martedì 21 febbraio 2012

E tu lo chiami Dio

Sospetto che sia abbastanza evidente che la mia fede nel Dio dei cristiani abbia subito negli anni dei profondi scossoni. Non tanto per il ritratto di Dio dipinto da Cristo attraverso i Vangeli (anche se confesso che la parabola dei servi e dei talenti non m'è mai minimamente scesa giù...), quanto piuttosto per l'interpretazione che Santa Romana Chiesa e chi per essa ne ha voluto tramandare nei secoli, interpretazione che ritengo profondamente traditrice del messaggio evangelico ed ancor più della natura umana.
Ho dei dubbi, non pochi, sull'esistenza di Dio. Talvolta penso che non sia stato Dio a creare l'uomo e la donna a propria immagine, ma al contrario che Dio sia solo un parto della fantasia di noi mortali. Altre volte riesco a farmi convinto che solo l'esistenza di un Dio, inteso come Volontà superiore o come Provvidenza, possa dare un senso agli intricati percorsi delle nostre vite.
Ho l'abitudine di pregare, ma lo faccio solo se non devo chiedere nulla, perché mi infastidisce l'idea che Dio possa pensare che mi rivolga a Lui solo nel momento del bisogno, nello stesso modo in cui mi darebbe fastidio se a pensarlo fosse un amico in carne ed ossa.
Detto questo, devo anche confessare che più passano gli anni più il mio rapporto con Dio si fa personale e privato e che aumenta il fastidio di dover condividere la mia Fede con quella dei cattolici. Più passano gli anni, più mi scopro intollerante nei confronti del cattolicesimo, che tra le religioni cristiane mi appare sempre più come la più infedele nell'interpretazione dei Vangeli. Tutto l'apparato ecclesiastico, le gerarchie vaticane, l'eccesso di orpelli, mi irritano in maniera crescente ed ormai evidente.
Ma quello che davvero non perdono ai cattolici è la loro smania di frapporsi tra me, inteso come individuo singolo, e Dio.
Penso che i momenti della vita terrena in cui più siamo vicini a Dio siano essenzialmente due: quando amiamo completamente e quando siamo sul punto di trapassare. Quando amiamo perché facciamo esperienza del dono più importante che Dio ci ha fatto, il più importante degli insegnamenti di Cristo in quanto è essenza stessa della divinità: l'Amore. E quando stiamo per separarci dalla vita perché, se ne abbiamo il tempo, possiamo trovare modo di capire se la nostra vita ha avuto un senso, se il nostro amore ha dato frutti terreni ed in tal caso possiamo sentirci degni di entrare in comunione con l'Infinito, annullarci in esso divenendone parte.
E guarda caso, se è un caso, proprio in questi due momenti le gerarchie cattoliche pretendono di mettere bocca, di mettersi in mezzo e di impedirci di entrare direttamente in contatto con la divinità. I cattolici oltranzisti pretendono di entrare a forza nei nostri letti, siano essi talami nuziali o letti di morte. Pretendono di dirci come e chi dobbiamo amare e di decidere per noi come e quando trapassare, dimostrando una totale mancanza di rispetto per la persona tanto da anteporle dei princìpi che trovano una ragion d'essere unicamente nelle loro perverse interpretazioni del messaggio di Cristo.
Desidero vivere l'esperienza dell'Amore seguendo la mia inclinazione, il mio naturale desiderio, e son sicuro che Dio, se davvero esiste, possa solo compiacersi del mio modo di scoprire e vivere l'amore. Allo stesso modo, voglio, se mai accadrà che abbia la possibilità di sceglierlo, decidere di congedarmi dalla vita senza superflue ed agghiaccianti sofferenze, senza un inutile accanimento terapeutico.
Desidero, anzi pretendo, da un cristiano il rispetto per me e per le mie scelte, perché davanti a tutto, se bene ho letto e compreso i Vangeli, Cristo mette la carità, intesa proprio come amore, comprensione e compassione. E so che da un cattolico, tutto questo non l'avrò mai.

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