Terminato il pacchetto di ore di navigazione gratuita in rete, ho dovuto giocoforza cambiare abitudini. Ed ho ripreso a leggere. Evviva, perché ormai la pila di libri in attesa di essere letti era talmente alta e pesante che gli scricchiolii del mio comodino mi tenevano sveglio la notte.
Devo innanzitutto complimentarmi con me stesso per le scelte d'acquisto compiute in questi mesi, perché finora ho letteralmente divorato tutti i libri che mi stavano aspettando. E a costo di annoiare, volevo dar conto di questi miei proibiti piaceri consumati in solitudine.
Comincio questa nuova (e chissà se prolifica) rubrica con un libro di cui avevo già anticipato uno stralcio che avevo particolarmente apprezzato: il romanzo s'intitola Lulù Delacroix (edito da Rizzoli), la nona ed attualmente l'ultima fatica della scrittrice Isabella Santacroce, che peraltro vanta anche un pregevole curriculum di collaborazioni ai testi delle migliori canzoni della Nannini.
Non ho letto le precedenti opere letterarie della Santacroce, epperò ho inteso che sono caratterizzate da atmosfere cupe e situazioni al limite della moralità. Ma lei ama scioccare, piuttosto che provocare: un ottimo biglietto da visita, per quel che mi riguarda. Tuttavia, a dir la verità, quel che mi ha colpito, convincendomi all'acquisto in pochi attimi, sono state l'ipnotica immagine sulla copertina [a lato] e le promesse nel risvolto di copertina
Promesse affatto disattese, giacché, in contrapposizione alle precedenti opere tra il pulp ed il noir, Lulù Delacroix si presenta né più né meno come una favola. Ma una favola moderna e fuori dagli schemi più scontati: nessuna fatina buona dai modi caramellosi, nessun principe a cavallo di un bianco destriero. La stessa protagonista è un'eroina atipica: Lulù non è una bella principessa insidiata dal cattivo di turno, ma una bambina deforme che, nonostante la dolcezza e la simpatia che suscita nel lettore, nel suo mondo di gente perfetta è vittima del pregiudizio e del disprezzo della sua stessa famiglia. Nonostante tante fragilità, Lulù, armata solo della propria sconfinata fantasia, non esita un istante quando le viene chiesto di portare a termine una missione che potrebbe finalmente cambiare le sorti del mondo: raggiungere e sconfiggere la mostruosa Regina Ingiusta, fonte e madre di tutti i pregiudizi, che abita in un mondo magico oltre le nuvole.
Non entro più a fondo nella trama, che si sviluppa attingendo al fiabesco romanticismo di Alice nel paese della meraviglie (che infatti appare in una sorta di cameo) e ai toni più malinconici di Alla ricerca della felicità; ma ci tengo a precisare che il finale è tutt'altro che scontato.
Per dirla tutta, il romanzo parte davvero molto bene e mi appare convincente soprattutto nella prima parte. Perfect City, la città dove abita la famiglia Delacroix, è una perfetta caricatura delle città pulite e rigorose che molti sindaci del Nord Italia propugnano nelle loro odiose campagne elettorali; e la gente che vi abita, colma di pregiudizi e incapace di provare sentimenti, è tutto fuorché una metafora.
Tuttavia, quando Lulù intraprende il proprio viaggio nel mondo magico (ma sarebbe forse meglio dire stregonesco), la scrittura della Santacroce mostra qualche limite, che magari per altri lettori è invece un punto di forza. A me però piace visualizzare i personaggi ed i luoghi del libro che sto leggendo, e ciò non è facile quando, come in questo caso, il linguaggio è ricco di figure ed aggettivi, lo stile oscilla dal barocco all'assurdo ed è forte la propensione ad insistere su dettagli laboriosamente fantastici.
Ma nel complesso il giudizio è più che positivo. Perché le favole ancora mi piacciono tanto.
2 commenti:
Dalla descrizione del libro che hai fatto mi sembra di scorgere qualche lieve affinità con il libro e il film che racconta di quella ragazza nera obesa violentata dal padre da ci ha due figli ( storia vera perlatro) dove alla fine la bellezza interiore ha la meglio su quella di questa schifezza di mondo che abbiamo intorno( mannaggia non mi sovviene il titolo del film adesso...).
Forse alla fine sono i puri di cuore, quelli che non basano la loro vita sulle apparenze, quelli che veramente sono i forti e i vincenti nella vita.
Comunque grazie della recensione, avevo presente la scrittice ma non conoscevo nessuno che l'avesse letta con senso critico e analitico come te.
Un cordiale saluto
sarà la purezza a salvare il mondo, certo non la bellezza. ciao!
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