Il giorno di Natale è appena trascorso, ma il caro buon vecchio Babbo Natale ha fatto giusto in tempo a portarmi un ultimo regalo: un nuovo blog e, soprattutto, un nuovo blogger da tenere d'occhio. Ecco Thrasùs ed il suo blog.
Chi mi conosce lo sa [oddio, sono mesi che sogno di postare questa frase: mi fa tanto sentire un'ex velina sopravvissuta all'Isola di Cayo Paloma...). Chi mi conosce lo sa: sono uno squallido romantico, onde ragion per cui, qui lo dico e qui lo nego, i blogger che compaiono nella mia lista, in qualche modo, possiedono tutti quanti un pezzetto del mio cuoricino. Chi un ventricolo, chi un tratto d'aorta...
E non è un caso se cito il cuore, mitologica sede delle umane passioni ed emozioni. Perché in questa notte fredda -non so da voi, ma stasera qui il vento ulula e la neve ha ripreso a cadere dopo giorni e giorni in cui la nebbia si alternava ad un timido sole- scoprire questo blog, scorrere a ritroso il filo dei pensieri di Thrasùs e leggere le sue splendide poesie, mi ha scaldato il cuore e catapultato indietro ai miei diciott'anni. Non solo mi ha emozionato da morire, ma mi ha ricordato che nessuno è solo, neppure quando vive la solitudine: nell'universo di menti e di cuori che popolano questo piccolo mondo, c'è sempre, da qualche parte, qualcuno che sta vivendo o che ha vissuto le nostre medesime emozioni, i nostri turbamenti, le stesse sofferenze e, perché no, la medesima gioia.
Thrasùs, dall'alto dei suoi diciott'anni (o giù di lì, suppongo) ha un gran bel dono: sa scrivere. Meglio, sa trasformare le emozioni in parole e le parole in immagini.
Lo confesso, questa è una dichiarazione d'amore. Per il suo blog e per le sue composizioni, s'intende. Ed in quanto vero amore, è cieco ed incondizionato.
Su una copertina di Vanity Fair di qualche anno fa su cui faceva bella posa Claudio Baglioni (che è la ragione per cui l'ho conservata ed ancora sotto mano -ecco che qui faccio ulteriore sfoggio della mia variegata formazione culturale), compare a lato anche una citazione di Fabrizio DeAndrè: "Fino a diciotto anni tutti scrivono poesie. Dopo, continuano a farlo solo due categorie di persone: i poeti ed i cretini". La trovo una verità assoluta: non per niente io ho smesso di scrivere poesie a vent'anni ed ho poi provveduto ad appiccare il fuoco a quelle sudate carte. Il giovane e timidissimo Thrasùs invece (io confido e spero) continuerà a scriverne a lungo: sarebbe un delitto se non lo facesse.
Perché tra i due, il cretino -siatene certi- non è mica lui.
2 commenti:
Grazie, Edgar. Considero questa segnalazione come un bellissimo regalo di Natale che mi hai fatto.
E che brividi a trovare nelle tue parole le stesse cose che avrei scritto io!
Gan, son felice (ed in verità non ne dubitavo) che in particolar modo tu condivida il mio entusiasmo.
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