo, possessore (o appassionato) di LandRover tanto da iscriversi a diversi forum e gruppi sull'argomento.
Più interessante l'esito della ricerca su YouTube, che mi ha proposto una serie di videoclip di un gruppo musicale indie stanziato in Veneto, dal suggestivo (poiché non me lo so spiegare) nome di Regno di Schiena. Ecco la clip che preferisco:



Li trovo affatto malvagi. Tra l'altro, la cantante somiglia parecchio alla mia amica Maya, anche grazie al medesimo trucco ed alla medesima scucchia.

martedì 18 ottobre 2011

Spingimi ancora

Che poi non lo so se voglio mettermi a cercare un fidanzato...
Finché non ne sei alla ricerca, puoi sempre dire "Sono sfidanzato perché non cerco, e non cerco perché non ne sento l'esigenza. Quando vorrò un fidanzato, mi metterò in cerca...".
Ma se ti metti alla ricerca e poi non ne trovi uno, allora si mette male e cadi in un circolo vizioso: vai in depressione perché non lo trovi e non lo trovi perché tutti sentono che stai sul depresso. E nessuno vuole un fidanzato depresso.

lunedì 17 ottobre 2011

Spingimi

Quello che serve a me è un gay-tutor, un love-coach. Uno che mi dica "Ehi, guarda che quello ti punta" oppure "Lascialo perdere, è più etero di Albano Carrisi", perché io il radar non ce l'ho proprio.
Mi serve un amico che mi spinga ad osare, ripetendomi allo sfinimento "Fallo! Fallo! Fallo!".

Skunk Anansie - I'M NOT AFRAID



(Skin - C. Lewis - M. Richardson - Ace)
dall'album Post Orgasmic Chill del 1999

Another useless fight
Saddened words ring true
Leaving like a saint
Still clouds follow you
 

I've seen behind the wall of words
You are sneaky with the facts
Look who's hiding now

Now I've seen through cracks
 

Still I'm not afraid
Not so dead afraid
And I'm not afraid
Now you've all the light
 

Guilty is all you are
We're friends for days and eternal nights
Solid head for life
Craving all this might
 

Now you've all the light
Still I feel you by my side
 

Nothing's useless now
Friends have always time to try
The safest hands hold me
Now I hold the Love

martedì 11 ottobre 2011

Jovanotti - DOVE HO VISTO TE



(Jovanotti - Onori - Celani - Santarnecchi)

E le mie gambe han camminato tanto
E la mia faccia ha preso tanto vento
E coi miei occhi ho visto tanta vita
E le mie orecchie tanta ne han sentita
E le mie mani hanno applaudito il mondo
Perchè il mondo è il posto dove ho visto te
 

E le mie ossa han preso tante botte
E ho vinto e perso dentro a tante lotte
Mi sono steso su mille lenzuola
Cercando il fuoco dentro una parola
E le mie mani hanno applaudito il mondo
Perchè il mondo è il posto dove ho visto te

E c'è una parte dell'America
Che assomiglia a te
Quei grandi cieli senza nuvole
Con le farfalle e con le aquile
E c'è una parte dentro all'Africa
Che assomiglia a te
Una leonessa coi suoi cuccioli
Che lotta sola per difenderli
 

E le mie braccia hanno afferrato armi
E tanta stoffa addosso a riscaldarmi
E nel mio petto c'è un motore acceso
Fatto per dare più di quel che ha preso
E le mie mani hanno applaudito il mondo
Perchè il mondo è il posto dove ho visto te
 

E le mie scarpe han camminato tanto
E la mia faccia ha preso tanto vento
E coi miei occhi ho visto tanta vita
E le mie orecchie tanta ne han sentita
E le mie mani hanno applaudito il mondo
Perchè il mondo è il posto dove ho visto te

E c'è una parte nella mia città
Che assomiglia a te
Quella dei bar con fuori i tavolini
E del silenzio di certi giardini
E c'è una parte della luna
Che assomiglia a te
Quella dove si specchia il sole
Che ispira musica e parole
 

Baciami/Mangiami/Lasciami
Prendimi/Scusami/Usami 
Credimi Salvami Sentimi
 

E c'è una parte nella vita mia
Che assomiglia a te
Quella che supera la logica
Quella che aspetta un'onda anomala
E c'è una parte in Amazzonia
Che assomiglia a te
Quelle acque calde e misteriose
Le piante medicamentose

lunedì 3 ottobre 2011

Il compleanno del TopO

Solo una di queste scatole è stata impacchettata, infiocchettata e consegnata alla mia adorata peste per il suo terzo compleanno.


Sì lo so che sono pessimo, ma non gliel'ho proprio fatta ad uscire dalla giocattoleria senza prendere anche qualcosa per me e per PippaLou.

domenica 2 ottobre 2011

"Ma sei ingrassato?"

La prima volta è successo mentre ci si salutava frettolosamente, ognuno con la giacchetta in mano, la primavera scorsa. Lui mi fa: "Ma sei ingrassato?"; io ammutolisco, preso in contropiede, fingo di non aver capito e ciascuno per la propria strada.
La seconda volta, qualche settimana più tardi, ad una cena conviviale mentre le ragazze stan parlando di diete e chili di troppo, lui per entrare in conversazione sostiene: "Edgar ad esempio, lo trovo ingrassato". Ho una forchetta in mano e l'istinto mi suggerisce di conficcargliela nella mano che tiene posata sulla tovaglia, se la forchetta non mi servisse a finire la fetta di torta che ho davanti. Rispondo, con voce strozzata dalla stizza e dalla crema chantilly, che dall'indomani mi sarei messo a dieta, mentre le ragazze prendono le mie parti e sostengono che, al contrario, mi trovano più asciutto che una volta.
La terza volta a metà estate. "Ma sei ingrassato... ancora?". "No che non sono ingrassato".
Ieri sera è previsto un nuovo incontro. Sono psicologicamente preparato. E se osa pronunciare la parola ingrassato sono pronto a rispondergli che, dall'ultima volta che ci siamo visti, ho perso sei chili, dimostrandogli sui due piedi che il suo occhio soppesatore è un fallimento. Viene lui ad aprirmi la porta quando suono il campanello, ci salutiamo, mi guarda dall'alto in basso come al solito e non dice nulla. Non può dire nulla. Fino a quando non andiamo alla macchina: siamo in cinque e per una volta non mi tocca guidare. Qualcuno chiede "Chi siede davanti accanto all'autista?" e lui se ne esce con "Meglio che ci si sieda Edgar, con quella stazza..."
Non capisco perché si debba essere tanto cafoni con qualcuno con cui non si condivide che qualche conoscenza, ma alla prima occasione io mi ci siedo sopra e lo schiaccio.

martedì 27 settembre 2011

Eccoci qua, io ed i miei zombie

Eccola qua, un'altra notte insonne a rigirarmi tra le lenzuola. Una di quelle notti che in verità non mi capitano spesso, ma quando arrivano non finiscono finché non prendo il coraggio a due mani, non mi alzo dal letto e non trovo il modo di fermare il vortice dei miei pensieri. Di solito lo faccio alla vecchia maniera, ovvero prendo in mano carta e penna e vergo fogli e fogli di parole: le estraggo una per una dalla mia testolina e le confino su pezzi di carta che non rileggerò più, trovando pace nel liberarmene definitivamente e riaprendo la strada al mio meritato riposo.
Solo che stanotte non trovo una penna in tutta casa e son venuto qui al computer, conscio che scriverò cose che domattina mi vergognerò un po' d'aver pubblicato. Magari basterebbe non cliccare su Pubblica una volta finito.
Non ho capito bene perché, nel senso che ad un certo punto ho proprio perso il filo logico dei pensieri. Ma il problema è che ancora una volta mi ritrovo a mettere in discussione cose che davo per certe e definitive. Chiuse. Storie passate, morte e sepolte, che invece riappaiono. Storie zombie.
E la colpa ancora una volta è di quella matta ingovernabile di Maya, che me ne combina di ogni senza neanche rendersene conto.
Io un po' la invidio, le invidio quella sua forza. La invidio perché non si è mai lasciata abbattere dalle storie d'amore finite male ed è sempre pronta a ricominciare, a concedere se stessa e la propria fiducia a degli sconosciuti che, dopo essersi travestiti da principi azzurri, si rivelano per i nanetti che in realtà sono. Cioè... io e Maya ci conosciamo da nove anni ormai; l'ho conosciuta che si stava separando dal marito per buttarsi a capofitto in una relazione con un uomo conosciuto al computer, che per lei stava a sua volta mettendo in discussione il proprio matrimonio, per poi però, dopo aver portato tutto e tutti all'esasperazione, ripensarci e rinunciare a lei. Ed in questi nove anni questa trama si è ripetuta la bellezza di altre tre volte con altri tre uomini altrettanto indecisi. E nonostante questo, Maya [che forse, sì, dovrrebbe sottoporsi ad un po' di terapia per liberarsi da questo schema reiterato e suicida] di nuovo è libera da ogni catena del proprio passato e pronta a lanciarsi nella vita e nell'amore.
Ed io invece? Io no. Non riesco a venirne fuori. Non posso pensare di lasciarmi andare di nuovo con qualcun altro. Solo l'idea di innamorarmi davvero mi turba, perché ad una relazione associo solo quello che in cinque anni ho patito con lui.
E tre anni dopo sono ancora lui, e la rabbia che gli porto, e la leggerezza di Maya che mi tengono sveglio.
Eravamo rimasti al Chiedile se sono felice di metà luglio. Da allora con Maya non ci siamo più visti fino a giovedì scorso per tutta una serie di motivi tra cui non ultima la fase di tira&molla finale della sua ultima storia d'amore, e poi a seguire le rispettive vacanze. Dopo due mesi quindi si rifà viva e ce ne andiamo al cinema insieme a GianniDepp. Io ho archiviato da un pezzo le mie pippe, abbiamo un sacco di cose da raccontarci e la serata scorre liscia senza che Ian nemmeno s'affacci all'anticamera del mio cervello.
Poi durante il weekend, mentre sto al computer in completo cazzeggio, apro Facebook e mi ritrovo a tradimento davanti agli occhi le foto dell'ennesima serata conviviale di Maya con un gruppetto di persone che lei ha conosciuto su FB e nel tempo mi ha presentato. E non faccio in tempo a pensare "che strano che non mi abbia detto niente" che, sbadabam!, ecco -lo avrete già capito- in mezzo a loro anche l'enorme faccione di culo di Ian, vicino vicino a quello che ormai lapalissianamente deve essere il suo nuovo compagno.
Quanto son brutti tutt'e due. Ed Ian poi, ha qualcosa di strano in fronte... secondo me ha preso a tingersi e... quello cos'è? Un ciuffo? O piuttosto un trapianto??? Gli s'è dimezzata la fronte all'improvviso!
Che faccia da culo.
Vabbè, chiudo FB e finisce lì. O forse no.
Non finisce lì perché io stasera non dormo, non riesco a prendere sonno.
Perché non posso pensare di ritrovarmi davanti ancora quel faccione di culo, così a tradimento. Ma perché giovedì Maya non mi ha detto che l'avrebbe visto di lì a due giorni? Aveva paura che ci restassi male, e poi mi sbatte davanti quel faccione da culo? Perché? Qual è la logica in questo comportamento?
Non c'è logica, nessuna logica. E va bene che Maya si fa vanto di essere spontanea ed irrazionale, ma un po' di coerenza. Coerenza zero, nell'una e nell'altro, il qual altro poi, quante ne diceva, di cattiverie, alle spalle della farfallina Maya quando ci si frequentava tutti...
Devo risolvere 'sta cosa. Non posso farmi prendere dal mal di pancia ogni volta che Maya carica una foto. Le devo dire due parole. Per carità, può frequentare chi vuole e quando vuole, ma evitasse di farmi comparire davanti il faccione da culo a tradimento. Mi avvertisse prima dei suoi incontri che così mi prendo un tre giorni sabbatico da internet fino allo scampato pericolo.
Perché adesso mi fa proprio venire il mal di pancia vederlo. Perché penso a quanto sono stato idiota, penso a tutto il tempo perso; non mi perdono di avergli permesso di lasciare un segno tanto profondo nella mia vita.
Lo guardo e mi odio. Maledizione.

domenica 25 settembre 2011

Caterina Caselli - INSIEME A TE NON CI STO PIÙ

Trovo sempre maledettamente fascinosi i video in bianco e nero su YouTube.



(testo di Vito Pallavicini, musica di Paolo Conte e Michele Virano)

Insieme a te non ci sto più
Guardo le nuvole lassù
Cercavo in te
La tenerezza che non ho
La comprensione che non so
Trovare in questo mondo stupido

Quella persona non sei più
Quella persona non sei tu
Finisce qua
Chi se ne va che male fa?
 

Io trascino negli occhi
Dei torrenti di acqua chiara
Dove io berrò

Io cerco boschi per me
E vallate col sole più caldo di te

Insieme a te non ci sto più
Guardo le nuvole lassù
E quando andrò
Devi sorridermi se puoi

Non sarà facile ma sai
Si muore un po' per poter vivere
Arrivederci, amore ciao
Le nubi sono già più in là
Finisce qua
Chi se ne va che male fa?

sabato 24 settembre 2011

Days of our lives

E così siamo sopravvissuti anche ai frammenti del satellite artificiale che avrebbero dovuto pioverci addosso dal cielo. Come se la merda che ci piove addosso tutti i giorni con il Governo delle meraviglie non ci bastasse.
Dato che sembra importante avere un'opinione al riguardo, in linea di principio sono estremamente favorevole all'outing organizzato da Mancuso, anche se i nomi fatti mi fan pensare ad una mezza bufala; e sì, sono anche estremamente disgustato dalle divisioni in seno all'immobile movimento LGBT italiano.
TopO ha cominciato ad andare all'asilo martedì mattina. E come ci si aspettava, mercoledì sera, mentre giocavamo con le automobiline, ha smoccolato il suo primo porcod... in salsa veneta.
Il mio quasi-nuovo quasi-capufficio somiglia in maniera impressionante a tale Josh Hopkins. E questo è volermi male.
Con TMFB sto facendo passi da gigante: abbiamo cominciato a dirci ciao. Ed in capo ad un anno son sicuro che cominceremo a salutarci con la manina quando ci vedremo da lontano, e da lì sarà un passo metter su famiglia insieme.
Ieri invece ho mandato affanculo via e-mail un collega che nemmeno conosco in una discussione aperta sul forum del sindacato aziendale: mi han detto che è un tipo ben piantato, ma il bello è che me lo dicevano come se non lo fossi anch'io.

venerdì 16 settembre 2011

Aggiornamenti dalle vacanze - Last Day

Com'è noto, tutto ciò che è bello, ha fine. Senza eccezione alcuna alla regola.
Ho trascorso l'ultimo giorno immobile sotto il sole dall'alba al tramonto, cosa che non facevo da... mai, credo di non averlo mai fatto.
La serata è stata fiacchissima, come le precedenti, perché qui a settembre siamo in bassissima stagione e fai fatica a trovare qualche bar aperto, e se non è deserto è il regno dei pensionanti pensionati. Tipo che ieri sera ho girato due ore con una voglia matta ed insoddisfatta di granita ed alla fine ho dovuto  ripiegarmi su due coni.
Ora devo chiudere la valigia -e sarà un'impresa- e portarmi via. Non sono previste tappe intermedie.
La vacanza è ufficialmente finita.

giovedì 15 settembre 2011

Aggiornamenti dalle vacanze - Day 8

Urbino - Cortile del Palazzo Ducale

La tappa successiva, nonché l'ultima escursione programmata di tutte le vacanze, prevedeva lo sconfinamento in Umbria fino a raggiungere Città di Castello. Pessima idea.
Primo perché, non appena ho poggiato piede su suolo umbro, ha cominciato a piovere da un'unica grossa nube scura che sembrava inseguirmi per le strade come la mitica nuvoletta fantozziana.
Secondo perché, sebbene su una carta a due dimensioni la strada che separa Urbino da Città di Castello non sembri poi molta, nella realtà si tratta di un percorso sinuoso ed insinuante che corre lungo crinali di colline, scende un paio di gole e risale lungo i versanti di altre montagne, in un susseguirsi infinito ed estenuante di curve e tornanti che finiscono con il ripetersi sempre più uguali gli uni agli altri. Tanto che per tornare verso la costa, tenebre incombenti, ho preferito deviare a sud fino a Gubbio e da lì raggiungere, con maggior serenità, la superstrada della Flaminia.
Terzo ma non meno rilevante, Città di Castello ha davvero poco da proporre ad un turista, soprattutto se sprovvisto di una guida o di un piano d'azione com'ero io. Città di Castello (Tifernum Tiberinum nell'antichità, sirena che suonava un incanto) è un cittadone di quarantamila anime che conserva delle mura di fortificazione molto poco fotogeniche, un Duomo bruttarello ed una fotogenica Torre pendente, unico vero parafulmine per turisti fotomuniti.
La folgorazione mi ha raggiunto mentre sfrecciavo sulla Flaminia, un occhio al tramonto rosato: la ragione per cui avevo inserito Città di Castello nel mio piano d'attacco, l'unico grosso errore della vacanza, la madre di tutte le cappelle, è stato l'aver confuso Città di Castello con Città della Pieve, la deliziosa cittadina umbra che ha fatto da scenografia alle prime stagioni della fiction Carabinieri. Capra che sono...

Città di Castello - la Torre Civica

mercoledì 14 settembre 2011

martedì 13 settembre 2011

Aggiornamenti dalle vacanze - Day 6

Gradara - Il Castello

Pesaro - Palazzo Ducale [post FestaDemocratica2011]

Fano - Fontana della Fortuna

lunedì 12 settembre 2011

Aggiornamenti dalle vacanze - Day 5 [Reload]

Macerata - Porta Picena e lo Sferisterio
Fermo - il Duomo
Ascoli - Piazza del Popolo

domenica 11 settembre 2011

Aggiornamenti dalle vacanze - Day 4

Senigallia - Un bagno di sole

Senigallia - Un mojito a Piazza Roma

sabato 10 settembre 2011

Aggiornamenti dalle vacanze - Day 3

Jesi - Piazza Federico II

Fabriano - Piazza del Comune

Terza tappa della giornata alle Grotte di Frasassi.
Qui, dato che un simpatico augello s'era giust'appunto raccomandato di non farmi riconoscere, per non dargli soddisfazione sono ruzzolato col posteriore d'un paio di gradini di scale. Le stalattiti hanno tremato come neanche col terremoto del '97, ed ora, ad imperitura memoria dell'evento, una stalagmite di tre metri è stata intolata al [Piede in] Fallo di Edgar.
Dato che all'interno delle Grotte non è possibile scattare foto, per godere della bellezza del mio Fallo (e non vi sono bastati i rimandi fallici delle foto sopra), dovrete recarvi in loco. Non spingete, nè.

venerdì 9 settembre 2011

Aggiornamenti dalle vacanze - Day 2

Senigallia, città balneare [La Rotonda a mare]

Senigallia, città d'arte [La Rocca Roveresca]

giovedì 8 settembre 2011

Aggiornamenti dalle vacanze - Day 1

1.a tappa: San Marino [Piazza della Libertà]

L'arrivo in albergo [Senigallia - Lungomare Alighieri]

martedì 6 settembre 2011

Prova di esistenza in vita - Quasi settembre

Son giorni strani, dicevo, e continuano ad esserlo. Sto vivendo un periodo di transizione che però sembra non finire mai, sembra che ogni volta che trovo un comodo angoletto io debba lasciarlo. Mi sento un po' come un gatto cui non venga permesso di stare sul divano, che si ostina a salirci e non capisce perché il padrone lo scaccia con la manona pelosa...
Al lavoro, ad esempio, ho cambiato mansione e gruppo di lavoro. Non mi dispiace aver cambiato mansione, passando dallo sviluppo software all'assistenza software, anche perché in questo periodo lo sviluppo è un settore in coma vigile ed io ero anche stufo di passare il tempo a leggere i vecchi manuali perché non c'era un progetto da realizzare. Ma sono abbastanza certo che mi mancherà l'affiatamento conquistato con il vecchio gruppo di lavoro, un affiatamento che con i nuovi colleghi è tutto da mettere in piedi.
Con i miei le cose non funzionano. Ho preso atto che trascorrere anche solo un paio d'ore a settimana con i MusiLunghi mi fa uscire di matto. Non li sopporto più, sono arrivato a considerarli come un veleno. Ogni cosa dicano o facciano, non riesco a restare padrone delle mie reazioni.
Di vita sentimentale non parliamone proprio. Ad un certo punto, ero arrivato a considerare come veri e propri appuntamenti gli incontri con TMFB, il ragazzo che incrociavo tutti i giorni uscendo dalla mensa ed andando a prendere la macchina al parcheggio: è stato in ferie tutta la seconda metà di agosto e non è possibile spiegare quanto mi sia mancato non vederlo salire sulla sua macchina. Ero veramente da ricovero psichiatrico, ma forse ne sono uscito.
Ora in ferie ci vado io. Parto domani e sto scrivendo questo post unicamente allo scopo di rimandare la preparazione delle valigie. Figurarsi che l'albergo l'ho prenotato ieri e che parto solamente perché ormai ho detto a tutti che partivo e non mi va di giustificare un'altra settimana trascorsa in ozio a casa. Anche se a casa mia, da solo in ozio, ci sto davvero bene, soprattutto adesso che è finito il caldo. In questo momento c'è un venticello meraviglioso che mi asciuga i panni, fa danzare le tende e mi accarezza le braccia.
Comunque parto, ho deciso che parto. Spero di trovare delle belle giornate perché ho scoperto che passeggiare con la macchina fotografica in mano mi rilassa davvero tanto; cercare un'inquadratura mi libera da ogni altro pensiero, e pensare è quello che voglio fare sempre meno (ed è per questo, per evitare di raccogliere i pensieri, che il blog ultimamente è tanto poco aggiornato).
Vabbè, devo andare. Devo ancora fare le valigie, dicevo, e bisogna che mi applichi parecchio perché non voglio scordare assolutamente nulla. Mi porterò anche il portatile, ché nell'albergo c'è il WiFi; ma ovvio che spero di passare in albergo il minor tempo possibile. Anche perché, con quella miseria che mi costa la stanza, probabile che mi ritrovi in un buco di un metro quadro. Vista mare, però.
 

domenica 28 agosto 2011

lunedì 22 agosto 2011

Al cinema con Edgar: Come ammazzare il capo... e vivere felici

Mi aspettavo una commedia leggera e forse un po’ scollacciata, mi sono invece imbattuto in una piccola perla cinematografica, dove ad ogni personaggio è stata assegnata una personalità a tutto tondo e dove ogni azione non si conclude con la risata che spontaneamente suscita, ma è ben inserita e finalizzata alla trama.
Le premesse del plot sono chiare fin da subito nel titolo italiano, che per una volta rende meglio dell’originale inglese Horrible Bosses: i tre protagonisti sono vessati dai rispettivi capi e, vista la crisi globale che l’economia ed il mondo dell'occupazione stanno attraversando, si convincono che l’unico modo per conquistare la felicità che si meritano sia sbarazzarsi dei tiranni oltrepassando il limite del lecito. Ed i tre capi sono davvero orribili, grazie alle interpretazioni caricaturali eppure credibilissime di tre stelle del cinema: Kevin Spacey, com’era già noto, è il cattivo perfetto; Jennifer Aniston è una ninfomane da manuale (non fosse stato altro che per lo spirito di rivalsa nei confronti di colleghe attrici più scafate come rovina-matrimoni); Colin Farrell, protagonista qualche annetto fa di un ben noto porno amatoriale, non fa altro che portare all’estremo i propri vizietti privati (perlomeno quelli che gli sono stati attribuiti in diversi momenti della sua vita), con l’apporto di un trucco e parrucco che lo rendono davvero repellente, impresa che di per sé varrebbe un Oscar per gli effetti speciali.
Ma se sono buone le prove dei tre volti noti, non posso definire men che perfette quelle dei tre veri protagonisti, i tre sottoposti abusati e stremati, interpretati da tre volti familiari al pubblico televisivo americano ma certo non delle star internazionali: Jason Sudeikis ha partecipato per anni come comico al Saturday Night Live, mentre Charlie Day è uno dei mattatori della sitcom politicamente molto scorretta C’è sempre il sole a Philadelphia accanto a Danny DeVito. Menzione speciale per Jason Bateman, star televisiva fin dagli anni Ottanta, quando recitò bambino ne La casa nella prateria e da adolescente nella serie La famiglia Hogan; attraversati da comparsa gli anni Novanta, è tornato in auge nel nuovo millennio come protagonista di un premiato telefilm (Ti presento i miei) che gli ha permesso di vincere anche il prestigioso Golden Globe.
L’interpretazione di Bateman è quella che ho maggiormente apprezzato: calamitanti occhi azzurri e sorriso piacione, Bateman si cala a meraviglia nei panni dell’uomo comune che, pur nella consapevolezza di trovarsi in situazioni via via sempre più grottesche, cerca di mantenersi lucido e dignitoso anche quando tutti gli altri perdono il controllo.
Davvero godibili i siparietti comici tra i tre amici, che spezzano con sapienza il ritmo quando si fa troppo incalzante e si dice che siano stati in larga parte improvvisati.
Tirando le somme, la compresenza di battute folgoranti e di una comicità più sottile, unita ad uno sviluppo della trama tutt’altro che scontato, fanno di Come ammazzare il capo... e vivere felici, per quel che mi riguarda, il miglior film di questa stagione.

domenica 21 agosto 2011

Claudio Baglioni - GRAND'UOMO

(testo e musica di Claudio Baglioni)

Prendete Avrai, aggiungete Acqua dalla luna, shakerate...



Quando anch'io l'ho avuta quell'età
In cui si pensa di poter cambiare il mondo
Sarei passato pure dentro l'anima
Perché domani avesse un cielo più profondo
 

E un figlio ama sempre un padre ma lo fa
Mentre lo giudica e quasi mai perdona
Finché gli scopre il segno dì una lacrima
E per la prima volta vede una persona

E dentro un po' di un altro uomo

La mia strada ancora corre e va
Ma mai lontano quanto l'immaginazione

E se non ho volato come un'aquila
Provo ad alzarmi ancora come un aquilone
Per andar via e senza andare via

Ma ti giuro che io sarò qualcuno
E griderò al futuro il vento che c'è in me
Com'è vero che c'è più tra zero e uno
Che non tra uno e cento
E uno è quello che
Cammina sulla luna
Sa rovesciare un trono
Regala la fortuna
Fa ammutolire il tuono
Sa essere un grand'uomo

Figlio mio, la vita è questa qua
È più una lotta che una danza in cui girare
Ma non fermarti mai perché la musica
Non è mai un'isola, la musica è il mare
Che fa andar via e che fa stare via

Ma ti giuro che io sarò qualcuno
E griderò al futuro il vento che c'è in me
Com'è vero che c'è più tra zero e uno
Che non tra uno e cento
E uno è quello che
Ai carri chiude il passo
Fa stramazzare il fiato
La morte porta a spasso
E io chi sono stato
Per essere un grand'uomo

La fantasia è dove non c'è

L'ipocrisia della realtà
E quel che dai di te

Mai niente te lo porterà più via
La poesia è come un'idea
Non cerca verità la crea
E se non credi sempre in me
Fa' che io creda sempre in te

E ti giuro che tu sarai qualcuno
E griderai al futuro il vento che c'è in te
Com'è vero che c'è più tra zero e uno
Che non tra uno e cento
E uno è quello che
Sa vendersi la pelle
Fa impallidire il fato
S'illumina di stelle
E se io non sono stato
Allora cerca tu
Di essere un grand'uomo

venerdì 19 agosto 2011

Echi di battaglie vicine e lontane

Sono giorni strani questi. Giorni in cui non ho molta voglia di restare in comunicazione con il resto del mondo, giorni in cui tutta la routine quotidiana, tutte le abitudini sono cambiate ed io mi sento troppo stanco per far fronte alle novità. Domenica scorsa è stata davvero una bella giornata, una di quelle in cui anche le ore trascorse in auto sono servite a rilassarmi, soprattutto quelle in direzione “lontano da casa”. A maggior ragione se considero che il sabato ed il lunedì sono state giornate di segno totalmente opposto. Ferragosto in particolare, per come è arrivato, è stato spiazzante: l’aspettativa era di passare qualche ora con il TopO e in seconda istanza con il resto della Tribù dei MusiLunghi, ed invece è andata all’opposto. Ho trascorso un sacco di tempo in auto con mio padre in un silenzio assordante che mi ha dato modo di perdermi in mille pensieri, altrettanto il tempo speso in parole inutili con mia madre. E domani, sarà uguale...

Solferino, San Martino e Medole sono località citate nei libri della storia italiana [qui su Wikipedia se v'interessasse un riassunto] per le battaglie risorgimentali di cui sono state teatro, quando ancora si trovavano a ridosso del sistema militare asburgico del Quadrilatero, sulla linea di difesa che correva da Mantova ai bastioni della mia Peschiera.
A San Martino vi è una Torre monumentale [foto] eretta alla memoria di Vittorio Emanuele II, celebrato come vittorioso condottiero di queste battaglie che hanno portato alla cessione della Lombardia austriaca al regno Sabaudo; a Solferino, non lontano dalla storica Rocca medievale, un suggestivo Memoriale ricorda la fondazione della Croce Rossa Internazionale, idea dello svizzero Dunant che si trovava su quei campi di battaglia e rimase sconvolto dal sangue che aveva visto scorrere. La Torre di San Martino, così come la Rocca di Solferino, sorge su un’altura ed è ben visibile dall’autostrada, all’altezza del casello di Sirmione.
Le colline, coltivate a vigne e granturco, sono parte integrante del paesaggio, da sempre; hanno origine morenica, sono nate dai detriti spinti a valle dalla massa di un ghiacciaio che poi ha lasciato il posto al bacino del Lago di Garda, cui ora fanno da argine meridionale. Non lontano sorge il centro turistico di Desenzano, che è oggi la cittadina più popolosa della provincia bresciana dopo il capoluogo; San Martino ne è amministrativamente una frazione.
Ma nonostante il flusso del turismo, l’autostrada e le tante tangenziali, per raggiungere la vicina Solferino bisogna ancora percorrere una strada tutta curve e dislivelli che accarezzano le morbide e verdi colline: se si fa sosta su una delle più alte, guardando verso nord si riconosce il duplice massiccio delle Prealpi che fan da corona al Lago, mentre volgendosi a sud si dominano le prime propaggini della Pianura Padana, di cui Medole, con la sua bella Pieve romanica, è da qui la porta d’accesso. 

Durante il lungo weekend di Ferragosto ho percorso in auto diverse volte quella strada, e ancora lo farò nei prossimi giorni.
Accanto a me, come dicevo, mio padre che si guardava attorno un poco spaesato. Lui che in queste terre c’è nato e vissuto fino al matrimonio, riconosceva per nome ogni contrada, ma tutto in trent’anni è cambiato: casali che cadevano a pezzi sono stati ristrutturati e trasformati in agriturismi e maneggi, boschetti e colli sono stati piallati per cedere il posto a bretelline d’asfalto, molti crocevia trasformati in rondò da cui si diramano strade che conducono tutte in tutte le direzioni.
Tra quelle colline lui e mia madre ci sono nati e ci hanno lavorato da giovani ed infine si sono conosciuti, percorrendo quelle strade quando ancora erano poco più che mulattiere; le stesse strade che qualche volta, da bambino, io correvo in bici, perché in qualcuna di quelle contrade, o comunque non troppo lontano, ci vivono ancora quasi tutte le mie zie e molti dei miei cugini.
Eppure sabato quei campi di battaglia, pur pieni di fascinazione e ricordi, sembravano luoghi davvero lontani, davvero tanto estranei alla mia memoria.
Sono stanco di battagliare. E poi fa troppo caldo.