Sono sicuro (tanto da scommettere la testa del mio ex) che nessuno s'è accorto, leggendo tra le righe dell'ultima paginata di post, che questo non è un periodo particolarmente brillante per il mio umore. Ecco, siete certo sobbalzati sulle seggiole nell'apprenderlo così inaspettatamente, ma in effetti il mio umore rasenta dal di sotto il livello dello zerbino...
Certi picchi al ribasso non sono nuovi nella mia storia emotiva, ma il pomeriggio trascorso ieri m'ha tutt'altro che giovato: claustrofobico, contro ogni aspettativa ed ogni intenzione.
Tanto che stamattina non sono letteralmente riuscito ad uscire dal letto, se non dopo aver chiamato in ufficio per comunicare che mi sarei preso una giornata di vacanza.
Ho un paio di inghippi amministrativi da sistemare, un paio di uffici pubblici da visitare. Ma inutile dire che i buoni propositi erano (più o meno consciamente) solo un alibi e son rimasti lì senza ancora una soluzione.
Indolenza ed apatia sono le copertine delle mie ore buie. Ma le pareti di casa oggi mi soffocavano.
E nonostante il cielo minacciasse di spaccarsi in due da un momento all'altro e di far cadere secchiate e secchiate d'acqua, sono sgattaiolato fuori ed ho cominciato la fuga. Un po' come Forrest Gump in quel punto del film in cui comincia a correre e correre da una costa all'altra dell'America, senza un motivo apparente.
E metro dopo metro, passo dopo passo, i piedi non si fermavano. Trottavo via tanto velocemente quanto velocemente scorrevano i pensieri. E lungo le strade, vicolo dopo vicolo, la mia mente partoriva il post più nero e buio. Sapendo poi benissimo che mai sarei riuscito a riportarlo per iscritto e a postarlo.
Ma a furia di andare ed andare ed andare, mentre lasciavo scorrere via i pensieri, eccomi lì, a quella che era l'inconscia destinazione del mio vagabondaggio.
Eccomi lì, senza più brutti pensieri, anzi: senza più pensieri. Con un sorriso che sentivo nascermi sulle labbra. Eccomi lì, senza più quella sensazione di essere un pesce fuor d'acqua.
Ed ho realizzato di essere topopatico.
Sia ben inteso: la topopatia non è l'avversione per i ratti, tantomeno la telepatia tra criceti (vedi Hamtaro e soci).
Topopatia è da intendersi come commistione di topografia e meteoropatia. Nel senso che esiste un luogo in cui sto bene a prescindere, punto.
Da anni ormai, fin dai tempi dell'Università, so che c'è un solo posto al mondo cui mi sento di appartenere e che c'è un solo posto al mondo che mi appartiene. Un posto che, appena raggiunto, mi riconcilia con me stesso.
Un posto in cui S., Edgar ed EdgarVirtuale si ricongiungono senza litigare e prevaricarsi l'un l'altro.
Precisamente, queste sono le coordinate: +45° 26' 17.37" Nord, +10° 59' 37.47" Est.