lunedì 28 giugno 2010

Joshua Ferris - E poi siamo arrivati alla fine (Then We Came to the End)

Sono più o meno giovani, più o meno carini, più o meno sottoccupati, i protagonisti del romanzo collettivo E poi siamo arrivati alla fine del talentuoso Joshua Ferris, edito nel 2006 da Neri Pozza Editore. Romanzo collettivo perché raccontato in un’insolita prima persona plurale.
Prendete i sodali e svitati personaggi della serie Friends, trasferiteli da New York a Chicago e mischiateli ai rampanti, ambiziosi e psicotici protagonisti di Melrose Place (la prima versione anni '90): immaginate che lavorino tutti gomito a gomito nell’agenzia pubblicitaria di Amanda Woodward/Heather Locklear, e che a capitanarli sia proprio la versione un po’ più chiatta della tremenda Amanda. Aggiungeteci infine una Karen Walker in salsa coreana ed otterrete il cast al completo di questa divertente opera prima, che più che un romanzo è una collezione di episodi esilaranti, verosimili al punto che, mentre leggevo, talvolta pensavo “Tale e quale in ufficio da me!”.
I più classici episodi della vita da ufficio, raccontati con un’ironia che straborda spesso in feroce sarcasmo: gli innamoramenti segreti e le relazioni clandestine sotto le scrivanie; le chiacchiere ed i pettegolezzi interrotti sempre sul più bello da una qualche noiosissima riunione; la quotidiana lotta per ottenere una sedia più comoda o un cubicolo più spazioso; le incontenibili ed incontrollabili voci sul cancro di Amanda (che nel nostro caso si chiama Lynn Mason); il pressante e fondato timore di essere il prossimo a venire licenziato in un contingente ed interminabile periodo di crisi. Ma non mancano nemmeno  i colpi di pistola ed i momenti catartici.
E se, in questo tourbillon di facce e di nomi che vengono comunque presto messi a fuoco, un personaggio che c'è entrato in simpatia, esce inaspettatamente di scena, non dobbiamo rattristarci più di tanto: tornerà probabilmente a farci divertire nel capitolo successivo, perché in questo libro anche la lineare scansione temporale è poco più che una voce di corridoio.
Unica pecca lo scontatissimo finale, che però non toglie nulla allo spasso di cui nel frattempo i lettori hanno certamente goduto.
Minchia, ho indubbiamente il dono della sintesi: dovrei propormi a qualche casa editrice per le note riassuntive sui risvolti di copertina...

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