“Hai detto che lavori in un’agenzia
pubblicitaria…?” domandò Barbara, girandosi sul fianco destro, puntellandosi
sul gomito e poggiando il capo sulla mano aperta.
“Sì” rispose Andrea, che avrebbe voluto
restarsene ancora in silenzio e ad occhi chiusi a prendere la tintarella,
accanto a Marco. Non portava gli occhiali da sole e, siccome gli veniva
istintivo guardare in volto chiunque gli rivolgesse la parola, si coprì il viso
con la mano per riparare lo sguardo dal sole che brillava alto proprio oltre la
spalla di Barbara.
“Vi occupate di modelle, attori, calciatori…?
Qualcuno di famoso…?” domandò lei.
“No no, non quel tipo di pubblicità. Per ora
non ci occupiamo di pubbliche relazioni, anche se qualcuno in agenzia vorrebbe.
Ci occupiamo proprio di pubblicità: promozione di prodotti, creazione di slogan
e vendita di spazi pubblicitari…”
Marco si tirò su a sedere e lanciò un’occhiata
a Barbara, e tanto gli bastò per capire che la ragazza s’era calibrata in
modalità gattamorta: il fianco
morbido ed il ventre piatto bene in evidenza, i capelli bruni e ricci raccolti
per denudare collo e spalle, la boccuccia a cuore e gli occhi nocciola in
mostra al di sopra degli occhiali da sole. Una matura lolita smaliziata e
consapevole del fascino che esercitava sugli uomini. Quelli eterosessuali.
Carlotta era sdraiata dietro di lei, un
cappello a falda larga sulla faccia e le cuffiette dell’i-pod nelle orecchie.
Oltre Carlotta, Dario pareva appisolato: quel sabato al lago non s’era fatto accompagnare
dalla Ely, né da qualcun’altra delle amiche che aveva in rubrica. Nemmeno
Stefano era venuto a godersi un altro po’ di sole: aveva millantato con
Carlotta una qualche scusa talmente inverosimile che lei s’era dichiaratamente
rifiutata di riportarla al resto del gruppo; poco male, aveva pensato Marco, avrebbe
finito con il monopolizzare ogni conversazione come al suo solito e quasi
sicuramente sarebbe riuscito a mettere in imbarazzo Andrea con domande stupide
o invadenti.
Ma in quel ruolo ora sembrava volersi calare proprio
Barbara, la coinquilina di Carlotta. “Qualche pubblicità che posso aver visto?”
chiese, sfilando gli occhiali ed appoggiando alle labbra una delle stanghette.
Marco le lanciò un’occhiataccia, dimenticandosi
di indossare scurissime lenti da sole.
“Quella dei supermercati E*** è nostra, ci
abbiamo tappezzato la città…” disse Andrea. Barbara sgranò gli occhioni in
segno di esagerato compiacimento, ed Andrea proseguì: “In questo momento quei
supermercati sono il nostro maggiore cliente e l’unico che possa vantare una
fama che vada oltre quelli che sono i
confini di un quartiere… In sostanza, quella campagna ci paga almeno la metà
degli stipendi…”
Barbara continuava a recitare sbigottimento. “Ma
lo slogan della pubblicità, scommetto che l’hai ideato tu…”
Marco si mise a curiosare nel proprio zainetto
in cerca del lettore di mp3.
“No, adesso non sono quasi più coinvolto nei
processi creativi. Io intrattengo le relazioni con i clienti, ne cerco di nuovi
e faccio loro firmare i contratti…”
“Una cosa alla Amanda Woodward…” commentò
Barbara con un’esagerata enfasi.
Andrea restò in silenzio. Marco colse
immediatamente la sua perplessità e gli venne in soccorso: “Melrose Place, quel telefilm degli anni
Novanta che faceva il paio con Beverly
Hills 90210. Amanda era il personaggio interpretato da Heather Locklear.”
Ciò detto, infilò in un padiglione l’auricolare del lettore di mp3, l’accese e
tornò a sdraiarsi. Quindi, nascosto alla vista di Barbara, diede un colpetto
alla spalla di Andrea e gli porse l’altro auricolare.
“Ah dai, non conosci Amanda Woodward…” disse
Barbara. “Pensavo che tutti quelli della nostra generazione la conoscessero…”
Tutti
i gay e tutte le frociarole della nostra generazione, forse, pensò Marco. Ma negli anni Novanta il nostro Andrea stava ancora sulla sponda
sbagliata…
“Senti, non è che mi spalmeresti la crema sulla
schiena…?” domandò Barbara ad Andrea.
Carlotta, alle sue spalle, trasalì. Si issò a
sedere, si levò il cappello dalla faccia calcandoselo sulla testa e chiese all’amica:
“Faccio io?”
Barbara porse la bottiglietta della lozione
solare ad Andrea e, sorridendo ammiccante, disse: “Andrea ha le mani belle
grandi. Farà prima…” quindi si sdraiò sull’asciugamano a pancia sotto, offrendo
a chi potesse trarne piacere la visione del suo fondoschiena tondo e sporgente.
Andrea lanciò un’occhiata a Marco, che gli
rispose facendo spallucce. Poi, mentre lui carezzava con le belle grandi mani unte di lozione la schiena già bronzea di Barbara,
Marcò afferrò il cellulare e digitò un sms: Ma
le hai detto che lui è il mio ragazzo???
Barbara non si accorse dell’avviso di ricezione
sms proveniente dalla grande borsa da mare di Carlotta. Andrea invece sì e,
intuendo chi fosse il mittente, fece il possibile per nascondere il ghigno che
gli si era disegnato sulle labbra.
Carlotta rispose: Ho paura di averle detto l’AMICO di Marco, non il ragazzo. E ho paura
di aver accennato al fatto che è bisex…
Marco si sollevò sul fianco per tenere d’occhio
la situazione. Andrea, che ne era ben consapevole, indugiò appositamente nel
portare a compimento la missione affidatagli. Poi però, riconsegnata alla
proprietaria il flacone di crema solare, tornò lesto a sdraiarsi al proprio
posto, accanto al suo amico.
Marco gli porse nuovamente uno degli auricolari
del suo lettore di musica, poi gli prese la mano abbandonata lungo il fianco e
la strinse nella propria. Quindi, dato che non era sicuro che Barbara potesse vedere
quel gesto d’intimità, disse a voce sufficientemente alta: “Dato che hai già le
mani tutte unte, potresti ungere la schiena anche a me…”
“Le belle
grandi mani unte…” puntualizzò Andrea.
Carlotta, da sotto la falda del cappello,
squittì.
“Ti scoccia?” domandò Marco, ritenendo che Andrea
non fosse stato sufficientemente pronto nel risollevarsi.
“Voltati” gli suggerì Andrea; quindi si riempì
le mani con due grosse noci di crema solare ed andò a sedergli a cavalcioni.
Portò a compimento quell’ingrato lavoro sotto lo sguardo crucciato di Barbara, la quale ad
un certo punto si rese conto di essere vagamente eccitata alla vista di quei due
ragazzi in un atteggiamento più intimo di quanto ci si aspettasse tra due
amici. E a quel punto distolse lo sguardo, imbarazzata.
E che fosse il bacio umido del sole, o il
soffio delicato della brezza del lago sulla loro pelle, o il contatto dei loro
corpi grondanti feromoni, fatto stava che, su quel lembo erboso di riva
lacustre, Barbara non era l’unica persona eccitata più di quanto fosse consono
esserlo in pubblico.
Andrea si rimise sdraiato, supino ma con la
coscia sinistra sollevata a velare l’euforia ormonale da cui era stato colto.
Marco, pienamente soddisfatto del risultato conseguito, si sollevò un poco e
gli si fece appresso per rubagli un bacio. Andrea lo scansò sorridendo per il
puro piacere di un dispetto. Marco, volendo mostrarsi orgoglioso anche lui per
gioco, si infilò nei padiglioni entrambi gli auricolari e voltò il capo nella
direzione opposta. Andrea contò fino a cinque, poi pancia sotto gli si strinse
addosso, andando a poggiargli la testa tra la spalla ed il collo. Marco si
scostò di poco, ma Andrea gli fu di nuovo appresso per baciarlo prima sulla
scapola, poi sulla nuca.
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