lunedì 2 luglio 2012

10. Di Marco e di quella volta che Andrea passò a prenderlo dopo il lavoro

Marco spense il pc ed afferrò lo zainetto senza metterlo in spalla. Si era trattenuto in ufficio dieci minuti oltre l’orario di lavoro, ed ora salutava l’unica collega ancora rimasta, che sembrava intenzionata a trattenersi anche più di lui.
In corridoio incontrò Dario. “Ehi ciao. Ma dove sei stato tutto il giorno? Nemmeno un caffè abbiamo preso…”
“Sono nero, guarda. Non ne posso più” rispose Dario, procedendo lesto verso l’uscita. “Oggi il caporeparto s’è inventato di cronometrarci le pause-caffè e mi sono giocato tutto il tempo a disposizione con la prima pausa.”
“Non dire certe cose a voce troppo alta. Vedi mai che certe brillanti iniziative venissero copiate…”
“Ho troppo bisogno di caffeina ora. Se la cosa va avanti per altri tre giorni, giuro che comincio il boicottaggio.”
“Ma che vuoi boicottare? Già è tanto se ancora nessuno parla di tagli, qua dentro.”
“Tagli? E che vogliono tagliare?” replicò Dario. “Già stiamo facendo in cinque il lavoro che l’anno scorso facevamo in otto. Dopo che il Bonetti ha dato le dimissioni e che i due vecchiacci sono andati in pensione, mica hanno pensato di rimpiazzarli assumendo qualcuno di nuovo…”
“E non hanno proprio l’intenzione di assumere qualcuno, fidati” replicò Marco.
“Mal cagati negrieri di merda…” sibilò Dario.
“Dai, parliamo d’altro… Sabato al lago porti Eleonora?” domandò Marco.
Eleonora? Cazzo, quanto sei rincoglionito. Si chiama Elisabetta, non Eleonora. E-li-sa-bet-ta.”
Elisabetta, hai ragione… Allora che fai, porti lei?” chiese. Stavano attraversando il parcheggio dei dipendenti.
“Sì, gliel’ho chiesto e ci viene volentieri.”
“Due weekend consecutivi… Sta diventando una cosa seria?”
“Affatto. È solo che a Elisabetta piacciono da matti le gite al lago e non tengo voglia di cercare qualcun’altra… Tu invece, porti Andrea?”
“Non gliel’ho ancora chiesto… Magari è un tantino presto…”
“Chiediglielo” disse Dario, indicando con il mento oltre l’inferriata.
Andrea era là, fuori dal cancello. Si sbracciò per attirare la loro attenzione.
“Un solo weekend e già passa a prenderti al lavoro” disse Dario. “La tua è già diventata una cosa seria…”
Marco salutò sbrigativamente Dario e corse al cancello.
“Ma che fai qui?” chiese, sorridendo imbarazzato.
“Ho pensato di passarti a prendere. Ma ti imbarazza che mi vedano i tuoi colleghi?” domandò Andrea.
“No, per niente. È la sorpresa in sé che m’imbarazza… Non me l’aspettavo” disse gongolando un poco.
“Avevo voglia di passare la serata con te e volevo mandarti un sms, ma ho pensato che, se per qualche motivo fossi stato già impegnato, venendo di persona fin qua almeno avrei potuto vederti questi cinque minuti…”
“Sei un ruffiano. Te l’hanno mai detto che sei uno stramaledetto ruffiano?” replicò Marco.
“Beh allora? Sei già impegnato per stasera?”
“Nessun altro impegno.”
“Allora vieni…” fece Andrea, invitandolo con un cenno del capo ad uscire.
In quel mentre Dario transitò dal cancello con la propria macchina. Diede un colpetto di clacson e salutò dal finestrino. “È Dario. Stava con noi al Circolo sabato.”
Andrea salutò con la mano l’auto che s’allontanava e poi tornò a volgersi interrogativo verso Marco, che non oltrepassava il cancello. “Sono in bici…” disse lui.
“Lasciala qui. Domattina ti riaccompagno io.”
“Passi a prendermi domattina…?” chiese Marco.
“Certo. Oppure passo la notte da te così domattina non devo uscire prima di casa per venirti a prendere…”
“Ah, ho capito” replicò Marco. “Va bene, vediamo come va la serata e poi, forse, ti lascio dormire da me…”
“Sul divano, immagino…”
“T’ho detto: vediamo come va la serata…” rispose, aggrappandosi allo sportello dell’auto di Andrea.
“Mangiamo qualcosa in giro?” gli chiese Andrea, mentre sedeva e riavviava il motore.
“Mi inviti a passare la serata insieme: mica vorrai che ti cucini io qualcosa da me…?”
“Magari nel congelatore tenevi già la lasagna di mamma, bell’e pronta da scaldare in forno.”
“Te lo scordi che mia madre mi prepari una lasagna…” replicò Marco.
“Dai, che preferisci? Cinese, giapponese, kebab, hamburger, cotoletta, pizza, pesce? Cos’altro?”
“Ravioli al vapore e gamberi… ho proprio voglia di cinese…” rispose.
“Meno male” disse Andrea, invertendo il senso di marcia. “Ne ho trovato uno che mangia e che non mi fa neanche spendere tanto…”
“Sono un ragazzo a basso mantenimento. Ma guarda che sono anche economicamente indipendente, perciò possiamo dividerci il conto a metà…” rispose Marco.
“No. Devo almeno offrirti la cena, se non voglio dormire sul tuo divano…”
“Non cercare di fare troppo il simpatico, o non ti faccio nemmeno arrivare al mio pianerottolo” replicò.
Andrea portò Marco in un ristorante cinese che conoscevano entrambi, non troppo lontano. La cena fu uno spasso: pareva proprio che anche fuori dal letto avessero un buon affiatamento; sapevano conversare e divertirsi.
Poi, ad un certo punto della serata, Marco si rammentò che Carlotta aveva invitato tutta la compagnia ad una gita sul lago quel sabato, l’appuntamento cui Dario avrebbe portato la sua Eleonora e/o Elisabetta. E chiese: “Per sabato, hai già impegni?”.
Andrea, preso in contropiede, si limitò a rispondere: “Perché?”
“I miei amici vanno al lago. Sono gli stessi del Circolo più qualche amica pazza di Carlotta. Potresti venire anche tu. Se non hai altri impegni…”
“Questo weekend non posso” rispose Andrea. “È per questo che ho pensato di invitarti stasera” e poi trattenne il fiato, aspettandosi che Marco gli chiedesse cosa dovesse fare di tanto importante.
Marco seppe nascondere una fugace delusione. “OK, non c’è problema, anzi… c’ho guadagnato una cena al cinese che Carlotta e gli altri detestano cordialmente…”
Andrea restò zitto.
“Ma non è che ti imbarazza passare la giornata con i miei amici…?” domandò Marco.
“Figurati…”
“Magari è presto, ma guarda: ti assicuro che loro ti stimano tantissimo per come mi hai baciato sotto il naso di Tommy…”
“Sotto il naso di Tommy? E perché?” lo interruppe Andrea. “Non mi avevi detto che quel Tommy era solo un amico…?”
“Certo certo.” Momento di silenzio. “Comunque Tommy non viene sabato.”
“Meglio” si limitò a commentare Andrea. “Prendiamo il gelato fritto?
“Niente gelato fritto. O nel letto ci limiteremo a rotolare…”
“Chiedo il conto.”

L'episodio 1.
L'episodio 11.

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