L'augurio per tutti è più o meno sempre lo stesso da qualche anno in qua: che si possa non sentire la fatica e che non manchi mai la voglia di seguire il sentiero dorato. A volte durante il cammino avremo accanto amici affidabili con cui correre e cantare; in altri momenti magari resteremo da soli ad affrontare una foresta buia e spaventevole; ci troveremo davanti sfavillanti città di smeraldo, fiumi impetuosi da attraversare o insidiosi campi di papaveri. Continuiamo a camminare, non soltanto per l'illusione che alla fine della strada ci aspetti il mago che realizzerà i nostri desideri. Continuiamo a camminare soprattutto perché è durante il cammino che possiamo incontrare, conoscere, scoprire, imparare, crescere...
mercoledì 31 dicembre 2014
martedì 18 novembre 2014
Hozier - TAKE ME TO CHURCH
Per apprezzare appieno quanto terribilmente bella sia questa canzone occorrerebbe scoprirla alla radio, oppure chiudere gli occhi per non lasciarsi distrarre dal video, oppure impararla attraverso il lyrics video qui sotto.
Perché se poi guardi il videoclip ufficiale, rischi che le immagini ed il racconto ti distraggano, presentandoti tutta un'altra storia, terribilmente bella in tutt'altro modo.
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giovedì 7 agosto 2014
Dimentico tutto
Sembra proprio che io non sia capace di portare rancore. Niente, mai nemmeno un silenzio immusonito che possa durare più di un giorno.
Piuttosto dimentico.
Oh, quante persone che mi hanno fatto del male ho dimenticato. Quanti nomi andati perduti, quante facce uscite dalla mia vita che non saprei riconoscere incrociandole oggi per strade...
E quando non è possibile dimenticare le persone, allora dimentico gli episodi, le parole, gli schiaffi fisici e morali. Ha funzionato così con Ian, con i cinque anni di vita in comune che sono andati di fatto cancellati. E funziona così con Ma'amLimpy, con un reset completo ed automatico pressoché settimanale.
Ma se dai miei sbagli imparo lezioni, nei torti e nelle trappole a mio danno continuo a ricadere, proprio perché dimentico e non so mettermi in salvo per tempo nemmeno all'ennesima ripetizione.
E dimentico. Così il dolore sembra svanire in fretta, ma in realtà si è solo sedimentato nel profondo di quel pozzo che è questo mio povero cuore.
giovedì 24 luglio 2014
P&R: Work in Progress
Ho appena terminato la prima stesura del Capitolo 09 e sono molto felice. Non dico di essere orgoglioso di quello che scrivo: dico solo che sono felice del tempo che trascorro scrivendo.
La genesi del Capitolo 09 è stata particolarmente complicata. Mentre per i precedenti otto +1 capitoli ho impiegato mediamente tra i sette ed i dieci giorni, quest'ultimo ha richiesto non meno di tre settimane, con un sacco di tempo trascorso davanti ad una pagina bianca e con le dita lontane dalla tastiera.
I capitoli precedenti non hanno richiesto grandi sforzi, perché erano più o meno abbozzati nella mia testa da parecchio tempo. Ho lasciato decantare la storia che ho in mente per anni prima di mettermi seriamente al lavoro: adesso sono piuttosto convinto di essere pronto a portarla sulla pagina.
Ed è esattamente quello che ho fatto fino al capitolo precedente. Ho messo in campo tutti i personaggi principali lasciando loro l'onere di presentarsi per come sono, senza tanti filtri. Anche perché il racconto che ho in testa verte molto sui personaggi piuttosto che su un trama che riservi sorprese e colpi di scena.
Affatto.
Il rischio però è che un personaggio, lasciato libero di esprimere se stesso, possa non andare spontaneamente nella direzione che hai pensato prendesse. Sarebbe una forzatura. Ed è quello che è successo quando ho chiuso il Capitolo 08: ho dovuto ripensare il percorso di un personaggio e capire in quale modo intervenire per rimetterlo nella giusta carreggiata.
Mi piace molto questo ruolo di Creatore benevolo che osserva le proprie Creature muoversi sui fogli delle loro vite...
Non sono ancora sicuro che questo progetto possa arrivare davvero a compimento. Ma in questo momento ne ho bisogno, per dare un senso al mio percorso di vita, ad alcune scelte che ho compiuto e soprattutto alle scelte che ho subito. Non voglio parlare di un riscatto, ma... chiamiamola rivincita.
E comunque, una volta concluso, non è detto che voglia davvero pubblicarlo. Come non è detto che, pur volendo, poi ci riesca.
Lasciatemelo solo ripetere: adesso sono felice.
sabato 7 giugno 2014
dis-Equazione
La vittoria sudata e sofferta di Conchita Wurst all'Eurovision Song Contest sta all'Europa che, nonostante la crisi economica, non ha mai smesso di occuparsi dei diritti e dell'eguaglianza dei propri cittadini, nella stessa misura il cui il trionfo scontato di Cristina Scuccia a The Voice of Italy sta all'Italia renziana che, già molto indietro sul tema dei diritti civili in confronto al resto della comunità occidentale, con la scusa della crisi ha completamente cancellato dalla propria agenda ogni discussione sul tema.
La barba e l'abito da sirena di Conchita/Tom Neuwirth sono un invito a cercare la Bellezza aldilà dell'apparenza, ad amare se stessi e gli altri per quello che si è e nonostante le convenzioni, nella stessa misura in cui il velo da suora della Scuccia è un simbolo di mortificazione di sé e di omologazione al pensiero dominante.
La canzone che Conchita ha presentato all'ESC narra di rinascita e di riscatto, mentre il Padre Nostro così com'è stato proposto e svenduto nel finale di un pacchiano show televisivo è una resa incondizionata ad un dio arrogante che vuole tutti sottomessi e che non è certo quello raccontato nei Vangeli.
Io non so e non mi interessa sapere se Tom Neuwirth sia cristiano, ateo o buddista, ma per parte mia non ho dubbio alcuno che in un duello canoro tra Conchita e suor Cristina, Cristo tiferebbe per la drag queen.
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lunedì 26 maggio 2014
6 come 6
Stavo per mancarlo di brutto. Anzi ero convinto di averlo proprio mancato, invece ho appena controllato: ieri questo blog ha compiuto 6 anni.
...Sì, negli ultimi due sono stato decisamente distratto e sinceramente non ho idea se nei prossimi mesi riprenderò a scrivere con maggior frequenza.
La verità è che quando ho cominciato a postare, sei anni fa, avevo un grande, grosso, enorme bisogno di sfogarmi, di mettere per iscritto tutto quello che mi passava per la testa, non necessariamente di confrontarmi con altri blogger a riguardo, anche se è stato piacevole quando è capitato.
Ora ne ho meno bisogno. Di sfogarmi, dico; perché il tempo cura anche il dolore che ti ha scavato dentro in profondità. Restano le cicatrici, certo, ma restano per dimostrare che siamo guariti, non soltanto per ricordarci che siamo stati feriti.
Non è neppure che la mia vita sia troppo cambiata in questo lasso di tempo: single ero e single sono. Ma ho cambiato casa, mi sono nati due adorabili nipotini, alcuni dei miei amici si sono sposati ed hanno generato a loro volta. Credo anche di aver perso Maya, quella che è stata la mia migliore amica e che non riconosco più come tale e non so neppure veramente perché; la cosa peggiore è che non mi manca, non ne soffro. Ho sempre avuto una propensione per la solitudine, ma mi chiedo se non stia lentamente diventando sociopatico o sociofobico, nel senso che non riesco a pensare a qualcuno la cui compagnia riesca davvero a rendermi felice, o triste la mancanza... Boh.
Di buono c'è che ho del tempo libero in più e che lo sto mettendo a frutto: ho cominciato seriamente a scrivere il romanzo che ho nella testa da anni. E scrivere, sì che mi rende felice: ne ho avuto un assaggio quando per gioco ho preso a raccontare di Marco & Andrea, e ne ho conferma ad ogni pagina del racconto che sto affrontando in queste settimane.
Anche per colpa di questo impegno nel trasformare un mio sogno in qualcosa di più concreto, sto trascurando questo posto virtuale...
Già che ci sono, ne approfitto per dire due parole ad un amico che ogni tanto passa ancora qui a trovarmi. Voglio che sappia che di lui ho una buonissima opinione e che non c'è modo che questa cambi. Voglio che sappia che per alcun motivo lo giudico sciocco o folle, perché il cuore è un organo assurdamente ostinato, che assume il comando in situazioni in cui la ragione gli urla contro. Che nessun dolore provocato dalle scelte fatte con il cuore è eterno (e lo so, come detto prima, per esperienza diretta). E voglio che sappia che se non sono entrato nella sua vita per incoraggiarlo in un momento per lui tanto difficile, è stato per paura di aggiungere danno al danno infilandomi a vanvera in una storia di cui, fin dal suo inizio, ho intuito troppo ma ho voluto sapere poco. E magari sì, perché sono anche un vigliacco che non ama schierarsi. Tuttavia io sono qui, voglio che lo sappia: se ha bisogno, se ha voglia, se gli gira strana, io sono a disposizione. So che ha tanti altri amici con cui avrà già avuto modo di parlare e sfogarsi, e che il mio interesse nei suoi confronti gli apparirà assai tardivo. Ma eccomi, anche questo sono io: quello che sbaglia sempre i tempi, che sceglie troppo spesso il momento sbagliato, che ci arriva sempre un po' troppo tardi. E se non gli interessa farlo adesso, a me sta bene comunque e non muta la mia stima.
A tutti gli altri che leggono ancora questo blog, e so per certo che non sono ancora tanti... niente, ho già detto prima tutto quanto avevo da dire. Ma anche per loro sono a disposizione. Hanno/avete il modo e la facoltà di contattarmi.
Questo post non ha capo né coda, me ne rendo conto: me lo capisco solo io. Ma è il mio blog, il mio post... sono io e sono così come sono.
sabato 17 maggio 2014
Levante - CUORI D'ARTIFICIO
Ho fatto in fretta ad imparare com'è che scoppia un cuore
Come mi scoppia il cuore
E poi via, sparso nell'aria fluttua e va la fonte dei miei guai
Ma no, non vedi come scende
No, non vedi come cade giù
Non è polvere di stelle
Io che non credevo affatto si respirasse dopo
Mi abbaglia ancora adesso quell'esplosione al petto
Che non fa mai rumore
Con gli occhi in alto
Ma no, non vedi come scende
No, non vedi come cade giù
Non è polvere di stelle
Non è neve no, non è Gesù
Io che non credevo affatto si respirasse dopo
Mi abbaglia ancora adesso quell'esplosione al petto
Che non fa mai rumore
Con gli occhi in alto
Un grosso applauso è volato in aria
E che paura se cade a terra
No, è esploso prima
Ho un cuore che è puntato tra le stelle
Ho un cuore che è puntato tra le stelle
Eppure è vivo sotto questa pelle
E che paura se cade a terra
No, è esploso prima
Ho un cuore che è puntato tra le stelle
Ho un cuore che è puntato tra le stelle
Eppure è vivo sotto questa pelle
lunedì 12 maggio 2014
Rise like a phoenix
Pare che tra i tanti detrattori di Conchita Wurst, oltre ad omofobi di ogni nazionalità ma in particolare russi e putiniani, si possa da oggi annoverare anche la signorina Emma Marrone, che avrebbe pubblicamente commentato "Senza barba non avrebbe alcuna chance, siamo seri"; l'invidia tra colleghe ci sta e sarebbe più che comprensibile se la Marrone in rappresentazione dell'Italia non avesse portato sul palco dell'Eurovision Song Contest una canzone dimmerda, addirittura peggiore di quello scempio filologico-musicale che le fece vincere un Festival di Sanremo qualche anno fa.
Nel corso della giornata ho seguito alcune conversazioni su Facebook e letto diversi commenti in coda ad alcuni articoli che annunciavano il trionfo della donna barbuta. Squallido fenomeno da baraccone è stata una definizione in cui mi sono imbattuto più volte, tradotto pure in inglese su YouTube con il termine freak.
Eh sì, la donna barbuta è davvero il più classico dei freak, i mostri da circo che suscitavano curiosità e raccapriccio nei secoli passati. Ma l'arena di Copenhagen in cui s'è tenuto lo show canoro cos'è se non la moderna evoluzione di un tendone circense? Ed un personaggio dello spettacolo dei giorni nostri, che canti, balli o conduca talk-show, cos'è se non un erede ammodernato di un qualche freak? E non campa d'applausi allo stesso modo in cui i fenomeni da baraccone campavano del prezzo dei biglietti d'ingresso...?
Conchita Wurst è un fenomeno da baraccone, sì. Un baraccone che è chiamato show-business, di cui è stata incontrastata regina almeno per una notte, in quel di Copenhagen. Una meravigliosa regina.
Pertanto non è l'utilizzo un poco a vanvera di quella locuzione che mi ha infastidito. Quello che mi ha dato davvero noia è stata l'apertura di tavole rotonde in cui la D'Urso di turno chiedeva agli ospiti di un salotto virtuale: ma ha davvero vinto per merito, per le proprie doti canore, o non piuttosto per il modo fuori dagli schemi con cui si presenta? E poi ancora: dare al vittoria ad un artista solo per quello che rappresenta, non è squallido nello stesso identico modo in cui lo è avversarlo per la stessa ragione?
Come se non fosse un lampante caso di discriminazione il fatto stesso che questi fini pensatori insinuino certi dubbi nel caso di un freak e nessuno degli stessi abbia messo in dubbio la bravura della vincitrice dello scorso anno, la graziosa biondina Emmelie DeForest, oppure la vittoria (meritatissima a parer mio) di Arisa a Sanremo. Affatto, per questi maestri della filosofia spiccia il trionfo di una drag queen non può avvenire per meriti artistici ma solo per compassione. Peggio forse, per un malinteso buonismo, un rigetto dell'omofobia tanto violento da tramutarsi esso stesso in aperta intolleranza.
Poi scopri che chi esprime questi illuminati pareri, non ha dato una occhiata allo spettacolo in tivù, ma ha capito perfettamente tutto dallo slide-show su Repubblica.it...
Bene, io la diretta l'ho vista, le canzoni finaliste me le sono sorbite tutte e ventisei. Ed alla fine ho televotato. Cinque i voti a mia disposizione.
Un voto allo svizzero Sebalter, perché la sua canzone era molto orecchiabile e lui era davvero tanto telegenico.
Un voto alla svedese Sanna Nielsen, per la bella canzone che infatti s'è posizionata in terza posizione.
Un voto a Conchita, anche a lei per la bella canzone.
A questo punto le belle canzoni erano terminate.
Ho espresso un secondo voto per Conchita in omaggio all'interpretazione. Perché una canzone che parla di un amore che abusa fisicamente e/o psicologicamente e di una successiva rinascita, poteva benissimo essere intonata da una donna (e penso alla Gloria Gaynor di I will survive, a Celine Dion come ad Adele) ed in quel caso avrebbe fatto venire giù il teatro ma non sarebbe stata che l'ennesima sentita interpretazione tra tante, ed invece interpretata da un uomo travestito, con il garbo ed il pathos resi dalla voce di Conchita, è stata un pugno allo stomaco così forte per me da farmi venire davvero i lucciconi.
Il mio ultimo voto è andato ancora a Conchita, stavolta sì in barba ai suoi detrattori. Perché la musica e lo spettacolo hanno (ed è più che giusto che l'abbiano) anche una valenza politica. Una canzone non è solo una canzone, lo spasso di tre minuti. Una canzone ha il diritto di diventare un pezzetto di storia se ne possiede i meriti.
E sinceramente Rise like a phoenix a mio parere lo merita. Perché ci ricorda che possiamo cambiare e riscattarci, avendo alla fine ragione di chi in passato ci ha sopraffatti con la violenza, l'intolleranza, il diritto del più forte a discriminare le minoranze.
E se ce ne rendiamo conto e ci crediamo, We are unstoppable.
Waking in the rubble
Walking over glass
Neighbors say we’re trouble
Well, that time has passed
Peering from the mirror
No, that isn’t me
Stranger getting nearer
Who can this person be?
You wouldn’t know me at all today
From the fading light I fly
Rise like a phoenix
Out of the ashes
Seeking rather than vengeance
Retribution
You were warned
Once I’m transformed
Once I’m reborn
You know I will rise like a phoenix
But you’re my flame
Go about your business
Act as if you’re free
No one could have witnessed
What you did to me
Cause you wouldn’t know me today
And you have got to see
To believe
From the fading light I fly
Rise like a phoenix
Out of the ashes
Seeking rather than vengeance
Retribution
You were warned
Once I’m transformed
Once I’m reborn
I rise up to the sky
You threw me down but
I’m gonna fly
And rise like a phoenix
Out of the ashes
Seeking rather than vengeance
Retribution
You were warned
Once I’m transformed
Once I’m reborn
You know I will rise like a phoenix
But you’re my flame
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domenica 11 maggio 2014
lunedì 21 aprile 2014
Pasqua, in breve
Pranzo di Pasqua in famiglia. Per l'occasione preparo i miei due pezzi forti culinari: un tiramisù ed una torta con pesche sciroppate ed amaretti. Il tiramisù perché me l'ha chiesto Ma'amLimpy "che c'è anche tua cugina che il tiramisù che facevo io le piaceva tantissimo" "Allora fallo tu" "Lo sai che non lo faccio più" "Sì ma i miei tiramisù sono stati, per tua recensione ed in ordine cronologico: troppo alcolico, troppo cioccolato, troppo poco alcolico, troppo liquida la crema..." "Preparalo, e basta"; la torta alle pesche per fornire un'alternativa a TopO che non m'è mai parso troppo entusiasta del tiramisù.
TopO assaggia una fetta della torta e fa subito una faccia schifata. Non ci rimango male, giuro, e gli faccio portare subito una fetta del tiramisù. "Speriamo che almeno il tiramisù sia buono..." dice.
Eccoli lì, i geni della nonna.
E nonostante tutto lo adoro. Abbiamo giocato insieme prima e dopo pranzo, ed ha anche eseguito per me i ritratti delle Tartarughe Ninja e di Sulley e Mike di Monsters & Co.
E poi TopO è l'unico che mi corre dietro quando vado via: come faccio a non amarlo?
lunedì 7 aprile 2014
lunedì 20 gennaio 2014
Nel frattempo che ero assente...
...l'Italia ha cercato di entrare nel terzo millennio, ma proprio no, non ce la fa.
Dopo il rimbrotto del Vicariato, il progetto di introdurre un registro delle unioni civili a Roma viene rimandato a data da destinarsi...
Facessi parte di una qualche associazione LGBT (o anche di un'associazione di Sinistra) comincerei a progettare un'OccupySanPietro...
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sabato 18 gennaio 2014
Ti vedo
Succede quando non te lo aspetti. O magari mentre aspetti che succeda ma dato che non succede ti impegni in tante altre cose.
Succede che ti imbatti su YouTube in una canzone che nemmeno conoscevi e che sia questa a fornirti la chiave di lettura per un personaggio cui non riuscivi a dare un'anima e di cui tuttavia nella tua testa conosci la storia da anni. Una storia che hai provato a raccontare e a raccontarti più volte. L'hai scritta, cancellata, riscritta, messa da parte, ma ormai fa talmente parte di te che con una nota di malinconia hai capito che se non le darai una forma compiuta allora nulla di ciò che hai fatto nella vita avrà un senso e nulla di ciò che farai darà un senso alla tua vita.
Li ho trovati tutti, improvvisamente, in questi giorni di pioggia: chiave di lettura, ispirazione, entusiasmo, desiderio e necessità.
Ne scrivo qui perché ho paura che mi abbandonino, ma se ne scrivo e m'illudo che altri lo sappiano magari mi sarà più difficile rinunciarci.
La cosa buffa è che questa chiave di lettura in realtà è la cifra della mia vita e quindi è assurdo che abbia dovuto arrivarci grazie alle parole di un altro (vabbè, non del primo che passa per strada, ma le parole di un vero Artista...)
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