Tutto quanto ho da dire sul clamoroso caso di Povia che porterà a Sanremo 2009 una canzone sul tema dell'omosessualità come scelta di vita esecrabile
Un cantautore cretino canterà una canzonetta cretina. Non sarà il primo, tantomeno l'ultimo.
6 commenti:
Anonimo
ha detto...
Caro Edgar, purtroppo non è solo una canzonetta cretina. E a quanto ne so è la prima volta in assoluto (almeno nel panorama della musica nazional-popolare italiana) che una canzonetta affronta certe tematiche, e che lo fa da una parte con l'arroganza perentoria di un proclama, dall'altra con l'untuosità pelosa di chi dice che i diritti sono sacri, ma li rivendica solo per sè.
"i diritti sono sacri, ma li rivendica solo per sè". Per me Povia può fare quello che vuole (in questo sono d'accordo con Edgar), però quest'atteggiamento mi dà fastidio: come si può rivendicare il diritto di parola e di opinione quando si negano tutti gli altri (per esempio il rispetto, la non-discriminazione, la non-diffusione di teorie false)? Ma di Povia, ripeto, non me ne frega niente... mi preoccupa di più che la televisione di stato (famosa sartoria di taglio e cucito censorio) lasci fare liberamente...
Questo è l'indirizzo dell'editoriale del direttore di Gay.it sul "caso": http://www.gay.it/channel/attualita/25893/Il-caso-Povia-Trattiamolo-come-merita.html è l'opinione più vicina alla mia che ho letto finora: se è vero che il cantautore propone il proprio vissuto (o comunque un racconto molto verosimile), non glielo si può contestare. Sia chiaro che se Povia, prima durante e dopo l'esibizione, fosse oggetto di tiro al bersaglio con verdura e uova marce, proverei un'enorme soddifazione interiore. Però mi piacerebbe che persone ed associazioni gay si scagliassero con questa stessa veemenza contro obiettivi più utili alla "causa", tipo la Carfagna o anche tutto questo Governo prono davanti alle ingerenze vaticane. O, piuttosto che darsi appuntamento davanti all'Ariston a febbraio, si ritrovino compatte sotto la finestra del sig. Ratzinger (cui, da parte mia, non tributo altro titolo che un educato sig.).
Edgar, ho letto i due articoli, entrambi assennati e condivisibili. E ho letto Gianni Vattimo che sulla Stampa di oggi dice più o meno le stesse cose. Ma essendo più calato nel "mondo reale" di quanto non lo siano i bravi autori dei pezzi citati, continuo a provare un profondo disagio per questa vicenda, e una sottile preoccupazione. Il diagio mi viene dal fatto che quella canzone, più che raccontare una storia personale, si proprone come un manifesto che grida: "Etero:buono e bello. Gay: cattivo e brutto". E la preoccupazione nasce pensando a Luca di Tolve e Povia sottobraccio da Giletti, da Cucuzza, da Magalli, dalla d'Eusanio....
Gan, Povia cercava pubblicità, e purtroppo (grazie a noi gay) l'ha trovata. Manca ancora un mese al festival e da un mese si parla solo di lui, mentre gli altri anni si leggeva solo di conduttori, di vallette e degli ospiti che ci sarebbero e non ci sarebbero stati. Fosse stato ignorato fino all'ultimo, si sarebbe parlato di lui e della sua canzone per meno di 7 giorni, come è capitato invece a tutte le altre canzonette con intenti sociali passate alla rassegna: ricordo "Pensa" di Moro o a quella vincente di Cristicchi; oppure, ormai diversi anni fa, alla canzone di Faletti sul carabiniere morto in servizio, e quella di Federico Salvatore proprio sull'omosessualità. Che tra l'altro erano e sono tutte bellissime ed intelligentissime canzoni, ma hanno forse cambiato qualcosa nella vita di qualcuno...? Quest'altra invece è stupida e sicuramente anche bruttarella. Resta solo una canzonetta, assolutamente non un manifesto. A meno che noi non si continui a fargli da cassa di risonanza...
6 commenti:
Caro Edgar, purtroppo non è solo una canzonetta cretina. E a quanto ne so è la prima volta in assoluto (almeno nel panorama della musica nazional-popolare italiana) che una canzonetta affronta certe tematiche, e che lo fa da una parte con l'arroganza perentoria di un proclama, dall'altra con l'untuosità pelosa di chi dice che i diritti sono sacri, ma li rivendica solo per sè.
"i diritti sono sacri, ma li rivendica solo per sè". Per me Povia può fare quello che vuole (in questo sono d'accordo con Edgar), però quest'atteggiamento mi dà fastidio: come si può rivendicare il diritto di parola e di opinione quando si negano tutti gli altri (per esempio il rispetto, la non-discriminazione, la non-diffusione di teorie false)? Ma di Povia, ripeto, non me ne frega niente... mi preoccupa di più che la televisione di stato (famosa sartoria di taglio e cucito censorio) lasci fare liberamente...
Questo è l'indirizzo dell'editoriale del direttore di Gay.it sul "caso":
http://www.gay.it/channel/attualita/25893/Il-caso-Povia-Trattiamolo-come-merita.html
è l'opinione più vicina alla mia che ho letto finora: se è vero che il cantautore propone il proprio vissuto (o comunque un racconto molto verosimile), non glielo si può contestare. Sia chiaro che se Povia, prima durante e dopo l'esibizione, fosse oggetto di tiro al bersaglio con verdura e uova marce, proverei un'enorme soddifazione interiore.
Però mi piacerebbe che persone ed associazioni gay si scagliassero con questa stessa veemenza contro obiettivi più utili alla "causa", tipo la Carfagna o anche tutto questo Governo prono davanti alle ingerenze vaticane. O, piuttosto che darsi appuntamento davanti all'Ariston a febbraio, si ritrovino compatte sotto la finestra del sig. Ratzinger (cui, da parte mia, non tributo altro titolo che un educato sig.).
ed aggiungo anche il pezzo di Michele Serra:
http://www.gay.it/channel/attualita/25894/San-Remo-o-San-Scemo-.html
Edgar, ho letto i due articoli, entrambi assennati e condivisibili. E ho letto Gianni Vattimo che sulla Stampa di oggi dice più o meno le stesse cose. Ma essendo più calato nel "mondo reale" di quanto non lo siano i bravi autori dei pezzi citati, continuo a provare un profondo disagio per questa vicenda, e una sottile preoccupazione. Il diagio mi viene dal fatto che quella canzone, più che raccontare una storia personale, si proprone come un manifesto che grida: "Etero:buono e bello. Gay: cattivo e brutto". E la preoccupazione nasce pensando a Luca di Tolve e Povia sottobraccio da Giletti, da Cucuzza, da Magalli, dalla d'Eusanio....
Gan, Povia cercava pubblicità, e purtroppo (grazie a noi gay) l'ha trovata. Manca ancora un mese al festival e da un mese si parla solo di lui, mentre gli altri anni si leggeva solo di conduttori, di vallette e degli ospiti che ci sarebbero e non ci sarebbero stati.
Fosse stato ignorato fino all'ultimo, si sarebbe parlato di lui e della sua canzone per meno di 7 giorni, come è capitato invece a tutte le altre canzonette con intenti sociali passate alla rassegna: ricordo "Pensa" di Moro o a quella vincente di Cristicchi; oppure, ormai diversi anni fa, alla canzone di Faletti sul carabiniere morto in servizio, e quella di Federico Salvatore proprio sull'omosessualità. Che tra l'altro erano e sono tutte bellissime ed intelligentissime canzoni, ma hanno forse cambiato qualcosa nella vita di qualcuno...? Quest'altra invece è stupida e sicuramente anche bruttarella. Resta solo una canzonetta, assolutamente non un manifesto. A meno che noi non si continui a fargli da cassa di risonanza...
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