Mi aspettavo una commedia leggera e forse un po’ scollacciata, mi sono invece imbattuto in una piccola perla cinematografica, dove ad ogni personaggio è stata assegnata una personalità a tutto tondo e dove ogni azione non si conclude con la risata che spontaneamente suscita, ma è ben inserita e finalizzata alla trama.
Le premesse del plot sono chiare fin da subito nel titolo italiano, che per una volta rende meglio dell’originale inglese Horrible Bosses: i tre protagonisti sono vessati dai rispettivi capi e, vista la crisi globale che l’economia ed il mondo dell'occupazione stanno attraversando, si convincono che l’unico modo per conquistare la felicità che si meritano sia sbarazzarsi dei tiranni oltrepassando il limite del lecito. Ed i tre capi sono davvero orribili, grazie alle interpretazioni caricaturali eppure credibilissime di tre stelle del cinema: Kevin Spacey, com’era già noto, è il cattivo perfetto; Jennifer Aniston è una ninfomane da manuale (non fosse stato altro che per lo spirito di rivalsa nei confronti di colleghe attrici più scafate come rovina-matrimoni); Colin Farrell, protagonista qualche annetto fa di un ben noto porno amatoriale, non fa altro che portare all’estremo i propri vizietti privati (perlomeno quelli che gli sono stati attribuiti in diversi momenti della sua vita), con l’apporto di un trucco e parrucco che lo rendono davvero repellente, impresa che di per sé varrebbe un Oscar per gli effetti speciali.
Ma se sono buone le prove dei tre volti noti, non posso definire men che perfette quelle dei tre veri protagonisti, i tre sottoposti abusati e stremati, interpretati da tre volti familiari al pubblico televisivo americano ma certo non delle star internazionali: Jason Sudeikis ha partecipato per anni come comico al Saturday Night Live, mentre Charlie Day è uno dei mattatori della sitcom politicamente molto scorretta C’è sempre il sole a Philadelphia accanto a Danny DeVito. Menzione speciale per Jason Bateman, star televisiva fin dagli anni Ottanta, quando recitò bambino ne La casa nella prateria e da adolescente nella serie La famiglia Hogan; attraversati da comparsa gli anni Novanta, è tornato in auge nel nuovo millennio come protagonista di un premiato telefilm (Ti presento i miei) che gli ha permesso di vincere anche il prestigioso Golden Globe.
L’interpretazione di Bateman è quella che ho maggiormente apprezzato: calamitanti occhi azzurri e sorriso piacione, Bateman si cala a meraviglia nei panni dell’uomo comune che, pur nella consapevolezza di trovarsi in situazioni via via sempre più grottesche, cerca di mantenersi lucido e dignitoso anche quando tutti gli altri perdono il controllo.
Davvero godibili i siparietti comici tra i tre amici, che spezzano con sapienza il ritmo quando si fa troppo incalzante e si dice che siano stati in larga parte improvvisati.
Tirando le somme, la compresenza di battute folgoranti e di una comicità più sottile, unita ad uno sviluppo della trama tutt’altro che scontato, fanno di Come ammazzare il capo... e vivere felici, per quel che mi riguarda, il miglior film di questa stagione.
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