Avevo deciso come avrebbe dovuto terminare questo blog [NB: come, non quando]. Ovvero con un post breve a forma di dialogo, grosso modo di questa fattispecie:
Edgar: "Ehi, ti stavo aspettando."
Personaggio2: "Ciao. Ma se non sono nemmeno in ritardo..."
Edgar: "Lo so, ma voglio dire che, mentre ero qui da solo, ho capito che sei l'uomo che ho aspettato tutta una vita."
Bacio e Titoli di coda.
Mi sono coccolato quest'idea per un po', poi ho pensato Cazzo, però 'sta cosa qui l'ho già sentita. Anzi no, mi correggo: ho penato Acciderbolina, questa cosa qui devo averla già sentita. E poi m'è venuto in mente che Fabio Volo ha titolato un romanzo con una frase del genere.
Peccato.
Così, mentre decido in quale altro modo terminerà questo blog, e sempre che nel frattempo esso non si esaurisca in autonomia, ho cambiato l'immagine dell'intestazione con la foto di un sentiero che ho percorso per davvero. E non ditemi che non si capisce che è una metafora.
Poco fa, mentre rincasavo in autobus, ho assistito ad un tramonto meraviglioso in rosa ed in azzurro, che sarebbe stato perfettamente intonato con i colori del blog. Ma non ho avuto modo di prendere di tasca la macchina fotografica e quindi niente. E poi no, un tramonto sarebbe stata la metafora sbagliata in questo momento.
A proposito di rosa, c'è una gustosa anticipazione che potrei darvi. Ma per scaramanzia preferisco di no.
Oggi intanto ho fatto una passeggiata in centro. Faccio sempre una passeggiata
in centro quando devo schiarirmi le idee e, infatti, ora le ho più
nitide. Ma da qui al prossimo post rifletterò a lungo su una domanda: cosa vuol dire (se vuol dire qualcosa) quando in un pomeriggio ti sembra di incontrarlo almeno tre volte e, quando strizzi ben bene gli occhi, ti accorgi che l'hai scambiato con tizi che non gli assomigliano per niente...?