[…] “Ma io avessi la spada nel cuore?”
“Sì, Lulù, è con lei che devi combattere, e se vincerai contro la regina Ingiusta, i pregiudizi finiranno di vivere.”
“Ma cosa fossero i pregiudizi, Mimì?”
“I pregiudizi sono delle cose sbagliate in cui la gente crede.”
“Ma perché la gente credesse a quelle cose che fossero sbagliate?”
“La gente crede a delle cose sbagliate perché ha paura.”
“Cioè, me lo spiegassi?”
“Ti faccio un esempio. Tu vivi chiusa in casa perché la gente ha paura di te, e ha paura di te perché crede a cose sbagliate, e queste cose sbagliate si chiamano pregiudizi. Crede ad esempio che chi è diverso da loro sia in qualche modo pericoloso, ma in verità nemmeno sa il perché. Una cosa quando è sbagliata non puoi spiegarla, infatti loro non sanno spiegarla. Ti possono dire: ‘Non ti vogliamo perché sei diverso da noi’, ma se gli chiedi: ‘E perché una persona che è diversa da voi la rifiutate?’, loro non sanno cosa rispondere, e neppure hanno il coraggio di ammettere che l’unico motivo è la paura.”
“Ma quando io fossi andata a quella festa delle bambole che fosse nella piazza, i bambini ridessero, e non avessero paura di me!” esclamò Lulù ricordandosi la crudeltà di quei momenti.
“Ridevano per nascondere la paura, per scacciarla” rispose Mimì sedendosi sulla sua mano, per poi aggiungere fissandola con il suo unico occhio: “Lulù, la vita è un mistero di cui nessuno conosce la forma, un mistero coperto dalle risate degli altri.
“Sì, Lulù, è con lei che devi combattere, e se vincerai contro la regina Ingiusta, i pregiudizi finiranno di vivere.”
“Ma cosa fossero i pregiudizi, Mimì?”
“I pregiudizi sono delle cose sbagliate in cui la gente crede.”
“Ma perché la gente credesse a quelle cose che fossero sbagliate?”
“La gente crede a delle cose sbagliate perché ha paura.”
“Cioè, me lo spiegassi?”
“Ti faccio un esempio. Tu vivi chiusa in casa perché la gente ha paura di te, e ha paura di te perché crede a cose sbagliate, e queste cose sbagliate si chiamano pregiudizi. Crede ad esempio che chi è diverso da loro sia in qualche modo pericoloso, ma in verità nemmeno sa il perché. Una cosa quando è sbagliata non puoi spiegarla, infatti loro non sanno spiegarla. Ti possono dire: ‘Non ti vogliamo perché sei diverso da noi’, ma se gli chiedi: ‘E perché una persona che è diversa da voi la rifiutate?’, loro non sanno cosa rispondere, e neppure hanno il coraggio di ammettere che l’unico motivo è la paura.”
“Ma quando io fossi andata a quella festa delle bambole che fosse nella piazza, i bambini ridessero, e non avessero paura di me!” esclamò Lulù ricordandosi la crudeltà di quei momenti.
“Ridevano per nascondere la paura, per scacciarla” rispose Mimì sedendosi sulla sua mano, per poi aggiungere fissandola con il suo unico occhio: “Lulù, la vita è un mistero di cui nessuno conosce la forma, un mistero coperto dalle risate degli altri.
Parlava di cose mai udite Mimì. Lulù mai prima le aveva ascoltate. Stava immobile spalancando la bocca, con lei raccoglieva quelle parole importanti, e tutto si apriva come fiore che sboccia, mostrandole un senso che nobilitava i suoi giorni, perché seppure fosse piccola ogni cosa capiva, così come aveva capito anni prima d’essere una diversa: i diversi sanno quello che sono, lo vedono subito negli occhi degli altri. […]
Isabella Santacroce - "Lulù Delacroix" Ed. Rizzoli
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