Dicono di me che sono eccessivamente egoista ed egocentrico, e per tale ragione è ovvio che io sia solo (da intendersi come zitello). E me lo ha detto uno con cui condivido qualche caffè ed il tavolo in mensa, nient'altro. Non dovrebbe esserci motivo perché faccia tanto male. Tanto più che un testimone dell'evento sostiene che sbaglio ad essermela presa, che si trattava solo di una battuta senz'alcuna cattiveria, tutt'al più una malizia non voluta e pertanto veniale...
Lì per lì mi sono semplicemente zittito, incapace di replicare con la medesima veniale cattiveria. Poi ho ripreso tranquillamente la mia giornata, il mio lavoro, i miei colloqui. Solo quando è scesa la sera e tutte le voci attorno a me si sono smorzate, allora sono stato raggiunto dall'implacabile ronzio inviperito della mia coscienza, offesa a morte.
Solo una battuta? Davvero...?
Se io andassi da qualcuno che sta affrontando in quel momento la separazione e gli dicessi che porta sempre delle cravatte orribili e perciò la moglie fa bene a chiedere il divorzio, la mia sarebbe chiaramente una battuta, ma venir ripagato con un occhio nero, credo che sarebbe il minimo sindacale.
Non è che con l'alibi del paradosso deve essere lecito dire qualsiasi nefandezza. Certi argomenti personali dovrebbero essere trattati con i guanti di velluto.
Poi sarà che sono solo, sarà che un tantinello egocentrico mi ci sento, sarà che ogni tanto mi chiedo cosa c'è di sbagliato in me e perché non riesca a farmi amare... ma no, non riesco ad archiviare quella frase né a farmi una ragione dell'assenza di compassione del subumano che l'ha pronunciata.
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