martedì 18 agosto 2009

Il ricovero coatto è prossimo ed inevitabile

Ieri. Ore 9.30, davanti alla macchinetta del caffè.
Collega1 (per cui non ho ancora scelto uno pseudonimo): “Allora, che hai fatto questo weekend?”
Edgar: “Beh, ho passato la domenica a letto a leggere un libro a fumetti che ho trovato in libreria… Hai presente V[u] per Vendetta…?”
GiordanoMemphis (precedentemente citato come il NuovoCollega): “Vuoi dire V[i] per Vendetta…”
Edgar (con lo sguardo di sbieco a sottolineare quanto piacevole trovassi l'interruzione): “Sì esatto… Non avevo ancora visto il film e…”
GiordanoMemphis: “No no… Non V[u] per Vendetta, V[i] per Vendetta…”
Edgar: “…”
GiordanoMemphis: “…”
Edgar: “Fa differenza…?”
GiordanoMemphis: “Beh sì… la V si pronuncia V[i] per evitare fraintendimenti…”
Edgar: “Che c’è da fraintendere se dico V[u] invece che V[i]…?”
GiordanoMemphis: “Beh… la V[i] è la V per tutti; alcuni invece con V[u] intendono la W”
Edgar: “…”
GiordanoMemphis: “…”
Edgar (con l’occhio lievemente iniettato di sangue): “Se dico V[u] intendo la V. Se volessi intendere la W, direi DoppiaV[u]… A me non mi pare proprio possano esserci fraintendimenti…”
GiordanoMemphis: “A me non pare. Non a me non mi pare…”
Edgar (con entrambi gli occhi iniettati di sangue): “…”
GiordanoMemphis: “Non si dice…”
Edgar (con un accenno di schiuma alla bocca): “A me mi pare che qualcuno stasera voglia essere spinto fuori dall’auto in corsa in autostrada…”
GiordanoMemphis: “…”
Collega1: “Sì insomma… Da questo fumetto avrebbero tratto un film…?”

Ore 15.00, davanti allo schermo del PC.
Collega1: “Allora, cosa devo fare esattamente…?”
Edgar: “Niente di più facile: copi queste sei-sette righe da questa schermata, le incolli su una pagina di Word e poi suddividi il tutto su più righe, infilando un a capo dopo tutte le doppie punte…”
Collega1: “…”
Edgar: “Chiaro, no?”
Collega1: “Tutto chiaro fino a doppie punte…”
Edgar: “…?”
Collega1: “Doppie punte…!?”
Edgar: “Sì scusa, hai ragione… ehm… intendevo… mmh…
Collega1: “…?”
Edgar (con il dito sullo schermo): “Non mi ricordo. Com’è che si chiama esattamente questo segno grafico…?”
Collega1: “Due punti…”
Edgar: “Credo che sia ora di farmi un altro caffè…”

Insomma, tutta una giornata cosparsa di indizi di un lento e graduale decadimento psichico.
Ed ancora non sapevo che ieri sera sarei stato costretto a tre ore e passa di straordinari perché il caro GiordanoMemphis doveva a tutti i costi terminare e consegnare un lavoro assegnato, cosa che in realtà non gli è riuscita.
Figuriamoci: sono rientrato a casa alle 22.00, con ancora (almeno) la camicia per oggi da stirare ed ovviamente senza aver avuto la possibilità di fare un salto al supermarket a prendere (almeno) l’anti-zanzare che avevo terminato domenica sera. Una doccia veloce e poi sono andato a letto, addormentandomi in un nanosecondo, nonostante l’afa che ancora non dava tregua.
Stamattina mi sono alzato con un gorilla della savana che mi urlava dallo stomaco (ieri avevo cenato solo con una barretta ai cereali, consumata in fretta verso le 19.00 davanti alla macchinetta del caffé): saltare sulla bilancia e scoprire di aver perso un chilo tondo in ventiquattr’ore non ha cambiato il mio umore, purtroppo.
E così, mogio mogio, alle 8.08 scendo in strada: l’appuntamento con GiordanoMemphis, Collega1 e l’auto aziendale è alle 8.10, a pochi passi da casa mia.
Alle 8.20 ho già visto transitarmi davanti la metà buona dei miei colleghi in sede, ma dell’auto aziendale e del suo equipaggio ancora nessuna traccia. Alle 8.23 un laconico sms di GiordanoMemphis, custode dell’auto, che si scusa per il ritardo, punto. Alle 8.25 mi telefona Collega1, che ci tiene a farmi sapere che sta attendendo come me, davanti alla sede aziendale.
Alle 8.31 eccoli: l’auto sbuca dalla curva.
Salto su e ridendo e scherzando dico a GiordanoMemphis: “Spero tu abbia una ragionevole giustificazione…” e per ragionevole giustificazione mi sarebbe stato bene tutto: la sveglia che non ha suonato, lui che s’è scordato di caricarla, un incidente, un ingorgo, un improvviso malore della fidanzata convivente o un attacco diarroico dell’ultimo minuto; tutto quanto sia inaspettato, ineludibile ed indesiderabile.
GiordanoMemphis: “Non puoi immaginare che coda c’era stamattina dal tabaccaio per giocare la schedina del SuperEnalotto…”
Edgar: “Scusa...? Credo di non aver capito…”
GiordanoMemphis: “Una fila inimmaginabile dal tabaccaio, ma son riuscito…”
Edgar: “Aspetta aspe’… Ci hai lasciato venti minuti ad aspettare, ed ora siamo in ritardo perché dovevi giocare la schedina…?"
GiordanoMemphis: “Eh eh… se vinco ti do una quo…”
Edgar: “ …!?!”

3 commenti:

Anonimo ha detto...

due considerazioni:
- ha proprio bisogno di ferie;
- se compisse un omicidio, credo Le concederebero tutte le attenuanti del caso.
Besos
LVM

Poto ha detto...

Ahahahahah....
Ihihihihihihih....

Comunque hanno ragione V[i] è la V; V[u] è la W (detta anche V[i] o V[u]Doppia)
E "a me non mi pare", non si dice, tut tut...

Se la quota dell'eventuale vincita del Superenalotto che riceverai sarà proporzionale ai minuti attesi, la prossima volta metti in giro la voce che quel tabacchino è l'UNICO aperto così aumenteranno i giocatori, i munuti di attesa e quindi la tua vincita.
Se poi in ufficio rompono per il ritardo, smolla la patata sul collega giocatore.
A volte la vita è così semplice: o vinci o arrivi in ritardo e non è nemmeno colpa tua! :-)

Edgar ha detto...

LVM... conto molto sulle attenuanti. Anche se confesso che lo sfogo verbale alla fine poi mi ha rimesso di buonumore. Non so perché, ma fare lo stronzo ogni tanto aiuta.

Poto, Lei è machiavellico (ma in realtà ciò non mi sorprende).
Per quanto riguarda il fattore -diciamo- grammaticale, lo so che aveva ragione. Ed è proprio per questo che mi sono irritato...