lunedì 9 luglio 2012

12. Di Marco e di quella volta che si guadagnò una scoppola e non solo

Pistacchio e vaniglia per Andrea, mango e melone per Marco, in quella che aveva fama di essere la migliore gelateria della città. Ed ora passeggiavano, lungo un corso poco trafficato del centro storico, con i loro due bei coni in mano.
“Ti rendi conto che pistacchio e vaniglia è una delle scelte più tristi e banali che uno possa compiere, davanti al bancone di una gelateria che ha il vanto di produrre artigianalmente più di cento differenti gusti di gelato…? Ti sei accorto che la ragazza era in imbarazzo, che si sentiva mortificata nel doverti preparare un cono tanto triste…? Peggio di pistacchio e vaniglia, c’è solo panna e cioccolato… oppure limone e fragola…”
“La fragola mi dà la nausea…” si limitò a rispondere Andrea.
La fragola mi dà la nausea…” ripeté Marco in tono canzonatorio.
Andrea passò di mano il cono e con la mano destra libera e ben aperta lasciò partire una scoppola tale che Marco si ritrovò la punta del naso affondata nel gelato al mango.
S’immobilizzarono nel centro della strada e si guardarono l’un l’altro in faccia, ma nessuno dei due cedette nello scoppiare a ridere per primo.
“Pistacchio e vaniglia…” riprese Marco, concentrandosi sulle parole che sillabava per non ghignare. “Davvero, da un pubblicitario, da un creativo, uno si aspetta chissà quali voli di fantasia davanti a cento diverse possibilità… invece te ne esci con un Pistacchio e vaniglia per cortesia…”
Andrea gli aveva allungato una salvietta perché si pulisse la punta del naso arancione. “Scusami tanto, signorino tutto sarcasmo ed indelicatezza… ma vuoi illustrarmi lo sforzo creativo che invece trovi nell’abbinare il mango al melone…?”
“Ma non sono io il creativo, perdio… io sono quello piatto e con i piedi ben piantati per terra, e non devo…”
“Ecco bravo” lo interruppe Andrea. “Pensa solo a ringraziare il cielo di essere piatto e con i piedi ben piantati, e non ben piantato e con i piedi piatti…”
“Oh oh oh” replicò Marco, “ecco il nostro fascinoso creativo che, punto sul vivo, dà a tutti una lezione con un estemporaneo e raffinatissimo gioco di parole…” e si allontanò d’un passo a destra da Andrea che stava prendendo le misure per un secondo ceffone. “Non sei bello quando alzi le mani” aggiunse. “E comunque sia, nell’accoppiata mango e melone c’è assolutamente da apprezzare il fantastico cromatismo…”
“Sai che potrei anche abituarmici…?”
“Abituarti a cosa?” domandò Marco, colto alla sprovvista da quell’uscita.
“Abituarmi ad essere preso per il culo da un signorino tutto sarcasmo ed indelicatezza…” rispose Andrea.
“Intendi in senso lato, vero? Non in senso strettamente carnale…”
Stavolta Andrea non si limitò a misurare lo schiaffo, ma Marco fu prontissimo nello scansarlo.
“Intendo dire che mi piace stare con te…” riprese Andrea, cercando di riassumere un’espressione seria. “Mi piacciono le passeggiate con te, le cene con te, le chiacchierate con te, anche quando decidi di sparare solo cazzate… e naturalmente, mi piace anche il sesso con te…”
“Su quest’ultima cosa non avevo dubbi da quella volta che te ne uscisti con oddio mi stai facendo morire e subito dopo…” e mimò con mani e faccia un’esplosione a getto di fontana.
“Non ti piacciono i discorsi seri, vero?” sbottò Andrea con tutta l’indulgenza di cui era capace in quel momento.
“Stavi facendo un discorso serio…?”
“Stavo provando a farti capire quanto mi piace stare con te…”
“E vorresti passare con me il resto della tua vita?” domandò Marco, facendogli cenno di fermarsi e di guardarlo in faccia.
Andrea in quel momento avrebbe saputo esattamente come rispondergli. Sapeva quello che voleva in quell’esatto momento, ma si trattenne perché la coscienza gli stava suggerendo che c’era qualcosa d’importante che Marco avrebbe dovuto sapere e che lui non era ancora pronto a rivelargli. Fu quel tarlo che impedì ad Andrea di rispondere Sì lo voglio e di aggiungere: il resto della vita è troppo poco rispetto al tempo che vorrei trascorrere con te. Invece disse: “Non ti pare che il resto della vita sia un’espressione un tantinello impegnativa…?”
Marco si sentì avvampare. “Credevo volessi fare un discorso serio…”
“Infatti lo era, un discorso serio” confermò Andrea. “Solo che, perdio, un giorno potresti scoprire qualcosa di me, o io scoprire qualcosa di te, che potrebbe cambiare le carte in tavola e farci prendere strade diverse…”
“Scusami Andrea… ma non capisco proprio cosa stai cercando di dire…”
Andrea riprese a camminare e a mangiare velocemente la cialda del suo cono. “Quello che volevo dire, per adesso, te l’ho detto… Che mi piace stare con te. Punto. Credevo che ti facesse piacere sentirmelo dire…”
“Infatti è vero: mi fa piacere che tu me l’abbia detto” replicò Marco, riprendendo il proprio posto al suo fianco. “E mi fa piacere perché -penso che ti sia più che evidente che- anche a me piace stare con te…”
“Non è stupenda questa corrispondenza di piaciosi sensi…?” disse Andrea, con un tono che apparve più sarcastico di quanto avrebbe voluto che fosse.
E quella punta di sarcasmo trafisse il cuore di Marco come avrebbe fatto uno spillo, tanto che sentì le lacrime inumidirgli gli occhi, ma le ricacciò subito indietro.
Due passi e furono in fondo al corso, che sboccava nella piazza del mercato. Anche quel pomeriggio c’era parecchia gente: a quell’ora c’erano soprattutto giovani e ragazze, seduti al tavolo di uno dei tanti bar alla moda con i calici degli spritz sui tavolini, e qualche anziano, fuori da una delle ultime tradizionali osterie rimaste, con il bicchiere di bianco in mano.
Andrea si fermò e piantò gli occhi in faccia a Marco. Indicandogli l’angolo sinistro della bocca, gli disse: “Sei tutto sporco di gelato”. Ma non era affatto vero e, prima che Marco avesse il tempo di portarsi la salvietta alle labbra, Andrea si strinse a lui e lo baciò. 

L'episodio 1.
L'episodio 13.

2 commenti:

Principe Kamar ha detto...

1) Sono una persona triste perché adoro il gusto limone e fragola :P
2) Amo Marco e Andrea e la loro storia e non vedo l'ora di scoprire il segreto di Andrea, anche se ho un paio di teorie in merito.
3) Grazie per rendere la mia estate meno brutta con questo racconto che attinge in parte alla realtà (o sbaglio?) che di un bello che non ti dico. <3

Un grosso abbraccio :)

Edgar ha detto...

1) niente di personale ma, sarà che da piccolo a casa mia si mangiava solo gelato limone e fragola, ho sviluppato una certa nausea verso quei due gusti di gelato...
2) tranquillo, non credo che il segreto resterà tale ancora per molto, perché Andrea non è persona che ama fingere.
3) a parte l'avversione per il gelato alla fragola e l'avere la fermata del bus sotto casa, io e Marco non abbiamo altro in comune, almeno che io sappia.
sono felice che il racconto ti piaccia, perché questo modo di scrivere piace molto anche a me. non so quanto durerà perché è nato senza alcun progetto tanto che quando inizio un capitolo non so mai come andrà a finire, ma continuo con soddisfazione perché quando mi siedo davanti a una pagina bianca e comincio a riempirla, mi sento bene ed in pace con me stesso.
ricambio l'abbraccio.